Cure palliative: la storia di Maria
Come si può accettare di non scorgere più l’orizzonte? Ci si toglie il binocolo da davanti agli occhi
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Un marito amorevole e 2 figlie, Maria è sempre stata un’artista. Un po’ eccentrica, e come tutti i geni era un po’ scollegata dalla realtà. Si alzava la mattina e disponeva tutti i suoi vasetti di crema sul lavandino e poi uno a uno li apriva e si incremava, secondo un rituale preciso. Senza questo, la giornata era storta. Un giorno scopre di avere un tumore, poi in seguito a questo, una malattia polmonare evolutiva. Si cura, anche se ormai l’orizzonte davanti a lei è oscurato da una diagnosi: qualche anno di vita.
Come si può accettare di non scorgere più l’orizzonte? Ci si toglie il binocolo da davanti agli occhi, si diventa miopi e si guarda vicino. Maria è seguita dall’oncologo, dallo pneumologo e si rivolge al team di cure palliative vicino a casa, dove può controllare i sintomi in ogni momento, essere informata sui mezzi ausiliari di cui ha bisogno per casa, sulle prestazioni di economia domestica a cui ha diritto, sui passaggi degli infermieri a domicilio. Dopo due anni e mezzo ha bisogno di un ricovero e viene accolta. La mattina le mettono tutti i suoi vasetti di prodotti cosmetici sul lavandino e lei può fare la toilette come le piace. Il marito e le figlie possono dormire con lei, a turno, nella sua stanza. Poi torna a casa, riprende la sua vita quotidiana, seguita da tutta la rete.
Dopo tre anni e mezzo è il marito che chiede di ricoverarla, perché ha bisogno di una pausa. È in quel periodo che al reparto iniziano a parlare con Maria delle sue volontà. Ma per lei è troppo presto. Torna a casa dopo un mese, e solo dopo un po’, quando sente che la fine è più vicina dice: voglio morire qui. Al marito questa idea fa paura, ma si sente pusillanime a dirglielo. Seguono settimane di colloqui, riflessioni, discorsi sinceri. Il personale di cure palliative aiuta la famiglia a prendere una decisione condivisa. Arriva l’estate e il padre vuole portare le figlie al mare, come ogni anno. Maria torna al reparto. Quando tutti e quattro sono di nuovo riuniti a casa, lei li saluta e parte lei, come una nave, che quando salpa e scompare uno pensa che non ci sia più, mentre invece è solo oltre l’orizzonte.