C’era una volta…

Raccontare storie, ovvero l’arte di narrare le esperienze degli altri (e un po’ le nostre)

Di laRegione

«C’era una volta…» è la formula più convincente per iniziare un racconto. Volete ottenere da subito l’attenzione di un pubblico, che siano annoiati adulti o rumorosi bambini? Esponete le vostre idee, esperienze, opinioni introducendole con «c’era una volta…». Ma non fermatevi a queste poche parole, naturalmente: fatele seguire da una vera storia con nomi, luoghi, persone, momenti di vita, eventi nei quali tutti possano identificarsi, perché sono plausibili e potrebbero rientrare nella quotidianità di chiunque. L’attenzione degli astanti sarà vostra da subito, perché sarete in grado di condurli dentro la vita di qualcuno. Come loro. Come noi.
Alcuni dei contributi presenti nella pagine di Ticino7 in edicola oggi potrebbero benissimo iniziare con questa espressione. Per esempio, «c’era una volta una ragazza, in un piccolo paesino di montagna, che si era innamorata di un’altra ragazza…» e «c’era un ragazzo che tutti i giorni si guardava allo specchio e vedeva un’altra persona…». E poi «c’era una volta un medico che voleva aiutare i suoi piccoli pazienti illuminandoli con delle luci colorate…» e «c’era un bambino che a scuola non voleva andare; la maestra lo richiamava spesso perché disturbava e si distraeva con molta facilità…». E ancora c’era una volta un villaggio medievale, lassù tra i boschi della Capriasca… C’era una volta una prozia che tutti i giorni vestiva un’enorme gonna a pois ed era ammirata per l’elegante incedere… C’era una volta l’Amazzonia (se non la proteggiamo)… C’era una volta un negozio di biciclette a Bellinzona… Anzi no: per fortuna i proprietari sono felici e di chiudere non se ne parla.

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