Nick Hornby: nient’altro che la verità

‘Alta fedeltà’ uscì nel 1995. Non ricorre nessun anniversario, ma noi ce ne freghiamo e lo ricordiamo lo stesso

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Sgombriamo il campo: Alta fedeltà di Nick Hornby (apparso in inglese nel lontanissimo 1995; nel 2000 ne faranno pure un filmone) rimane in assoluto tra i cinque migliori libri che possiate leggere nella vostra vita. Perché, chiedete? Cavolo, perché c’è tutto. Vita pulsante mascherata da indolenza, legami indistruttibili travestiti da provvisorietà eterna. E la musica. Non il rumore, la musica.
Sì, perché Rob vive per la musica. Apre un negozio di dischi nella meravigliosamente squallida periferia londinese e sostiene con fierezza come «non si può parlare con chi ha una collezione con meno di 500 dischi». Perché la musica – sì, concesso, anche il rumore, i gusti non si discutono, anche se… – è il collante di una vita, spiacente. Di qualsiasi vita. Anche quella di Rob.
Laura l’ha piantato di punto in bianco, con la più spassosa delle scuse: «Non stiamo andando da nessuna parte».
E quindi si molla tutto, dice la vita reale. Eh no!, insegna Alta fedeltà. Perché sì, Laura finisce con un perfetto inetto. Sì, Rob sta peggio dello schifo e spera che ritorni. Ma mentre la vita – signori – sembra essere un dramma continuo intervallato da mezzi sorrisi dopo un lifting, nel libro di Hornby tutto si capovolge. Laura lascia stare coso lì, come si chiama, Ray, e torna da Rob. Perché? «Perché sono troppo stanca per non stare con te. Ray è un disastro, non so come sono finita in questa storia». Regalando a noi tifosi della curva la gioia di una vita. La resurrezione di «persone che hanno ascoltato canzoni tristi più a lungo di quanto non siano durate le loro tristi storie». Nessuno è Rob. Ma tutti, quando finalmente capisce che compilation fare per Laura, che canzoni metterci, siamo Rob.

GUIDARE & ASCOLTARE
Che stiate percorrendo l’autostrada oppure i tornanti di un passo alpino, che cosa sarebbe il vostro viaggio senza una colonna sonora? Ecco i consigli della Redazione, in linea con le classifiche che punteggiano il libro di Hornby:

1. Tracy Chapman
«Fast Car»: dal primo bellissimo album apparso nel 1988 della cantautrice americana. Toccante.

2. Modern Lovers
«Roadrunner»: brano del 1976 dall’unico disco della band di Boston (ma che pare scritto ieri).

3. Bob Marley
«Three Little Birds»: una delle tante perle dall’album Exodus del 1977. Natura e libertà.

4. The Proclaimers
«I’m Gonna Be (500 Miles)»: da Sunshine on Leith del 1988. Scozzesi e molto divertenti. 

5. Arcade Fire
«Keep The Car Running»: dal disco Neon Bible del 2007, il secondo della band canadese. Bravi.

6. Willie Nelson
«On the Road Again»: dal live VH1 Storytellers: Johnny Cash & Willie Nelson (1988). Per chi parte per ricominciare, e si lascia tutto alle spalle…

7. Talking Heads
«Road to Nowhere» dall’album del 1985 Little Creatures. «Well, we know where we’re goin’ / But we don’t know where we’ve been…». Quando l’inizio è tutto un programma. Cinici.

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