Storia di un giovane muratore

Schietto e genuino, Elia Caldara è nato nel 2007, ama la montagna e, dopo aver fatto una parentesi come boscaiolo, ci racconta la sua scelta professionale

Di Clara Storti

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Schietto e genuino, Elia è nato il primo giugno 2007 e, dopo una parentesi come boscaiolo, ha scelto di diventare muratore. Vive a Isone, lavora in una ditta della Valle di Blenio e va a scuola – è all’ultimo anno di formazione – dividendosi fra Mendrisio (Cpt) e Gordola (Cfp). Puntando la sveglia alle 5.30 del mattino, in questa geografia cantonale si muove usando principalmente la Posta e il treno (ha ancora 17 anni), con una motivazione affatto scontata. A scuola e in cantiere ha imparato che è essenziale comunicare bene; per ricaricare le batterie va in montagna (che ama), ascolta e canta brani della tradizione musicale popolare e vorrebbe imparare a suonare la fisarmonica…

Tirar su muri e case. Fino a un paio di settimane fa, sarebbe stata questa la risposta (superficiale) a chi mi avesse chiesto se sapessi che cosa fa un muratore. In realtà la professione è ben più complessa di così e me lo ha insegnato un po’ meglio un giovane uomo che questo mestiere ha deciso di far suo. Si chiama Elia Caldara, è nato il 1° giugno 2007 e ha da poco iniziato il suo terzo e ultimo anno di apprendistato, seguendo il percorso triennale che porta all’ottenimento del diploma Afc (sciolgo la sigla: attestato federale di capacità). Nel primo pomeriggio di un lunedì di fine agosto, incontro il 17enne a Gordola, nel padiglione A del Centro di formazione professionale (Cfp), fortemente voluto dalla sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) che ha sede a Bellinzona. Una vera e propria cittadella frequentata da muratori in formazione, così come, fra gli altri, da diversi apprendisti costruttori e artigiani. Riavvolgo il nastro della conversazione – un’espressione consunta e ben poco attuale, pensando anzitutto all’età del mio interlocutore – e riascoltandola non posso non pensare che davanti agli occhi mi ritrovo un ragazzo schietto e genuino con una motivazione forte e affatto scontata, soprattutto pensando al fenomeno degli abbandoni sempre più diffuso nella Scuola media ticinese, acuitosi dopo la pandemia. Seppur di Medie si scriva, basti pensare che nell’anno scolastico ’23-’24 poco meno di quattrocento allievi si sono assentati dalle lezioni per un totale di duecento ore e all’incirca cento per ben quattrocento.

Una giornata tipo

Ma torniamo a Elia che vive a Isone e tutte le sere della settimana (lavorativa, beninteso) punta la sveglia alle 5.30 del mattino: “Così riesco a prendere la Posta delle 6 e poi il treno per Gordola” o Mendrisio, dove frequenta il Centro professionale tecnico (Cpt). “Quando vado in ditta, mio papà mi accompagna in automobile fino a Giubiasco, così prendo la coincidenza, altrimenti sarei obbligato a svegliarmi molto prima per andare a Ludiano-Serravalle”, dove ha sede “la ditta Cittadini Reto… – ci pensa su e poi dice sorridendo – Così faccio anche pubblicità”. Si tratta di una ditta cosiddetta piccola, con poco meno di una decina di operai, in cui l’apprendista si trova “molto bene, anzi benissimo” e dove ha iniziato a lavorare tre anni fa. Alla professione di muratore, Caldara ci è arrivato dopo un mese in cui ha vestito i panni del boscaiolo. Racconta di aver lasciato alberi e motosega per l’edilizia perché rispetto al primo, il secondo è un lavoro diversificato, scongiurando così monotonia e noia. Lo spunto della professione glielo ha dato lo zio che ha un’impresa propria, per il quale Elia ha deciso tuttavia di non lavorare, perché desideroso di essere trattato al pari dei colleghi, ma che – conoscendo il titolare della ditta bleniese – lo ha aiutato a trovare un posto di apprendistato.

Scuola e cantiere

La scuola non è a tempo pieno, ma è integrata a quello di lavoro in ditta, dimensioni che si completano, così da svezzare subito i ragazzi alla vita di cantiere che, anche nei contesti più rosei, non è affatto semplice. Le materie si dividono fra teoriche e pratiche e sono progressive, iniziando da nozioni base: dalla sicurezza sul lavoro alla conoscenza dei mezzi di cantiere. In un anno formativo, chiarisce Elia, “un lunedì a settimana siamo sui banchi di Mendrisio impegnati in lezioni di conoscenza dei materiali, delle costruzioni, calcolo e disegno professionali, italiano, cultura generale e sport… e all’incirca sei-sette settimane a Gordola, dove facciamo pratica, vale a dire che tiriamo su muri (anche facciavista), prepariamo casseri, betoncini, posiamo griglie per condotte, intonaco, finiture…”. Uno degli insegnamenti della scuola utile anche fuori dalle sue mura, afferma, è la comunicazione: “Sul lavoro, comunicare bene è essenziale” e pure nella vita.

Per il resto del tempo è sui cantieri: “In una ditta piccola come quella in cui lavoro, ho la possibilità di vedere da vicino le molte prospettive della costruzione, da ristrutturazioni a canalizzazioni, muri in sasso e mattoni, tetti in pioda…”. Oltre alla varietà, a Elia del mestiere piace che “insegni ad arrangiarsi con quello che si ha a disposizione e ad apprezzare ogni aspetto del lavoro, anche quelli meno interessanti… Alla fine è così dappertutto, mica può essere tutto bello. E va bene così, fa parte del gioco”, chiude il 17enne.


© E.C.
In cantiere

Camoghè andata e ritorno

Il muratore è un mestiere duro non solo fisicamente, ma anche mentalmente: diciamo che sul cantiere ci si fa le ossa ed Elia, per scrollarsi di dosso le giornate di lavoro e ricaricare le batterie, va a camminare. “Mi piace tanto la montagna e quindi per rilassarmi, quando arrivo a casa, anche se sono stanco, prendo e parto, perché nella natura sto bene, non ci sono rumori, i pensieri spariscono”. Nato con gli scarponi ai piedi – è cresciuto in una famiglia in cui si praticano da sempre caccia e pesca –, Elia ama la montagna e quella nei dintorni di casa sua la conosce a menadito. “Una molto bella – confessa – è il Camoghè”. Di tanto in tanto, racconta, dopo il lavoro, parte da casa alla conquista di quella vetta (2’228 m s/m) fra Luganese e Bellinzonese; dopo circa 3 ore di cammino “arrivo su, vedo il tramonto e sono contento. Poi rientro – rincasando fra le 10 e le 11 di sera –, faccio una doccia e vado a dormire. Il mattino dopo sto bene. Tanti non mi capiscono, ma è una cosa che mi piace fare, come il lavoro sul cantiere, e il peso non lo sento affatto, anzi”. Montagna a parte, fra interessi, passioni e maniere di svagarsi, Elia un po’ timidamente dice che si diverte a uscire con gli amici di venerdì e sabato sera; il suo piatto preferito sono le costine (gli piace grigliare) e ascolta la musica popolare, canzoni tradizionali che canta con gli amici alle feste di paese, come quella di Isone che si svolgerà a fine mese. “Ho anche comperato una fisarmonica, che ancora non so suonare, ma vorrei imparare”.

Gli domando infine quale sia il suo sogno nel cassetto… “Non ne ho uno, quello che mi piace fare già lo faccio. Chissà, forse, è proprio questo, poter provare a fare quello che mi piace e poterci riuscire”.

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