Educare Kamala Harris
La nuova vice americana è nata nel 1964. E in un mondo dove sono tutti in giro con gli scarponcini ortopedici, lei mantiene un “profilo” assai più basso…
Di Laura (la Ficcanaso)
Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
Shyamala Gopalan Harris, ricercatrice scientifica arrivata negli Stati Uniti dall’India nel 1958 a 19 anni, era solita incoraggiare la figlia con questa frase: “Kamala, ricordati che puoi fare qualsiasi cosa”. Kamala è Kamala Harris, oggi vicepresidente degli Stati Uniti con ottime possibilità, a detta di chi se ne intende, di succedere a Joe Biden al prossimo turno delle presidenziali. Troppo carismatica, troppo brava, troppo donna e troppo di colore per non farlo. Kamala piace a tutti e non potrebbe essere altrimenti. Piace forse persino più di Michelle Obama, perché ancora più moderna: ama le Converse, non ha figli, ha portato alla Casa Bianca il primo first husband della storia e promette di essere politicamente più decisiva della gran parte dei vicepresidenti che l’hanno preceduta. A noi che abbiamo amato Scandal, una delle serie tv di Shonda Rhimes (autrice del ben più attuale e strappamutande Bridgerton) ricorda Olivia Pope, protagonista di vicende di oscuro potere e inconfessabili nefandezze ambientate nei palazzi del potere di Washington. Diversamente da Olivia Pope, Kamala Harris non compie nefandezze da telefilm e soprattutto indossa abiti assolutamente trascurabili. A cominciare dalle famose Converse con cui è stata anche immortalata sulla copertina di Vogue America.
Io, che da mesi continuo a chiedermi come faccia una donna over 50 a indossare le Converse senza avere la schiena a pezzi e che ricordo con rossore la mia ferma risoluzione da adolescente di indossarle tutto l’anno nonostante i moniti di mia madre, penso spesso alla madre di Kamala e al modo in cui la incoraggiava. Ci ho pensato quando la piccola è tornata da scuola proclamando: “Paolino mi ha detto che non vuole più vedermi. Io gli ho detto che ero assolutamente d’accordo”. Ci ho pensato quando la grande ha raccontato di aver consolato un’amica bullizzata dalla più popolare della classe con una lezione di vita: “Tu pensi di dover stare simpatica a tutti. Non è vero. Non devi essere gentile né voler stare simpatica. Io non sto simpatica a molte persone. E allora?”.
Mi domando se un giorno un giornalista mi intervisterà e io potrò dire che le bambine sono cresciute “da stronze” mio malgrado, imparando a 7 anni ciò che io non sapevo fare a 40. Dirò che io badavo solo a insegnar loro a lavare i denti e a stare lontane dalle Storie della buonanotte per bambine ribelli. Dirò che è tutta colpa (o merito) di questa folle società. E che indossavano solo scarpe ortopediche.