C’è più amor proprio che amore nella gelosia

Non è né il sinonimo né il contrario di “amore”. È solo una spinta irrazionale che distrugge i rapporti… E ti ritrovi col contrario di ciò che desideri

Di Giovanni Luise

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

“Come geloso, io soffro ben quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di essere geloso, perché temo che la mia gelosia possa ferire l’altro e perché mi lascio soggiogare da questa banalità”. Così sosteneva, intorno alla metà del Novecento, lo scrittore Roland Barthes lasciando ai posteri una delle più veritiere definizioni su questo strano e indomabile sentimento ma a cui oggi forse andrebbe aggiunta l’espressione “… e tutto questo solo perché sono un egoista”.

La gelosia sorge nel sopravvalutato uomo moderno quando in lui comincia a farsi largo l’ossessivo e compulsivo bisogno di conoscere… la verità. Su tutto. Sempre. Fino in fondo. A qualunque costo. Perché è sulla verità che l’essere umano tenderà poi a fondare i capisaldi della sua esistenza da cui deriveranno le indissolubili certezze della vita e a cui rimarrà disperatamente aggrappato perfino quando lo deluderanno e finirà per non crederci più. Consapevoli, quindi, di vivere in tempi in cui è necessario considerare la verità come fondamentale pre-requisito per la ricerca della felicità, abbiamo la tendenza a sviluppare il tormentato (e spesso a tratti comico) desiderio di dover scoprire ogni dettaglio… di qualsiasi cosa.

“È tutto mio! Anche tu”

Quest’irrefrenabile esigenza non nasce dall’encomiabile voglia di progredire o dalla nobile volontà di cercare di comprendere sempre meglio il meraviglioso pianeta che abbiamo il privilegio di abitare, bensì dall’ottusa pulsione di rivendicare un controllo generale che esercitiamo principalmente sul partner, finendo per sviluppare ciò che in Psicologia viene definita nevrosi da possesso. Caratteristica principale della gelosia è l’incertezza. Il geloso ha un insaziabile desiderio di sapere cosa sta succedendo e cosa sta facendo l’altra persona, anche se occorre distinguere tra il leggero fastidio percepito quando la dolce metà intreccia un intenso sguardo con uno sconosciuto, dall’incontrollabile e delirante ossessione da possesso mediante la quale si dubita di tutto ciò che l’altro racconta, finendo per applicare inesistenti dietrologie prive di logica se non per la nostra ottusa mente che quando si imbatte in un’emozione passionale raramente riesce a essere una buona consigliera.
Un famoso spot degli anni Novanta recitava: “Ma mi ami? Ma quanto mi ami?”. Mentre oggi, complice la fragilità delle coppie moderne, si vivono relazioni in cui prima di addormentarsi ci si domanda: “Ma mi tradisce? Ma quanto e con chi mi tradisce?”.


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Tendere al meglio

Il sentimento di gelosia percepito nei confronti dell’amato che diventa fonte di desiderio anche per altri e che può finire per ricambiarlo, è un atto puramente egoistico principalmente per due motivi. Prima di tutto perché il confine tra il sentimento della gelosia e quello dell’invidia è molto labile e il geloso finisce per essere anche invidioso della presunta vita segreta che immagina possa condurre il potenzialmente fedifrago partner; come infatti sosteneva Freud, “la gelosia è percepita come asfissiante perché l’altro è più libero di me, l’altro si diverte più di me, l’altro ha più vita di me”. E poi perché pretendiamo di essere gli unici protagonisti del nostro rapporto senza però impegnarci minimamente per essere i migliori non riuscendo proprio a comprendere che è solo quando cerchiamo di essere i migliori che, forse, possiamo essere gli unici nella relazione.

E adesso non ci penso più

La gelosia, quindi, più che il timore di perdere quello che si possiede rappresenta la paura che qualcun altro possa avere quello che abbiamo noi e, udite udite, che quella cosa venga goduta da un altro molto meglio di quanto ce la godiamo noi! Perché il geloso non è colui che teme di essere lasciato dalla persona amata, ma bensì colui che teme possa venire meno quel concetto di “esclusività affettiva” che vanta come suo esclusivo diritto acquisito e che vive come una sottrazione di un bene del tipo: “Ho visto un divano, mi è piaciuto, l’ho portato a casa, sta bene in salotto, ora non ci penso più ed è logico che solo io mi ci possa sedere sopra!”.
Il problema non è provare sentimenti o avere pensieri di pura gelosia, ma certamente lo diventa quando nascono asfissianti strategie di controllo e comportamenti ossessivi che possono sfociare anche in atteggiamenti violenti. Insomma, provare gelosia è un conto ma agire da gelosi è tutta un’altra cosa. E allora proviamoci, almeno per una volta, a non pensare sempre e solo al nostro amor proprio cercando di andare “oltre” la gelosia. In fondo, se ci riuscissimo, non sarebbe una bellissima manifestazione d’amore?

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