Alla ricerca di una dose di libertà
Nessuno ti obbliga e molti ancora non capiscono. Ma sempre meglio che tornare in gabbia, per dire
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.
Più che un avamposto per la vaccinazione sembra una sorta di Mecca, un misto tra mito e pellegrinaggio, dove uno si reca alla ricerca delle “libertà perdute”. Tipo un’arca di Noè, ma qui ti fanno scendere quasi subito e con il “salvamondo” nel sangue. Organizzazione impeccabile e ormai rodata da mesi e mesi di iniezioni, personale forse un po’ stanco di ripetere domande e ragguagli del caso. Ma la pazienza è d’obbligo, anche perché siamo poco oltre la metà del guado e di gente da convincere ce n’è ancora un bel po’, lì fuori.
Nell’attesa guardi e ascolti, tanto per capire cosa si dice in giro. Ce la faremo a chiudere indenni questo infausto capitolo della storia della civiltà? Quando torneremo in un rinnovato e luccicante modello globale post-Covid fatto di mobilità ritrovata?
“Sei qui per vaccinarti? Ma ti hanno obbligato?”, mi interroga un signore sulla cinquantina che cerca l’ombra di una pianta: “Io ho portato mia moglie… Ma non credo che quello che ti mettono dentro faccia bene”. Lo guardo e ascolto. Poi mi racconta che in certi Paesi fanghi e fonti termali li trovi in giro per la campagna, non costano niente e fanno passare tutti i dolori; che l’umidità è una brutta bestia; che il mare fa bene; e che in Svizzera “tutto costa troppo caro, anche la libertà”. Ah, però: che sia il prezzo da pagare?