La pandemia e le strategie asettiche

La mascherina è fondamentale per proteggersi e proteggere gli altri. In molti, invece, pare si stiano dimenticando delle loro manine

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

All’ufficio postale uno dei nebulizzatori è giallo e nero, legato come un cagnolino con una cordicina marrone. Vorresti utilizzarlo, ma spesso è vuoto, stanco forse di farsi spremere. Non è proprio una bellezza da vedere, pare più un detergente per i vetri abbandonato all’uscita del grande stabile. Al supermercato di fronte alla grande piazza, la cosa pare già più seria: qui le mani basta allungarle (come per ricevere l’Eucaristia), ma quella che scende è una leggerissima spruzzatina. Così debole che a volte ti inumidisci giusto l’indice, il medio e l’anulare. Ma si vede che basta e avanza, chissà.
Il problema è che su dieci persone che entrano, così a occhio e croce, forse un paio (esageriamo) lo utilizzano. E pensare che la scorsa primavera nello stesso negozio non entravi senza che qualcuno ti obbligasse a darti “una sistemata” agli arti superiori. Anche ai distributori di benzina le cose non vanno meglio: quante persone avete visto disinfettarsi le mani, utilizzare guanti o stracci di carta per manovrare l’erogatore e fare tutto il resto? Che poi con le stesse manone tocchi, indossi e ripieghi con cura quelle mascherine che paiono l’unica certezza alla quale affidarsi, per ora.
Dai, speriamo continui ad andare tutto bene.

 

 

 

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