Natale in giallo. E per le feste un bel caso da risolvere…
‘Ero andato a trovare il mio vecchio amico Sherlock Holmes due giorni dopo Natale, con l’intenzione di fargli gli auguri per le festività…’
Di Fabrizio Quadranti
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Il binomio Natale-giallo a prima vista pare una bestemmia, poi a pensarci bene… Meglio però premettere un accordo sul significato di queste due parole. Il Natale è la festa per eccellenza del mondo occidentale, talmente potente che coinvolge anche i non credenti. Talmente ridondante, in collaborazione con la tredicesima (per chi ce l’ha, anche questa conquista sembra essere messa in discussione, povero mondo…), da assurgere a super data annuale per il commercio. Nella ricorrenza della nascita di un profugo (Gesù Bambino), in quella che oggi si direbbe ‘famiglia allargata’, qui da noi ci si abbuffa come se non ci fosse un domani, ci si scambiano doni e/o pensieri, ci si sente tutti più buoni. E pieni. Con la sospensione del tempo c’è la possibilità di curare un po’ di più gli affetti, i rapporti familiari, il tempo libero. Questo senza nulla togliere all’anima della festività, la religiosità del momento con i suoi riti e celebrazioni.
Il giallo, letterario o cinematografico non importa, deve il suo nome al colore della copertina di una pubblicazione settimanale di successo, venduta in edicola dal 1929: il “Giallo Mondadori“. Era ed è un poliziesco, una storia con un morto, un’indagine e una soluzione. Questo nome vige solo in Italia, non esiste il “jaune” in Francia, il “gelb” in Germania, l’”amarillo” in Spagna. Semmai è stato sostituito da un altro colore (il noir, la “negra”) e nel corso degli anni è stato arricchito da molte sotto-categorie (il thriller, il “legal”, l’hard boiled eccetera). Ma non divaghiamo e restiamo al giallo. Quello classico, almeno per i lettori di lingua italiana, non va confuso con il noir, sono due cose diverse. Il primo fonda il suo specifico su di un canonico schema: ordine-disordine-ordine. Si parte da una situazione di normalità, di quiete, e all’improvviso ecco la scossa che tutto rimette in discussione. Di solito è un morto: omicidio, suicidio, assassinio… E qui parte l’inchiesta o indagine, la ricerca del colpevole. Arriva in scena l’eroe, il poliziotto, l’investigatore privato oppure il giornalista, e la dinamica vera della storia si avvia: la situazione di “disordine” viene analizzata e rimossa, risolta. Alla fine, con la soluzione del caso, l’identificazione del cattivo, ecco il ritorno della normalità, con una quiete avvalorata: quella di partenza, con la sensazione del “passato pericolo”: il gran finale, o catarsi liberatoria. Una percezione che si sposa benissimo con la ricorrenza natalizia. Il sorriso soddisfatto di Poirot, quello beffardo di Sherlock Holmes: più riappacificatore di così…
Da Holmes a Camilleri
Sono davvero tanti i gialli ambientati in questa fatidica data, e i grandi nomi non mancano. Fra i tanti, citiamo: Natale tragico di Agatha Christie, Le avventure del carboncino azzurro di Arthur Conan Doyle, Il Natale di Maigret di Simenon, Un Natale diverso di John Grisham e, non da ultimo, La signora del lago di Chandler. Restando agli autori italiani, come non ricordare Per mano mia: il Natale del commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, del 2011. Il suo inizio, con le mani assassine che… stanno allestendo il presepe, resta da antologia. Una rottura devastante, che dice il necessario, anche un po’ meno, lasciando presagire il tutto. Un’intrigante modalità per irrompere nel giorno natalizio. Altra “moda” compiacente del momento è data dalle tante e forse troppe antologie di genere pubblicate in questo frangente. Sono facili strenne, non proprio tutte adeguate. Fra le tante, piace qui segnalare quella della casa editrice Sellerio di Palermo, la “casa” di Andrea Camilleri. Nel 2011, con Natale in giallo ha chiesto a sette dei suoi premiati autori un racconto inedito. Sette racconti ancora oggi godibilissimi, firmati da Francesco Recami, Alicia Gimenez Bartlett, Santo Piazzese, Gian Mauro Costa, Marco Malvaldi, Ben Pastor, Carlo Flamigni.
La famiglia porta male
Il giallo funziona però anche nella sua versione “noir”, ovvero quando non tutto finisce bene ma, al contrario, al lettore resta un’inquietudine data dall’irresolutezza, dal confine scomparso tra il bene e il male. Se non addirittura la loro fusione. Non è vero che tutto si può dividere drasticamente con una bipartizione netta, con i bravi da una parte e i cattivi dall’altra. Bene e male, ogni tanto si incontrano, confrontano e persino fondono tra di loro. Lo spietato assassino può anche lasciar trapelare schegge di un’umanità mai vista, mentre l’ineccepibile quanto insospettabile vicino di casa nel suo cono d’ombra si rivela feroce, al punto da trasformare il temibile saladino in un chierichetto. E la tanto festeggiata famiglia diventa luogo delle più efferate nefandezze. Nel suo romanzo d’esordio, Pierre Lemaitre (Il serpente maiuscolo, Mondadori, 2021) racconta di una vedova ultrasessantenne in sovrappeso che ammazza come un cecchino delle forze speciali. L’anima vera del noir è quella di Dürrenmatt con il suo capolavoro La promessa (recentemente ripubblicato da Adelphi). Che il giorno di Natale, magari abbruttiti dalla noia, in perfetta quiete ti arrivi addosso un noir di quelli che ti contorcono le budella… beh, ci sta. È salvifico. Induce a pensare ai meno fortunati, agli esclusi dalla festa con la sua luminosità. La deflagrazione del testo nell’impatto con il contesto è debordante, fors’anche necessaria. Lo si capisce ancora di più, il noir. E il Natale. Ne guadagna la coscienza.
Un colore “biblico”
Per concludere. Il Natale, inteso come festa religiosa, che ci azzecca con il “giallo”? Con una battuta si potrebbe rispondere che il legame fra questi due concetti è “vecchio come il mondo”. Basti ricordare che il primo giallo in assoluto arriva dalla notte dei tempi ed è sancito dalla Bibbia, quando nell’Antico Testamento si racconta di due fratelli e uno uccide l’altro. Poi ci sarebbe anche Il circolo di Dante, di Matthew Pearl, divertente e istruttiva inchiesta possibile solo ai lettori dell’Alighieri: l’assassino trova infatti ispirazione nelle pene e torture narrate nell’Inferno. La Sacra Bibbia e la Divina Commedia, chi l’avrebbe mai detto che il ticket “Natale-giallo” ci avrebbe portato lì… È decisamente un giallo.