I “fiati” e i respiri di Giulia Genini
Un amore nato alle Elementari e che deve aver fatto felici i suoi, visto che a casa non faceva che soffiare e soffiare. Poi le cose si sono fatte serie…
Di Gino Driussi
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Nata a Lugano il 19 giugno 1985, dopo le scuole dell’obbligo inizia lo studio del flauto dolce al Conservatorio di Lugano, poi alla Schola Cantorum di Basilea, concluso nel 2008 col diploma di concertista e insegnante specializzata in musica antica. Nel 2010, sempre nella città renana, ottiene il Master in Esecuzione storica specializzata in fagotto e dulciana. Nel 2009 ha fondato “Concerto Scirocco” – specializzato in musica rinascimentale e seicentesca –, di cui è direttrice artistica, ruolo che svolge anche nell’ambito del Festival CaronAntica. È responsabile della formazione al Conservatorio di Lugano. Insegna fagotto barocco alla Haute école de Musique di Ginevra e al Conservatorio Statale Bruno Maderna di Cesena. È inoltre fagottista fissa nell’ensemble “I Barocchisti”, diretto da Diego Fasolis. Vive a Carona con il marito Luca Bandini, contrabbassista.
“Da bambina, ho scoperto per forza di cose alla scuola elementare il flauto dolce – perché era una materia obbligatoria – e ho subito capito di avere una grande facilità con questo strumento, che ho adorato da subito, per cui sin da piccolina lo suonavo come una pazza in casa, ovunque”. È così – mi racconta Giulia Genini, che incontro al Conservatorio della Svizzera italiana – che è nata la sua passione, che percepisco benissimo nei suoi occhi quando me ne parla, per uno strumento che sarebbe diventato, insieme con il fagotto, l’”attrezzo” imprescindibile per la sua professione.
“Quando, dopo il liceo, si trattava di decidere cosa fare nella vita, non ho avuto esitazioni. Ho fatto il corso pre-professionale al Conservatorio di Lugano ed è stato per me molto naturale provare a studiare questo strumento da professionista. Il flauto dolce è particolare: se si vogliono intraprendere degli studi professionali con questo strumento, si deve andare per forza in un contesto che se ne occupi a tutto tondo, quello della musica antica, e in questo caso la migliore destinazione è sicuramente Basilea, che ha un Conservatorio di grande prestigio. Dunque nel 2004 sono andata lì e ho incominciato a studiare flauto dolce nella classe di Conrad Steinmann. Parallelamente, però, siccome avevo voglia di trovare più facilmente uno sbocco verso l’orchestra, ecco che mi sono avvicinata anche al fagotto barocco. Me ne sono appassionata e ho intrapreso parallelamente gli studi con questo strumento, ciò che mi ha portato a ottenere un doppio diploma e a essere quella polistrumentista che sono oggi”.
© Alejandro Gomez Lozano Photography
13 anni a Basilea
Dopo il diploma, Giulia Genini decide di restare nella città renana. “In tutto, vi sono rimasta quasi 13 anni. Per una musicista come me che si occupa del repertorio antico, è difficile lasciare Basilea, perché le possibilità che ci sono lì sono incredibili, dalla concentrazione di professori a una ricchissima biblioteca che offre tutto quello che si desidera. Senza contare gli ensemble professionali o semi-professionali di altissimo livello. A Basilea ho lavorato e ho insegnato flauto dolce in diverse scuole di musica. A un certo punto, però, eravamo 35 fagottisti barocchi e qualcuno se ne doveva andare… per cui nel 2017 decisi di tornare in Ticino, anche per riavvicinarmi alla mia famiglia”. La musica antica e il barocco classico che suona la mia interlocutrice si può dire siano di nicchia, un po’ per specialisti, per cui mi interessa sapere che cosa l’affascina in particolare in questo ambito. “Direi l’immediatezza del suo repertorio. Soprattutto quello del Seicento, periodo del primo Barocco, mi appassiona molto, perché parla proprio degli affetti. La musica è utilizzata come un mezzo per arrivare velocemente a colpire quelle corde interiori che commuovono l’ascoltatore. Inoltre, nel barocco mi attirano anche il senso del ritmo, la vitalità, il colore, la freschezza che vi si riscontrano, soprattutto quando questa musica viene eseguita con gli strumenti originali, come nel mio caso”.
© Alejandro Gomez Lozano Photography
La musica alla porta di casa
Durante la pandemia, le sale da concerto sono rimaste chiuse, poi è stato ed è talvolta anche tuttora difficile tornare a riempirle, riabituare il pubblico a frequentarle. “Questo è un problema, che riguarda un po’ tutta la musica classica. Io penso – ed è quello che cerco di fare per esempio con il mio ensemble internazionale “Concerto Scirocco” e anche con la rassegna CaronAntica – che si debba portare la musica “alla porta di casa”, offrirla a quelle persone che normalmente non andrebbero a un concerto sinfonico, cioè in contesti più vicini a esse, come per esempio le piccole piazze, e dalla durata relativamente breve. E a questo proposito, devo dire che ho avuto dei riscontri molto positivi, talvolta anche da parte di un pubblico giovane”.
© Alejandro Gomez Lozano Photography
Un lavoro e un hobby
Giulia Genini ha un’attività concertistica e di insegnamento molto intensa, per cui le chiedo se le piacciano anche altri generi musicali e se abbia il tempo per coltivare qualche hobby. “Ho la fortuna che quello che faccio è nel contempo il mio lavoro e il mio hobby, per cui sono talmente immersa nel mio mondo che faccio fatica a distaccarmene. Quando posso, mi piace comunque ascoltare, per esempio, musica irlandese, leggere o passeggiare per i boschi di Carona o nelle nostre belle montagne, talvolta anche andare al mare”. La prossima occasione di vedere Giulia Genini all’opera in Ticino sarà il 26 novembre nella Cattedrale di Lugano, dove, nell’ambito di CaronAntica, con il “Concerto Scirocco”, l’ensemble vocale “Voces Suaves” e il coro “Clairière” del Conservatorio di Lugano, eseguirà il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi, una composizione dell’inizio del XVII secolo. “Si tratta indubbiamente di uno dei monumenti della storia della musica, di una bellezza incontrastata e una cattedrale è sicuramente il luogo ideale per eseguirlo, per cui siamo veramente molto felici di questa opportunità. Praticamente, con questo capolavoro Monteverdi ha segnato l’inizio di tutte quelle grandi opere sacre poi riprese da Bach e da molti altri compositori”. Un appuntamento, quindi, da non mancare.