Senti chi fischia! È la marmotta

È il più grande roditore della zona alpina. Predilige valli e pascoli con detriti di rocce. E non vede l’ora di andare in letargo, clima permettendo…

Di Chiara Piccaluga

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Vive in una tana con diverse stanze collegate da numerose gallerie sotterranee; le tane estive sono poco profonde e con molte uscite, quelle invernali sono invece costruite più scrupolosamente: hanno una galleria d’accesso che può essere lunga anche diversi metri e conduce a una grande camera che viene imbottita di erba secca, dove la marmotta vivrà nel periodo del letargo. Le tane sono situate in luoghi asciutti, nel terreno solido, su collinette, pendii erbosi, sotto macigni e nelle praterie. Vivono in famiglie e occupano territori ben definiti che possono avere un’estensione anche di 2-3 ettari. La coppia di genitori resta unita per diversi anni
e divide la tana con i piccoli appena nati e i giovani di 2 o 3 anni che, una volta raggiunta la maturità sessuale, abbandoneranno la famiglia.


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Pugni, guardia e fuggi-fuggi

Successivamente al risveglio dal letargo, che avviene all’incirca ad aprile, inizia il periodo degli amori. Dopo un periodo di gestazione di 33-34 giorni (che avviene ogni 2 anni), verso la metà di maggio la femmina partorisce da 2 a 7 piccoli che pesano circa 30 grammi l’uno e sono nudi e ciechi. Crescono però molto velocemente e a luglio escono già dalla tana e cominciano a nutrirsi di piante decuplicando il loro peso in poco tempo. Tra le abitudini della marmotta è facile osservare la pratica del “pugilato”: tra loro si azzuffano con accanimento e mostrano i denti, anche se poi tutto si conclude con squillanti fischi d’allegria e capriole al sole. C’è un’altra peculiarità importante per le marmotte: mentre alcune giocano, le sentinelle stanno all’erta per prevenire gli attacchi dei predatori. Il turno di guardia è obbligatorio ed è il solo dovere imposto dal loro sistema sociale. Durante il periodo del letargo, la cui durata può variare a dipendenza della rigidità del clima, la marmotta deve modificare alcune sue funzioni: innanzitutto
c’è un rallentamento della respirazione (3-4 respiri al minuto) e dei battiti cardiaci, nonché una diminuzione della temperatura corporea (10-11°C). In autunno la marmotta accumula una notevole quantità di grasso che consumerà a partire da ottobre quando cadrà in un sonno profondo e apparirà notevolmente dimagrita all’inizio della primavera poiché avrà perso circa il 40-50% del suo peso.


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Ottimi scavatori

La marmotta è vegetariana, ama in modo particolare le erbe aromatiche e si nutre inoltre di graminacee, germogli, radici, fiori, frutta e bulbi. Può capitare che occasionalmente si cibi anche di insetti, vermi e altri piccoli animali. Non beve perché il suo fabbisogno d’acqua viene soddisfatto dai succhi delle piante e dalla rugiada. Morfologicamente le marmotte hanno un corpo compatto con testa larga, zampe corte e forti per sostenere un peso che raggiunge i 6 kg prima del letargo. Le zampe sono particolarmente sviluppate e presentano 4 dita quelle anteriori e 5 dita quelle posteriori, inoltre sono dotate di lunghe e forti unghie atte allo scavo. La coda è corta e termina con un ciuffo nero che rende ben visibili i loro movimenti quando sono agitate a causa di un pericolo o all’incontro di un consimile. La pelliccia è folta e ruvida di color grigio-bruno.


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Fischi e riproduzione

Nell’ottica della difesa nella marmotta sono ben sviluppati i sensi e le strategie di comunicazione. Presenta soprattutto un ottimo udito ma anche una buona vista e un buon olfatto, ma la sua caratteristica più marcata è il suo linguaggio fatto di fischi. In realtà è errato parlare di fischi perché è un suono che emette con la gola e non con le labbra, sarebbe più corretto quindi parlare di “grida della marmotta”. Il tasso di riproduzione delle marmotte è assai debole anche se per fortuna viene compensato da una lunghezza della vita media molto alta (anche 18 anni). Tuttavia per evitare di scendere al di sotto della soglia minima di esemplari, in Ticino si sono fatti censimenti regolari a patire dal 1988, mentre i dati sulla consistenza effettiva e i conteggi delle marmotte sul resto dell’arco alpino sono molto rari. In base ai dati relativi ai censimenti si decide la durata del periodo di caccia; per esempio per quest’anno non vige il divieto assoluto ma la caccia è stata aperta durante tre giorni (uno in più dell’anno scorso) nella prima settimana di settembre, con due capi per cacciatore.


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A sud delle Alpi

In Ticino la marmotta vive soprattutto tra i 1’500 e i 2’500 m s.l.m; il limite sud della sua presenza si situa lungo la catena del Gazzirola – Monte Bar – Caval Drossa fino al Monte Bigorio. Più a est il limite di distribuzione segue i versanti meridionali della Cima dell’Uomo del Madone e del Pilone. La mortalità dipende da molti fattori: le condizioni meteorologiche, le condizioni di svernamento nelle tane eccetera, nonché dai suoi predatori. Oltre all’uomo la marmotta ha due nemici principali: l’aquila reale e la volpe. L’aquila caccia all’aspetto o rasentando in volo i fianchi delle montagne, la volpe caccia anche lei all’aspetto o avvicinandosi alla presa strisciando. Spesso si sopravvaluta l’effetto di questi predatori, entrambi hanno uno spettro alimentare molto ampio e perciò il loro prelievo di marmotte non risulta troppo incisivo o determinante per un possibile rischio di estinzione. Inoltre bisogna dire che la marmotta ha anche sviluppato parecchi meccanismi di difesa come per esempio le tane ben nascoste con numerosi cunicoli di fuga, il colore mimetico della pelliccia, i sensi ben sviluppati, la vita di gruppo e la particolare strategia di comunicazione per mezzo dei “fischi”. Questo curioso e attento roditore è quindi in grado di cavarsela con le proprie risorse anche se un aiuto da parte dell’uomo è sicuramente importante soprattutto mantenendo un atteggiamento rispettoso del suo habitat.

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