Il ritmo della vita: parole e note di Moreno Fontana

Il suo primo ingaggio? Con la bandella di Arogno a un matrimonio. E da quel “Sì, lo voglio” tempo trascorso, viaggi ed esperienze non sono certo mancati

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

È nato il 18 dicembre 1958 sotto il segno del Sagittario. Cresce nella campagna della Val Mara, i suoi genitori facevano i contadini. Un po’ da autodidatta, un po’ prendendo lezioni private da un compaesano, Moreno si afferma sempre più come musicista e accresce, oltre alla sua fiamma intrinseca, anche la fama di artista che riesce a creare naturalmente un ritmo collettivo e contagioso. Di esperienze, note e compagnie sono passate parecchie, nel frattempo… quello che non passa è il desiderio di alimentare continuamente la sua gioia di vivere.

Si tú buscas la respuesta / primero abre la puerta. Habla con tu corazón / díle que te dè la llave“. Cioè: se cerchi la risposta, apri prima la porta. Parla con il tuo cuore e digli di darti la chiave. Così cantava manco a farlo apposta il preferito di Moreno, Carlos Santana, nel 1980. Proprio l’anno in cui Moreno, nonostante il bidone dell’ultimo minuto tirato dal suo compagno di viaggio, parte alla volta del Perù per scoprire la meraviglia della musica andina. Non c’è paura di volare che tenga – questo tra l’altro è il primo volo della sua vita – lui sente che quel viaggio s’ha da fare. A proteggerlo durante le ore che lo separano da Lima sono sedute al suo fianco era proprio un segno divino – due suore che vegliano su di lui tenendogli le mani all’occorrenza. Il Perù è il primo della lunga lista di Paesi dell’America Latina che Moreno ha perlustrato in lungo e in largo a suon di musica e incontri che gli hanno trasformato la vita: Bolivia, Costa Rica, Messico, Guatemala, Cuba e Brasile. “Di quelle realtà adoro l’allegria delle persone e la loro capacità di trasformare il negativo in positivo. Pensiamo ai messicani che non temono la morte, anzi, la ringraziano perché regala loro la vita”.


© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Imprevedibilità

Ma facciamo qualche passo indietro. La natura sin da piccolo accompagna Moreno nelle sue giornate: adora arrampicarsi sugli alberi e coltivare dei momenti da trascorrere con sé stesso all’aria aperta. Respira le prime note musicali dal suo babbo che tanto ama le canzoni tradizionali ticinesi e le canta in allegria. La musica gli è sempre ‘garbata’, ma mai avrebbe pensato di diventare musicista. La vita, si sa, è imprevedibile e cambia radicalmente nell’istante in cui Moreno ragazzino riceve, al posto dello stipendio di verniciatore di carrozzerie, un amplificatore e una chitarra elettrica usati. Affascinato e curioso, inizia a strimpellare la sei corde e a fare una testa come un cestone alla “povera” mamma che lo richiama all’ordine con grida del tipo: “Smorza giò quella tiorba“. Ma lui non molla: la vita e la musica lo portano a risiedere due anni in Guatemala, sulle sponde del Lago Atitlán. “Suonavo il fine settimana in un paesino vicino a San Pedro, mi spostavo con un piccolo kayak e sbarcavo il lunario con quegli ingaggi tra locali e ristoranti”. L’imprevedibilità e il saperla accogliere saranno ingredienti fondamentali nell’esistenza di Moreno. “Una sera un tipo mi avvicina e mi fa i complimenti per le mie performance. Pure lui svizzero e pure lui musicista. Da quel giorno la mia vita è cambiata”. Chi era? Era Mario Feurer, il papà della hit degli anni Sessanta “Grüezi wohl, Frau Stirnimaa” che vendette un milione e mezzo di dischi in 27 Paesi del mondo. “Al mio ritorno in Svizzera, chiamo Mario ed entro a far parte prima della sua band e poi – viste le premature dipartite degli altri due musicisti – rimaniamo io e lui: il nostro sodalizio musicale dura 20 anni e la nostra amicizia è viva come non mai”.


© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Buena onda

Chitarra, mandolino, cuatro venezuelano, violino e fisarmonica, questi gli strumenti che Moreno fa vibrare e che di riflesso lo animano in continuazione. “L’energia che circola mentre si suona è unica. Sentire quella frequenza mi riempie di gioia”. Quando si crea, questa connessione tra la musica e il ballo che ne consegue sono pura medicina che apre la porta del cuore e permette di comunicare su piani più sottili”. Mentre Moreno parla ha gli occhi che ridono, il suo gatto, Mini (ha 22 anni), sonnecchia su un cuscino vicino a noi e il camino scoppietta e ci riscalda mentre chiacchieriamo. Casa sua è frutto dei suoi fatica e sudore, ma anche di tanta passione. “Prima era un fienile e c’erano solo quattro muri pericolanti. Ci ho messo 30 anni a farla diventare come la vedi oggi”. Sembra di essere in un nido fatato incastonato nel bosco di Cimadera, tra totem scolpiti nel legno dalle sue sapienti mani e un ambiente circostante che ti catapulta in una sorta di mondo parallelo. “Qui c’è una pace infinita e posso scegliere se stare con me per guardarmi dentro oppure fare musica con amici fino all’alba. Pensa che sono passati da qui i Farafina, band strafamosa del Burkina Faso”.

Ridere

Sull’onda dei suoi amigos messicani, anche a Moreno la morte non fa paura, nonostante l’abbia accarezzata da vicino. “Ho avuto un malore l’anno scorso. Il dottore prima dell’operazione mi disse che non era sicuro di farmi rimanere qui.” Moreno continua il suo racconto precisando che, mentre riceveva quella poco rassicurante informazione, lui rideva. “Il Medico – che ringrazio infinitamente per avermi fatto stare qui – non poteva credere al mio sorriso. Gli risposi: se devo andarmene, sono pronto!”. Moreno, al suo risveglio dopo l’intervento chirurgico, continuò a ridere, riprendendo da dove aveva interrotto. La sua risata e quegli occhi che ridono li custodirò nel mio album degli incontri raccolti per questa rubrica.


© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

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