Le dolci note di Isabel Longato

Ama circondarsi di persone con cui coltivare relazioni sane e comunicare con gli occhi. E poi c’è la musica, e tutto quello che è in grado di donare

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Nata il 27 aprile 1974, è un bel – questo l’ha aggiunto lei con enfasi – toro, ascendente leone. E qui, dovevate vedere la sua faccia del tipo ‘si salvi chi può!’. Ha delle fossette sulle guance che sono irresistibili. È cresciuta a Campione d’Italia. Ha studiato al Conservatorio di Milano dove si è diplomata nel 1995 in flauto traverso. In concomitanza con il diploma ha iniziato a seguire discipline orientali legate al respiro che le hanno ampliato la consapevolezza di sé. Ha due figlie, Sofia di 23 anni e Alma di 10. È sposata con Andrea, conosciuto suonando nella stessa orchestra in alta quota in Val di Blenio.

L’etimologia della parola passione affonda le radici al verbo latino pati, passus, che letteralmente significa passione e al greco pathos, che indica anch’esso il senso del patimento ma anche una forte emozione. A proposito di energico sentimento, Isabel sin da piccola ha amato la musica. “Come tanti musicisti sono cresciuta in un ambiente dove la musica già c’era. Mio nonno e mio zio suonavano l’oboe. La scelta verteva più su quale strumento che non il fatto di suonare in sé”. Isabel da piccola cantava sempre, era una sorta di juke box che cantava tutte le sigle della televisione. Il colpo di fulmine, il primo nella vita di Isabel, arrivò mentre ascoltava una suite dell’Arlésienne di Bizet. “Rimasi affascinata istantaneamente solo del flauto traverso e voilà: decisi che avrei iniziato a suonarlo, da lì – avevo 11 anni – non lo mollai mai più”. Isabel oggi insegna flauto, solfeggio e propone percorsi propedeutici per avvicinare i bambini alla musica in tre scuole di musica collegate alla Febati – Federazione Bandistica ticinese. Si divide tra qui e Milano, giusto perché è un fiume in piena, da qualche anno ha un’abilitazione nel “metodo Suzuki” che si occupa di didattica strumentale con bimbi e genitori. In molti la definiscono l’educazione attraverso la musica. 

Campione d’Italia  

Isabel vive con la sua famiglia ad Arogno, inclusi i “cagnolini”: Linda e Cesare, due meravigliosi San Bernardo. Adora Nanni Moretti, forse più della cioccolata e non le piace per niente volare e ha paura di prendere gli ascensori – così approfitta per fare le scale e dimagrire due etti – aggiunge lei. “Pensando alla mia infanzia a Campione d’Italia mi reputo fortunata, ho ricordi belli. All’epoca era ancora un paese molto piccolo”. Isabel cresce e la sua percezione su Campione muta con il tempo: “Ho iniziato a capire che tutto il microcosmo di quel comune ruotava, purtroppo, attorno al Casinò”. Il papà di Isabel, come molti campionesi, faceva il croupier ed era pure un sindacalista del casinò: “Casa nostra era spesso sede di riunioni tra colleghi, spaghettate notturne improvvisate e partite a carte con immancabili nubi di fumo che davano l’aria di stare su un set cinematografico. La casa da gioco focalizzava, non solo l’economia, ma anche la cultura del paese. Un vero peccato, visto che Campione storicamente ha prodotto artisti che sono emigrati in tutto il mondo”. Tante vie del paese sul Ceresio sono intitolate infatti ad artigiani e scultori che hanno portato l’arte in giro per l’Europa. “Ricordo che Campione era animata spesso e volentieri da personaggi dello spettacolo: tipo incontrare Bette Davis al bar in centro. Per me era come vivere in una fiaba. L’aspetto negativo della fiaba però era che molti miei compagni di scuola avevano l’ambizione di lavorare per il Casinò e non perseguivano le loro potenzialità”. 


© Ti-Press / Alessandro Crinari

Battuta d’arresto 

Dalla primavera scorsa il mondo della cultura si è paralizzato un po’ in ogni dove causando non pochi disagi a chi di questo settore ci vive. “Essendo libera professionista per quanto riguarda il settore concertistico ho accusato anche io il colpo. È davvero dura – per me, come per tutte le persone che operano nel mondo dell’arte – non poter lavorare. Molti miei colleghi si sono dovuti reinventare, per fortuna io ho in parte l’insegnamento che mi ha tenuta a galla”. L’economia culturale è un valore aggiunto all’indotto totale di un paese ma secondo Isabel l’arte è patrimonio che arricchisce l’essere umano.   

Nutrimento  

Isabel ha trasformato una passione in mestiere e questo nutrimento negli anni è cambiato, ha vissuto varie fasi, stagioni. “Quando si vive qualcosa da dentro l’arricchimento c’è tutti i giorni: lo studio rispecchia la tua condizione, mentale emotiva e “artistica. L’arte non è solo estro, questa trovo sia un’idea molto romantica”. Picasso stesso, per studio, si metteva davanti alla tela e disegnava dei “semplici” tratti, non subito creava opere d’arte. “Qualsiasi artista deve studiare e lo farà per tutta la vita. Studiare non è mero meccanismo ma è una continua ricerca: ti confronti sia con i tuoi limiti che con i tuoi stati emotivi. È un processo prezioso perché si hanno riscontri con sé stessi in continuazione”. Tutte le forme d’arte mettono lo spettatore davanti a un evento che gli dà la possibilità di interiorizzare. Per Isabel questo è un dono a cui non potrebbe mai rinunciare.  

Energie  

Isabel non ha frasi motivazionali o mantra quotidiani per affrontare gli ostacoli della vita. “Crescendo, ho imparato a perseguire degli obiettivi e di conseguenza le mie energie si sono sempre volte verso quella direzione. Penso sia fondamentale riuscire a focalizzare le proprie risorse e i propri obiettivi perché, quello che è dentro di noi, è fuori, e quindi con il nostro pensiero e le nostre emozioni, sono convinta che la nostra intenzione crei”.


© Ti-Press / Alessandro Crinari

 

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