Magica La Tène. Una storia archeologica che dura da secoli

Se storia e archeologia sono nelle vostre corde, una visita al Laténium non vi deluderà. E una mostra aperta sino a ottobre ci ricorda da dove veniamo

Di Marco Horat

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione

“È il più grande museo svizzero di archeologia con i suoi 3’000 oggetti esposti stabilmente su una superficie di 2’500 metri quadrati; ma nei magazzini ci sono più di mezzo milione di reperti che continuano ad aumentare grazie alle scoperte archeologiche e ai lasciti” (Marc-Antoine Kaeser).


I primi scavi.

Il Laténium è un grande e moderno edificio, situato all’interno di un parco con presenze archeologiche, a Hauterive sul lago di Neuchâtel, che raccoglie sotto lo stesso tetto anche sale per mostre temporanee, un laboratorio di restauro, la Facoltà di archeologia preistorica dell’Università e l’Ufficio cantonale di archeologia; un centro multifunzionale che spazia su 50mila anni di storia.
Il nucleo centrale del museo, di cui Marc-Antoine Kaeser è il direttore, si cristallizza attorno ai reperti emersi negli anni dalle acque del lago e del fiume Thielle, risalenti alla Seconda Età del Ferro, vale a dire gli ultimi secoli prima della nostra era. Costato svariati milioni, il museo neocastellano organizza da un ventennio mostre temporanee, che accompagnano la sezione espositiva fissa, e altre attività collaterali, con un coinvolgimento nel tempo di oltre mezzo milione di visitatori. Laténium è un neologismo creato per richiamare uno dei siti archeologici più illustri della Svizzera che dista pochi chilometri: La Tène.
“Le sfide che dobbiamo affrontare oggi – mi ha detto Kaeser in un’intervista – sono fondamentalmente due: continuare a coinvolgere un pubblico ampio, non solo di nicchia, utilizzando moderni strumenti museografici e di comunicazione; in secondo luogo razionalizzare i depositi per rendere sempre più fruibili le ampie collezioni conservate nei magazzini e far circolare gli oggetti. È vitale stabilire un legame profondo con la società civile, interagire con altri musei, le scuole, i teatri della Romandia, la stampa, come pure con l’economia in generale, perché l’archeologia, è stato dimostrato, può diventare un fattore trainante per lo sviluppo di un turismo di qualità. Questo lo facciamo anche grazie alle mostre temporanee e a iniziative culturali e ricreative aperte a tutti”.


Il direttore del museo Marc-Antoine Kaeser.

Il sito di La Tène

Ma perché questa piccola località di 5’000 abitanti è diventata un sito importante per tutta l’archeologia europea? Un eponimo, come si dice, per la cultura celtica relativa alla Seconda età del ferro in tutta Europa, da nord a sud, da est a ovest. È una lunga storia. Verso la metà dell’Ottocento la Svizzera archeologica era stata contaminata dalla ‘febbre delle palafitte’, dopo che erano stati individuati insediamenti umani antichi sulle sponde dei laghi, primo fra tutti quello di Zurigo; poi via via erano tornate alla luce altre testimonianze: suppellettili e oggetti della vita quotidiana relativi a popolazioni lacustri stanziate attorni ai laghi lungo un arco di tempo ampio.
‘La cultura di La Tène’ è letteralmente venuta a galla un bel mattino del novembre 1857 quando un pescatore di nome Hans Kopp, incaricato da un famoso collezionista di antichità biennese che ne apprezzava il talento esplorativo, scopre sul fondo del lago una serie di pali ancora in posizione verticale, chiaramente resti di un insediamento palafitticolo. Si sapeva che dove c’era stata una presenza umana, ci sarebbero state anche testimonianze materiali di vita quotidiana: ceramica, armi, suppellettili, gioielli, oggetti vari in legno, osso e bronzo unitamente a resti di ossa animali. Kopp ripesca a La Tène una messe di reperti che sono però in ferro, tra i quali quattordici spade e otto punte di lancia in ottimo stato di conservazione, merito del suolo umido e dell’acqua che ne hanno favorito il mantenimento. Una primizia in Europa che è l’inizio di un’avventura che, tra alti e bassi, non è ancora conclusa, e fa del sito neocastellano un punto di riferimento per la cultura gallica degli ultimi secoli del I millennio a.C.: La Tène diviene nel mondo scientifico internazionale un riferimento per classificare gli oggetti risalenti a quel periodo. Si conoscono oggi più di 4’500 reperti inventariati, sparsi in diversi musei, provenienti dal piccolo sito neocastellano. Da studi recenti emergerebbe come la grande quantità di armi trovate potrebbe essere riferita alla presenza di un monumento commemorativo. E questo è il capitolo successivo della storia.


Fibula ad arco ripiegato terminante a testa di drago; la staffa è decorata con cerchietti concentrici (La Tène antico, IV secolo a.C.).

INVITO ALLA LETTURA

‘La Tène, luogo di memoria. Alle origini dell’archeologia celtica’
È un ricco volume illustrato con fotografie e documenti d’epoca che accompagna la mostra temporanea attualmente aperta al Laténium (dal titolo Entre deux eaux) e vuole fare il punto sulle ricerche, le scoperte e le interpretazioni spesso discordanti che si sono confrontate dai tempi della scoperta. Lo ha curato Marc-Antoine Kaeser, con un omaggio iniziale ai colleghi recentemente scomparsi che avevano avviato, una quindicina di anni or sono, un ambizioso progetto collettivo di comparazione di dati, coinvolgendo le istituzioni che hanno in deposito oggetti provenienti da La Tène, in Svizzera, Germania e Francia: Gianna Resinelli Servais e Gilbert Kaenel in particolare gli artefici dell’iniziativa. Intitolato La Tène, lieu de mémoire. Aux origines de l’archéologie celtique traccia la vicenda storica della località lacustre nei suoi diversi aspetti: la scoperta, le ricerche, i dibattiti tra archeologi, terminando con alcuni risultati già emersi dal lavoro comune. Si può affermare, per fare un esempio in estrema sintesi, che il grande numero di armi trovato a La Tène non sia dovuto alla presenza di un santuario celtico teatro di cerimonie, sacrifici e armi deposte votivamente nelle acque della Thielle; ma visto il periodo di datazione circoscritto di queste armi, che si sia in presenza di un monumento commemorativo oggi andato perduto, forse di una grande battaglia, non necessariamente combattuta lì, sulle sponde del Lago di Neuchâtel. Le spade deformate, le lance, i gioielli e perfino i crani di giovani con tracce di ferimento, raccolti in un deposito per proteggerli dai saccheggiatori, apparterrebbero ai compagni d’arme di coloro che l’hanno costruito verso la seconda metà del III secolo a.C. come celebrazione per la morte eroica dei propri combattenti. Un monumento posto in prossimità di una via di passaggio frequentata, visti i molti ritrovamenti in loco di oggetti della vita civile, per ricordare un evento storico importante per la comunità. Non fosse che per questo, pare appropriato il titolo di “luogo di memoria” dato al libro su La Tène, appena pubblicato.

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