Tragedia in 5’000 battute (a vostro uso e consumo)

Come parlano i giornalisti? Con gli stessi stereotipi con cui scrivono, come dimostra l’illuminante dialogo tra due note penne della stampa locale

Di Valerio Rosa

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Come scrivono i giornalisti? Pigramente. Secondo Fruttero & Lucentini si farebbero aiutare da una diabolica zia occulta, depositaria di un micidiale armamentario retorico di luoghi comuni, utili per risparmiarsi la fatica di pensare e per illudersi di essere al passo coi tempi. E quando parlano e pure peggio…

Personaggi: un giornalista; un altro giornalista

Ambientazione: la scena si svolge ai giorni nostri, nell’incantevole scenario e nella splendida cornice di un locale affacciato su una centralissima piazza. L’atmosfera è rarefatta e impalpabile…

Dialogo (atto unico):
– Che implacabile ondata di caldo!
– Puoi dirlo forte! La colonnina di mercurio segna 30 gradi…

– D’altronde, non ci sono più le mezze stagioni.
– Assolutamente no!

– Non vorrei spezzare una lancia in favore del maltempo, che peraltro causa ingenti danni, nella colpevole indifferenza delle istituzioni, ma quando siamo stretti nella morsa del gelo è tutta un’altra cosa.
– Come tu mi insegni, non si è mai contenti. Troppo benessere ci ha fatto male, e ora ne paghiamo le conseguenze. E comunque, per restare in tema, tu avresti le carte in regola per sollevare un polverone mediatico, lanciare un appello e risvegliare le coscienze! Anzi, con le tue fervide e geniali idee potresti scendere in campo per smuovere le acque.

– Io, nel teatrino della politica? Ma ci vuole pelo sullo stomaco! Con la mia schiena dritta provocherei una bufera nella maggioranza! Cadrei vittima del fuoco amico! Farebbero quadrato contro di me! Una miscela esplosiva che mi metterebbe in ginocchio…
– Non si sa mai: in questi casi il condizionale è d’obbligo, ma secondo gli esperti del settore se facessi il grande passo godresti di un consenso bipartisan.

– Apprezzo le tue parole, dettate da sincera amicizia, ma se mi chiedessero di immolarmi alla causa, opporrei un netto rifiuto.
– Non vorresti cogliere l’occasione di dare un segnale forte, impegnandoti per il bene comune? Sarebbe una svolta radicale – ti dirò di più: un’autentica scelta di vita –, ma per onestà intellettuale devo confessarti che non amo ritrovarmi nell’occhio del ciclone. E poi non capisco questa euforia contagiosa per il nuovo che avanza: dopo l’ultima tornata elettorale, che ha portato alla ribalta tante facce nuove, ogni giorno infuria una polemica che l’uomo della strada non capisce. I signori della casta dovrebbero abbassare i toni. Fingono di non saperlo, ma sul loro operato pende la spada di Damocle di una ferma condanna da parte della società civile. So di toccare un nervo scoperto e di mettere il dito nella piaga, ma me ne assumo la responsabilità.

– È vero! In ogni seduta si consuma uno scontro epocale, che culmina in un’indegna gazzarra. Davvero uno spettacolo raccapricciante. Ma se provi a sondare il terreno con i diretti interessati, bocche cucite! Da osservatore imparziale, auspico un’apertura a tutto campo alle esigenze della collettività e una verifica a trecentosessanta gradi. Lo chiedono gli addetti ai lavori, da cui giungono severi moniti e accorati appelli a superare le divergenze, ma anche tanta gente comune.
– Devo darti atto di avere colto il nocciolo della questione, ma tanto qui è tutto un magna magna… A ogni modo, voltiamo decisamente pagina. Ragguagliami sulle tue vicende sentimentali.

– Come ben sai, il mio matrimonio attraversa una fase interlocutoria. Dopo giorni di silenzio assordante, ci siamo seduti intorno a un tavolo per superare le reciproche incomprensioni. Il problema naturalmente è a monte, ma dopo il recente faccia a faccia si registra un cauto ottimismo. Certo, lei pone troppi paletti, mi sottopone a una raffica di accuse, rincara la dose col chiaro intento di rimestare le acque. In quei momenti di tensione volano gli stracci. Mia moglie ha una personalità complessa e non ti nascondo che in più di un’occasione la sua lingua biforcuta mi stava spingendo a tagliare la corda.
– Non credo alle mie orecchie! Ma alla fine per fortuna l’amore trionfa sempre…

– È ancora presto per esultare. Per ora ho preso una sofferta decisione: tolleranza zero sulle future intemperanze. E questo è quanto. Ma dimmi piuttosto delle tue imprese sportive. Giochi ancora?
– Puoi scommetterci! Alla mia veneranda età, non ho ancora intenzione di mollare l’osso! Proprio ieri sera ho disputato un vivace e assai combattuto incontro di calcio, in cui mi sono segnalato per impegno e fervore agonistico.

– E, dimmi, hai inscritto il tuo nome nel tabellino dei marcatori?
– Come sempre!

– Racconta, dai…
– La partita si trascinava stancamente verso un pareggio a reti inviolate, quando al quarantunesimo del secondo tempo, sfuggendo alla marcatura del coriaceo e arcigno Erroi, mi involavo verso l’area avversaria e, ricevuta la sfera di cuoio dall’accorrente Donadio, lasciavo partire di destro una secca staffilata che si insaccava all’incrocio dei pali. Niente da fare per l’incolpevole Fornasier. Nei minuti di recupero la compagine avversaria, praticando un gioco maschio, esasperava il forcing alla ricerca del meritato pareggio, ma i concitati assalti si spegnevano sulla linea di fondo.

– Nel calcio, si sa, può succedere di tutto. State dunque risalendo la classifica?
– Abbiamo navigato in cattive acque, ma il peggio è passato: siamo fuori pericolo e procediamo a vele spiegate verso i quartieri alti della classifica! (il volto del giornalista è scosso da tremori e sussulti, gli occhi spuntano dalle orbite, le guance si coprono improvvisamente di peli). D’ora in poi, per noi saranno tutte finali! (il giornalista, come Nanni Moretti nella scena finale di “Sogni d’oro”, si è ormai trasformato in un lupo mannaro; gli è anche spuntata la coda) Il cerchio… si stringeeeeeeeee!!! (fugge via ululando).

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