Se tu sapessi chi era Cristoforo Colombo…

Di recente lo scopritore delle Americhe è stato al centro di molte polemiche. Eppure, su di lui c’è ancora molto da dire e da scoprire (nel bene, nel male)

Di Roberto Roveda

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

Cristoforo Colombo è stato il simbolo della conquista del Nuovo Mondo. Era l’emblema dell’intraprendenza spregiudicata con cui l’Europa e gli europei avevano saputo imporre la loro egemonia sul globo. Negli ultimi decenni l’immagine del navigatore genovese, invece, è stata rivisitata, criticata, attaccata per aver tradito, ridotto in schiavitù e sterminato gli indios che lo avevano accolto festosamente e pacificamente. Via i monumenti, via il suo nome da strade e piazze sono stati gli esiti di questa revisione storica che ha assunto a volte i tratti di una vera e propria demonizzazione. Inutile nascondersi che Colombo è una figura molto problematica e ambigua. Forse però è meglio capire, piuttosto che condannare a priori senza neppure aver conosciuto e studiato il personaggio.
Ecco qua almeno sette aspetti della vicenda di Colombo che vale la pena di investigare come fa Giulio Busi nel suo recente Cristoforo Colombo. Il marinaio dei segreti (Mondadori, 2020).

1. Attuale
Molti tratti della personalità del grande navigatore sono ancora attuali. Per esempio, per tutta la vita inseguì un grande progetto visionario e lo riuscì a realizzare perché mise da parte o almeno riuscì a superare la paura dell’ignoto. 

2. Vincente/perdente
Raggiunse i più grandi traguardi: scoprì il Nuovo Mondo, ne fu governatore. Ma allo stesso tempo incontrò enormi fallimenti. Non dimentichiamoci che da uno dei suoi viaggi tornò in catene per ordine dei sovrani di Spagna. E quelle catene le volle conservare in camera da letto come memoria perenne della “riconoscenza” dei reali spagnoli.

3. Marinaio
Colombo dava il meglio di sé stesso quando era in mare. Sulla sua nave non sbagliava praticamente mai un colpo. A terra, invece, era più fragile, vulnerabile e commetteva errori anche tragici. Come marinaio invece era straordinario, quasi insuperabile e ancora oggi non sappiamo esattamente da dove venissero tutte le sue conoscenze.

4. Pirata
Quasi certamente sì. In una lettera studiata da Giulio Busi si parla di un assalto a una nave nel Mediterraneo, un assalto che ci spiega meglio chi sia stato veramente Colombo prima di scoprire il Nuovo Mondo. Cosa non facile perché nelle fasi successive della sua vita il navigatore genovese cercò di non dare grande risalto al suo periodo piratesco.

5. Rinascimentale 
Colombo era un uomo del Rinascimento, era estremamente curioso, aveva una vasta cultura anche se era totalmente autodidatta. Conosceva la calligrafia, la cartografia, la Bibbia, aveva una certa familiarità con il latino e parlava le lingue del Mediterraneo.

6. Mercante/ammiraglio
Colombo proveniva da una famiglia probabilmente umile e riuscì a fare un salto sociale incredibile. Nacque lanaiolo e morì ammiraglio. Era l’espressione di un’epoca in cui un mercante genovese poteva comandare una squadra navale della corona di Spagna e condurla ad attraversare l’oceano percorrendo una rotta sconosciuta.

7. Genovese?
Spagnolo, ebreo, portoghese…in molti hanno avanzato l’ipotesi che non fosse genovese. Le fonti, comprese quelle che gli erano ostili, lo consideravano un genovese e quindi un italiano. Una volta partito da Genova da giovane, però, non vi farà più ritorno perché per la sua avventura aveva bisogno di risorse che l’Italia del Quattrocento, divisa in piccoli Stati, non gli poteva dare.

IN UN LIBRO LA STORIA DI COLOMBO

Ma chi era allora veramente Colombo? Un grande navigatore, un colonialista ante litteram, entrambe le cose? Giulio Busi, direttore dell’Istituto di giudaistica alla Freie Universität di Berlino, nel suo Cristoforo Colombo. Il marinaio dei segreti ci dimostra come non bastino un paio di definizioni in contrasto tra loro per definire il genovese. Con Busi scopriamo un eroe romantico, capace di superare ogni avversità e dotato di enorme fascino personale. Soprattutto Colombo era un uomo immerso nelle dinamiche del suo tempo, fatto di passioni, coraggio, ma anche tradimento, violenza, sopraffazione. E in questo senso come non ricordare che “egli portò centinaia di schiavi in Europa (600 nella seconda spedizione) e moltissimi ne fece nelle Americhe, incurante che morissero a migliaia tenuti in condizioni tanto orrende che cento di essi arrivarono a suicidarsi collettivamente. Infliggeva ai disobbedienti amputazioni di braccia, orecchie o nasi. Mai intervenne poi in difesa dei nativi vessati in ogni sadica maniera dalla sua orda che arrivò a dar da mangiare carne umana ai cani”, come ricordava lo scrittore e fumettista Jacopo Fo in un contributo apparso ne Il Fatto Quotidiano (ottobre 2017).

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