Il Capodanno, la Stube e i balli di gruppo
“Dai fior‘ dai fior′ dai fiordi della Norvegia, è sce′ è sce’ è scesa la vichinga. Cerca’, cerca’, cercava un po′ di sole e invece ha trovato l’amor”
Di Laura (la Ficcanaso)
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato settimanale de laRegione
I Capodanni che ricordo con maggiore entusiasmo sono quelli della mia infanzia da cinepanettone anni Ottanta, quando si partiva il 26 con ancora la tavola apparecchiata dei bagordi coi parenti, le cartelle piene di compiti che avremmo fatto non si sa quando e gli sci attaccati sul tetto della macchina (no, non eravamo gente che affittava: erano gli anni gloriosi e lontanissimi in cui ancora si dava un valore alla proprietà privata e non allo sharing). Erano gli anni dello skipass con la foto, attaccato alla giacca a vento con un aggeggio con terminale elastico che rischiavi regolarmente di tirarti in faccia al momento dell’ingresso nella seggiovia. Non so come siamo finiti a essere famiglie che vanno in ferie a mezze giornate, il 24 pomeriggio per finire i regali, il 26 mattina per sistemare la casa. I miei genitori chiudevano i battenti il 23 e di tutto si riparlava dopo il 6 gennaio. In mezzo, solo parenti e vacanze sulla neve. Ovviamente in comitiva con almeno 4-5 famiglie con figli di tutte le età che colonizzavano un albergo sperduto sui monti.
In quel contesto in cui tutto era nostro, il Capodanno era una giornata di sci matto e disperatissimo con rientro in albergo leggermente anticipato per i riti in preparazione alla serata. Il nostro piano si trasformava in un salone di bellezza e con spazzola e asciugacapelli le madri si facevano la messa in piega a vicenda. Il cenone compreso nel prezzo non ti lasciava tregua, ma per noi bambini la cosa più bella era la serata danzante nella Stube dell’albergo. Tra “Siamo i Watussi” e “Dai fiordi della Norvegia” dei Flippers imparavamo la gioia dei balli di gruppo e osservavamo con incredulità fratelli e cugini adolescenti che non ballavano e stavano tutto il tempo a chiacchierare: l’anno dopo avrebbero insistito per fare Capodanno a casa con gli amici di scuola e noi bambini avremmo ricominciato a seguire i genitori in cene interminabili e prive di balli.
Quando abbiamo smesso di essere bambini abbiamo iniziato a snobbare il Capodanno, proponendo serate alternative in casa, arrivando persino a sposare gente che ci seguisse nella nostra mezzanotte in viaggio in autostrada. Il problema è che adesso i bambini hanno l’età che avevamo noi allora e quella voglia irresistibile di Stube e balli di gruppo. Affitteremo una casa vacanza. Solo per 24 ore ovviamente.