Venere in pelliccia

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Di laRegione

Nei confronti del discorso pubblico su erotismo e sessualità, mi sorprendo ad avere un rapporto ambivalente. Da una parte, mi dico, è bene che di certe cose si parli: ché il silenzio non aiuta a superare false credenze e patologiche inibizioni. Dall’altra mi pare che buona parte del dibattito – specie quando si rivolge al grande pubblico – serva più a vellicare curiosità morbosette che a riflettere davvero sulla questione. Più difficile è toccare certi temi coniugando accessibilità e rigore: ci riesce in questo numero Mariella Dal Farra, psicologa e psicoterapeuta. Nel frattempo, d’altronde, le fantasie erotiche hanno invaso l’immaginario collettivo attraverso film, romanzi e altre opere (non sempre) d’arte. Anche in questo caso, c’è modo e modo. Non mi sentirei di raccomandare la lettura di Cinquanta sfumature di grigio, romanzetto sul quale condivido le osservazioni del New Yorker: «nessun lettore, per quanto caritatevole, potrebbe ragionevolmente concludere che l’autrice stia scrivendo nella sua prima lingua, o perfino nella quarta». Discorso diverso per Il lamento di Portnoy di Philip Roth, esilarante catalogo delle ossessioni di un ragazzino cresciuto in una famiglia iperconservatrice: «sono segnato come un atlante stradale dalle mie repressioni», riflette il protagonista anticipandoWoody Allen. E poi ovviamente c’è Leopold von Sacher-Masoch. Un po’ ostico forse, ma non disperiamo: si può sempre ripiegare sulla versione che della sua Venere in pelliccia fecero i Velvet Underground (Venus in Furs). La voce di Lou Reed, da sola, vale mille seduzioni.

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