11/9/1938
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Di laRegione
Centinaia di morti, oltre mille sinagoghe e quasi 8mila negozi gestiti da ebrei distrutti, 30mila persone deportate a Buchenwald, Dachau, Sachsenhausen.
È il bilancio della Notte dei Cristalli, consumatasi in Germania fra il 9 e il 10 novembre di 80 anni fa.
Un pogrom scatenato con un pretesto – l’uccisione a Parigi di un diplomatico tedesco – che si replicò identico nelle principali città del Paese. Fu il Ministro della propaganda di Hitler, Joseph Goebbels, ad architettare il tutto nell’anniversario del fallito Putsch di Monaco del 1923. Era trascorso appena un mese dalla Conferenza di Monaco, alla quale le democrazie occidentali si erano illuse che fosse «scoppiata la pace» col regime nazista (si scelse il disonore invece della guerra; e li si ebbe entrambi, come aveva previsto Winston Churchill). Anche a novembre l’Europa stette a guardare, come aveva fatto a marzo con l’annessione dell’Austria e come avrebbe fatto mille altre volte. Ripensando alla Kristallnacht e all’Olocausto, nel 1945 Hannah Arendt scrisse che«il problema del male costituirà la questione fondamentale per l’Europa del dopoguerra».
Si sbagliava: Paesi macchiatisi di complicità gravissime, come l’Italia e la Francia, preferirono nascondersi dietro alla foglia di fico della Resistenza pur di non rimuginare sulle loro colpe. La stessa indifferenza si sarebbe poi riproposta, mutatis mutandis, all’invasione sovietica di Budapest e Praga.
Non voglio trarne facili lezioncine sul presente: ricordiamoci solo che c’è sempre una prossima volta.