I bambini, i miti, le bugie e i rituali del Natale

Il manuale del ‘buon genitore’ non esiste, anche se molti lo vorrebbero. Un ruolo spesso messo in discussione da dubbi e domande, pure sotto l’albero

Di Lorena Scettrini

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato settimanale de laRegione

Nel 1989 a Bellinzona nasce, su iniziativa di due psicologhe e una docente di scuola dell’infanzia, il Centro per l’Età Evolutiva. Un luogo pensato come punto d’incontro per genitori, familiari e professionisti interessati ai bambini (dalla nascita all’adolescenza) e alla loro crescita, confrontati con momenti di passaggio evolutivi. Diverse sono le offerte del Centro:
· Psicoterapia: uno spazio di ascolto e di crescita che fornisce un supporto professionale grazie alla presenza di psicologi e psicoterapeuti, che si mettono a disposizione per facilitare passaggi di vita a volte complessi.
· Gruppetto di bambini dai 2 ai 3 anni: tre mattine a settimana i piccoli si confrontano con i loro compagni e creano le basi necessarie per camminare verso la scuola dell’infanzia senza troppi scossoni. Grazie alla presenza di due operatrici si aiutano i genitori e i piccoli durante il primo distacco, ponendo l’accento sull’importanza di rispettare i tempi senza forzature.
· Momenti formativi e supervisioni rivolti ai professionisti (logopedisti, docenti, operatori per l’integrazione, ergoterapisti…).
· Momenti di incontro per genitori, genitori adottivi, genitori affidatari che permettono di condividere le varie esperienze affiancati da psicoterapeuti.

La notte delle meraviglie

È il 24 dicembre, la Vigilia di Natale. Marco ha 7 anni e ci ha vietato di accendere il camino. Aspetta una visita molto importante e il calore della brace potrebbe complicare le cose. Prima di andare a letto prepara un piattino con il sale per le renne. Scenderanno anche loro dal comignolo? Marco questa domanda neppure se la fa. Sul davanzale del camino dei biscotti e un bel bicchiere di latte per Babbo Natale. Una volta andato a letto rimettiamo tutto nei rispettivi contenitori. Un po’ di sale lo lasciamo sul piattino e, grazie a un po’ d’acqua, ecco una perfetta “leccata” in stile renna. Il latte invece me lo bevo. Quanto durerà questa “magia”? Marco qualche giorno fa è tornato a casa piangendo. A scuola l’hanno chiamato “tontolone”. Solo perché lui, a Babbo Natale, crede ancora. E a noi, a essere sinceri, non dispiace che viva nel suo mondo incantato. Ma sarà giusto? Sabrina Gianella, psicoterapeuta del Centro per l’Età Evolutiva (in Via San Bernardino 2 a Bellinzona; info@cee-bellinzona.ch), condivide con noi alcune riflessioni.


Uno degli spazi del Centro per lʼEtà Evolutiva, Bellinzona.

Babbo Natale, Gesù bambino, Befana, Re Magi, elfi, fate e folletti. Bugie bianche?
“Le famiglie tramandano i vari personaggi o le figure fantastiche in base alle loro credenze e vissuti familiari. Raccontare ai propri figli la storia di Babbo Natale (o chi per esso…) è una scelta che i genitori fanno, con lo scopo di creare dei momenti di magia e non di inganno verso il bambino. Spesso questa scelta è frutto del loro bagaglio personale: i genitori che nell’infanzia hanno vissuto una buona esperienza hanno piacere e voglia di tramandarla. Si creano così gradevoli momenti condivisi e ricordi che coinvolgono genitori e figli in una dimensione magica. Aggiungerei inoltre che la magia sta, oltre che nel Natale, nell’attesa e nel sentirsi pensati dagli altri (il regalo porta questo messaggio)”.

Quindi questa ‘magia’ aiuta nello sviluppo del bambino?
“Diciamo che a livello di fantasia e di magia ai bambini non dobbiamo proprio insegnare niente: loro ci insegnano la magia tutti i giorni! Nei giochi che fanno entrano immancabilmente in mondi magici, trasformandosi in pompieri, draghi, commessi, unicorni con poteri di ogni tipo. È sicuramente nella magia che i bambini hanno il loro punto di forza perché grazie a essa riescono a giocare a quello di cui hanno bisogno: capiscono come funzionano le cose – per esempio, quando giocano al negozio –, oppure sconfiggono delle paure come quando combattono mostri. Giocando elaborano e comprendono il mondo. Questo ha ovviamente degli effetti sullo sviluppo emotivo, quello cognitivo e sullo sviluppo globale”.

Quando questa magia si spezza?
“Non c’è un’età in cui dire al bambino che Babbo Natale non esiste, ma ci sono dei confronti che i bambini fanno con gli altri che li portano ad avere il dubbio. Quando un bambino è pronto a sapere, ci chiederà informazioni. È importante rispondere sinceramente a questa domanda, perché dobbiamo restare affidabili e devono fidarsi di noi. La fiducia è un sentimento che si sviluppa attraverso la relazione con il proprio genitore fin dalla nascita, si crea dal legame emotivo e dalla capacità di rispondere ai bisogni del bambino. Sicuramente lo svelamento non va a rompere la fiducia e la relazione non viene meno dopo questa scoperta. Come detto lo scopo di chi racconta ai bambini di Babbo Natale, non è quello di ingannarli, e proprio per questo motivo li possiamo accompagnare nello svelamento. Lo scopo era la magia, e quando raccontiamo ai bambini che Babbo Natale non esiste, possiamo dire loro anche un’altra verità: che era bello crederci e vivere insieme quella magia, come lo è stato per noi da piccoli con i nostri genitori. Possiamo raccontare di quando noi lo abbiamo scoperto e di quanto, seppur cresciuti, ci piace far finta di crederci ancora un po’. Ci sono dei bambini che, con amorevole complicità dei genitori, preferiscono continuare a fingere di crederci nonostante lo svelamento perché desiderano mantenere quella magia. Altri bambini possono restare molto delusi. In questo caso sarà importante accogliere la loro delusione. E una volta svelata la “magia” resta il ricordo di quei momenti, i profumi, le emozioni ed è questo che crea l’atmosfera, portandoci da grandi ad aver voglia di scegliere di raccontare la stessa “bugia” e far rivivere la medesima magia ai nostri figli”.


Sabrina Gianella è psicoterapeuta al Centro per lʼEtà Evolutiva.

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