Se non ti sgranocchi le dita, ‘godi solo a meta’

‘Bello questo smalto!’. Me lei, con molta cortesia, mi ha risposto sorridendo: ‘Grazie ma sono unghie finte. Le metto così evito di smangiucchiarmi le dita’

Di Giovanni Luise

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Chi soffre di onicofagia, ossia quel brutto vizio di mangiarsi unghie o pellicine circostanti, pone in atto abitualmente e ripetutamente comportamenti dettati dall’impellente necessità di compiere una primordiale e spesso inconscia azione: mettere le mani in bocca. È una pratica che coinvolge più del dieci per cento della popolazione mondiale e tra i personaggi famosi che cadono nell’antiestetica tentazione annotiamo Leonardo DiCaprio paparazzato più volte nel realizzare il non certo titanico gesto, l’elegante duchessa di Cambridge Kate Middleton sorpresa nell’atto poco reale durante gli eventi sportivi a cui assiste, e l’affascinante attrice Eva Mendes che per superare il problema si è addirittura rivolta a un ipnoterapeuta.


Portare qualcosa alla bocca richiamerebbe inconsciamente l’esperienza del seno materno. E il mangiarsi le unghie produrrebbe lo stesso identico effetto calmante, offrendo al soggetto una breve ma piacevole sensazione di consolazione.

Seni materni e fase orale

Lo studioso dei vizi Sigmund Freud sottolineava come l’abitudine di mangiarsi le unghie fosse un chiaro sintomo riconducibile a qualche trauma non superato avvenuto nella fase della fissazione orale, prima tappa dello sviluppo psico-sessuale dell’uomo. Quando siamo bambini, infatti, entriamo in contatto con la nostra adorata mamma attaccandoci al seno e soddisfando in questo modo sia il bisogno primario di nutrirsi che quello di sentirsi protetti e riparati. Siamo indifesi e, in quanto cuccioli, dobbiamo sentirci amati.
Tuttavia anche l’amore, come del resto accade per ogni altra cosa nella vita, deve essere donato in modo equilibrato, per cui se siamo stati accuditi poco premurosamente o, al contrario, al limite della morbosità, il portare qualcosa alla bocca richiamerebbe inconsciamente l’esperienza del seno materno – chissà perché non sono così sorpreso nell’apprendere che per Freud la colpa ricade tutta sulla figura materna – e il mangiarsi le unghie produrrebbe lo stesso identico effetto calmante, offrendo al soggetto una breve ma piacevole sensazione di consolazione. In parole povere, le mani in bocca rappresenterebbero quel ciuccio che non abbiamo più l’età per usare. Al contrario, se rientriamo in quella categoria di persone che, a differenza del fondatore della psicoanalisi, non ha bisogno di ricercare a tutti i costi connessioni di natura psicologica per dare un senso alle proprie dipendenze, possiamo considerare il vizio di mangiarsi le unghie come il semplice risultato di una cattiva abitudine protratta nel tempo e che procura un sollievo nel momento in cui l’azione impulsiva si compie, ma già qualche istante dopo genera senso di colpa per aver commesso il fattaccio. 


Il benzoato di denatonio, noto anche come Bitrex, è un sale d’ammonio. Ha un sapore molto sgradevole, amaro e pungente, grazie al quale è presente nel ‘Guinness dei Primati’ come sostanza più amara conosciuta al mondo.

Di che forma le vuoi?

Ma cosa possiamo fare per evitare la cannibalizzazione delle dita? Tra i possibili rimedi, degno di nota è il “Denatonium benzoate” che non è un incantesimo di Harry Potter, ma il nome della sostanza che si trova nei gel antirosicatura comunemente venduti in farmacia.
Ho provato a metterlo sulle dita e funziona davvero perché, se commetti il madornale errore di portare la mano alla bocca, rimani con quella piacevole sensazione di aver ingerito una tequila al catrame per cui il cervello registra e immagazzina il seguente input: “Non lo rifare, tordo!”. Tra le controindicazioni del gel annovero il fatto che, seppur trasparente, si tratta sempre di uno smalto per cui se sei un uomo e hai una riunione da lì a poco, non stupirti se la platea ha occhi solo per le tue mani perché starà maliziosamente fantasticando sul dove, ma soprattutto sul come hai trascorso il sabato sera. Certo, da un punto di vista spirituale si potrebbe obiettare che la vera risoluzione di un problema non possa avvenire mediante l’utilizzo di facili strumenti esterni, bensì dal nostro equilibrio e dalla nostra consapevolezza interiore, ma per noi pragmatici mangiatori seriali sarà forse più efficace rimarcare come questa pratica, se reiterata nel tempo, possa portare a compromissioni dentali, lesioni gengivali, disturbi gastrici, problemi digestivi, e soprattutto indebolimento del sistema immunitario per l’insorgenza di infezioni batteriche e virali con il rischio di trasportare nella bocca virus di ogni tipo. 
Fortunatamente le cose nel mondo in questo ultimo anno e mezzo stanno andando a gonfie vele, ma se dovessimo finire, che ne so, nel mezzo di una pandemia? Vorresti per caso beccarti un virus perché ti sgranocchi le dita?

  

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