Musica per adulti. Genitore avvisato, ragazzi salvati?

Sesso, droghe, alcool, occultismo, morte, violenze. Il mondo delle arti ne è pieno, e la musica pop e rock li cavalca da sempre. Poi 37 anni fa…

Di Beppe Donadio

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Questa è la storia delle “Mogli di Washington”, quattro consorti (o ex) di alte cariche del governo americano che in piena era di videoclip denunciarono i presunti effetti nefasti di certa musica rock sull’infanzia d’America. Era il 1985 di “Live Aid”, quando la graziosa Tipper Gore – moglie del più noto Al – fondava il Parents Music Resource Center (Centro d’Informazione Musicale per Genitori). Scandalizzata dal contenuto erotico dei brani di Madonna, Mrs Gore cercò di sensibilizzare la RIAA (i discografici d’America) sull’opportunità di dotare la musica di un sistema di valutazione simile a quello cinematografico.


Tipper Gore, moglie di Al e “attenta” lettrice di testi provocatori…

A detta della signora Gore e delle amiche, andavano arginati certi sottoprodotti musicali, definiti ‘Porn-Rock’. Per avvalorare la tesi, il comitato si spinse sino alla compilazione della Filthy Fifteen (più o meno, “Le Sporche Quindici”), la classifica dei quindici brani più dannosi, divisi per categorie: in quella “Sex” (riferimenti sessuali espliciti) venivano bandite reginette del pop come Sheena Easton e la sua ‘Sugar Walls’ (muri di zucchero; a detta del Comitato, un riferimento alle pareti interne dell’organo sessuale femminile), o le Mary Jane Girls, che ‘In My House’ annunciavano che in casa loro i ragazzi se la sarebbero spassata. Bandita Madonna per ‘Dress you up’ (‘Ti vestirò’), “l’esempio più fulgido di cultura popolare immorale” (parole della Gore), bandita pure Cyndi Lauper per ‘She bop’ (più o meno, ‘Lei si tocca’), inno di liberazione sessuale colmo di allusioni (Lauper, coerente, rincarò la dose anni dopo, rivelando di averla incisa completamente nuda). ‘She bop’, per la precisione, rientrava nella categoria ‘Sex/masturbation’ insieme a ‘Darling Nikki’ di Prince, dall’album Purple Rain (e, sempre per la precisione, Prince, già in classifica quale autore di ‘Sugar Walls’, della Filthy Fifteen era al n.1).

Tra bestie e infanti diabolici

Alle “Mogli di Washington”, è bene dirlo, vanno concesse attenuanti per cose come ‘Animal (Fuck Like a Beast)’ dei W.A.S.P., la cui traduzione edulcorata è ‘Animale (Fai all’amore come una bestia)’, contenuto così esplicito che il suo autore, colto più tardi da pentimento, la disconoscerà per sempre. O come ‘Eat me alive’ dei Judas Priest (‘Mangiami vivo’, esplicitazione di un rapporto orale), e la non popolarissima ‘Strap On Robbie Baby’ della non popolarissima Vanity (l’attuale popolarità del termine ‘strap-on’ può spiegare la controversia). Nella categoria “Istigazione all’uso di droga e alcol”, con ‘Trashed’ (‘Sfatto’) c’erano pure i Black Sabbath, quelli del demone-bebè sulla copertina del relativo Lp (Born Again), immagine oltraggiosa di suo. Tornando alla categoria “Sex”, per finire, un posto anche per gli AC/DC di ‘Let me put my love into you’ (‘Lasciami mettere il mio amore dentro di te’), un classico dei doppi sensi per gli australiani di ‘Back in Black’, già accusati di satanismo (categoria musicale tutta a sé, fatta di messaggi subliminali e dischi ascoltati all’incontrario).

A colpi di Zappa

Invitato a deporre quale parte in causa, e appellandosi al Primo Emendamento, il Rock si presentò davanti al Congresso sotto forma di Frank Zappa, che in nome della libertà di espressione definì l’iniziativa della Gore “una cura per la forfora tramite decapitazione”. Si mosse anche il pacifico John Denver – i cui testi non avevano mai incluso nemmeno un ‘porca miseria’ – per spiegare come la sua ‘Rocky Mountains High’ non fosse un’esortazione allo sballo: complice l’isterismo di massa, qualcuno volle vederci del torbido (“high”, in alcune accezioni, può significare sballo, fatto), tanto che le puritane radio del country boicottarono la canzone.
Anni dopo, per convenienza, Tipper Gore si rimangiò le accuse di connivenza tra musica e droghe coinvolgendo i non proprio salutisti Grateful Dead nella campagna elettorale del marito. La sua associazione contro i parolieri osceni, oggi, non c’è più, ma ne è rimasta l’etichetta (“Parental Advisory’, si veda più in basso), una disponibilità (non una legge) strappata alle major discografiche ad applicare volontariamente la dicitura ove opportuno, invito raccolto più per l’incremento di vendite dato dalla presenza dell’adesivo che per un’improvvisa redenzione morale. Quanto alla Sporca Quindicina, ascoltata oggi al cospetto dell’odierna Miley Cyrus e del suo sexy shop itinerante, la compilation delle Mogli di Washington sembra avere la stessa oscenità di un canto gregoriano.

RICARDO RAMIREZ E GLI AC/DC

Richard Ramirez (1960–2013) è stato un serial killer statunitense; soprannominato ‘Night Stalker’ (il cacciatore della notte), uccise almeno 13 persone. Nel marzo del 1985, dopo l’ennesimo atto di sangue, lasciò dietro di sé un cappellino col logo degli AC/DC. Un amico d’infanzia dichiarò che l’omicida era da sempre un fan della band, il che portò un sacco di grane al gruppo. I media, infatti, ci andarono a nozze, inventandosi un nomignolo proprio ispirandosi al brano ‘Night Prowler’ (incluso nell’inossidabile album Highway to Hell del 1979). Fu lo stesso Ramirez a ricordare che in verità la canzone “parla di quelle cose che si fanno da ragazzi, come intrufolarsi nella camera della propria fidanzata mentre i suoi genitori dormono”. Altro che Anti-Cristo (AC) contro Dopo-Cristo (DC)…

Nota della redazione: questo articolo, apparso per la prima volta su ‘laRegione’, risale al lontanissimo 2015. Achille Lauro non si era ancora battezzato in diretta tv, l’autotune non si era ancora evoluto a morbo, a Sanremo Giovani vinceva Giovanni Caccamo con la rassicurante ‘Ritornerò da te’ (“Parlami di te, come non fossi mai stato lontano / E tornerò da te, con questo cielo in mano!” – sic, col punto esclamativo). Però Matteo Salvini già citava De André e Fabri Fibra già diceva le parolacce (è un eufemismo).

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