Seminare civiltà per raccogliere rispetto

Le buone idee sono come le piante: se non le coltivi non danno frutti. Ma serve tempo e un buon terreno

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato settimanale de laRegione

Un valligiano balzano di altri tempi, in vena di scommesse, ammucchiò la terra in mezzo al paese. Nel mucchio sotterrò una castagna. Contro i paesani beffardi, con la Torre Pedrini a far da testimone severo, dichiarò che sarebbe germogliata in primavera. Eccolo oggi, pluricentenario complice dei miei sogni, buttar fuori pianticelle attorno al piede sul mucchio per invecchiarlo e mimetizzarlo poco a poco. Sicché un giorno crederete a questa mia storia…” (da Alberi, di Ely Riva e Lauro Tognola, STAN, 1990).
Chironico, Valle Leventina. In una foto in bianco e nero, di quelle che non sai né datare né smettere di guardare, un maestoso castagno sborda dalla pagina e copre quasi tutto quello che gli sta attorno. La scommessa del montanaro è vinta, perché (a volte) se uno ci crede certe cose succedono pure. In barba a chi pontifica, deride e giudica, convinto di avere i dogmi e la verità in tasca. Parafrasando Tiziano Terzani, mentre si racconta nel suo giardino di Orsigna: se manca il rispetto per le piante, che non ci hanno fatto nulla di male, come pensiamo di poter avere rispetto della gente che incontreremo lungo la strada? Forse è per questo che oggi gli alberi si tagliano e raramente si piantano: è solo il segno dei tempi.

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