I dottori dei fantasmi

Reportage dal Nord della Thailandia dove vivono, e operano, gli ultimi sciamani del Paese del Sudest asiatico

Di Fabio Polese

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

A ottanta chilometri da Chiang Mai, nel Nord della Thailandia, c’è un piccolo villaggio isolato dove vive una coppia di ‘Mo Phi’ – Yak e Tip – devota a Shiva che, quotidianamente, pratica rituali magici su richiesta di numerose persone che, da diverse zone della regione, giungono alla porta dei due sciamani i quali, in generale, nella comunità vengono considerati intermediari fra mondo umano e mondo degli spiriti, ricoprendo un ruolo decisamente importante. Fra speranze e superstizioni, i due curano mali fisici, spirituali, intercedono contro maledizioni e per richieste più materiali, come soldi e ricchezza, influenzando notevolmente la vita di chi chiede loro aiuto, indipendentemente da classe sociale o livello di istruzione.

In queste strade sperdute, il silenzio regna sovrano. Di sottofondo solo il cinguettio degli uccelli e i richiami degli altri animali che popolano la zona. Il viaggio scorre tranquillo e, dopo due ore, arrivo a destinazione.

Mi trovo in un piccolo villaggio isolato, immerso nella natura del Nord della Thailandia, distante circa 80 chilometri da Chiang Mai, la seconda città più grande del Paese. Qui ho incontrato Yak e Tip, rispettivamente 47 e 45 anni, una coppia di sciamani devota a Shiva che, in un affascinante intreccio tra animismo, induismo e buddismo, praticano rituali magici alle numerose persone che ogni giorno si rivolgono a loro per i motivi più disparati.


© Fabio Polese
Sulla strada

Mediatori fra aldiquà e aldilà

È la prima volta che li vedo, anche se ho la sensazione di conoscerli da anni. Yak mi dà il benvenuto e mi fa accomodare in una stanza usata per le celebrazioni accanto alla loro abitazione, mentre sua moglie Tip prepara il caffè. All’interno e all’esterno, ci sono molte statue di divinità. Tra queste, ovviamente Shiva, venerato nella religione indù come il “distruttore” nel processo di creazione e rigenerazione dell’universo. La distruzione, in questo contesto, non è vista come negativa, ma come una parte essenziale del ciclo cosmico che permette la continua evoluzione e rinascita.

C’è anche Ganesha, considerato il dio della saggezza con la testa di elefante e dispensatore di successo. E poi Kali, la dea della trasformazione, raffigurata con quattro o sei braccia, una lingua sporgente e una collana di teschi umani. È venerata per la protezione che si creda offra ai devoti. Più distante da queste raffigurazioni – che in un’ottica occidentale potrebbero sembrare cupe e poco armoniose – in un piccolo altare separato dagli altri non poteva mancare Siddharta Gautama, il Buddha.

“Queste non sono solo statue”, mi spiega lo sciamano. “Sono vive, possiedono lo spirito di ciò che rappresentano. Ora prendiamo il caffè, poi iniziamo la giornata con i nostri rituali e vedrai con i tuoi occhi”, aggiunge, mentre mi passa una tazza bollente piena fino all’orlo. Gli sciamani in Thailandia vengono considerati dei mediatori tra il mondo umano e quello degli spiriti e ricoprono un ruolo di grande importanza nella scala sociale delle comunità locali in cui vivono. I nomi variano a seconda delle loro specializzazioni. Generalmente vengono chiamati Mo Phi, che significa letteralmente “dottore dei fantasmi”. Se si specializzano in erbe medicinali, invece, vengono chiamati Mo Tam Ya. Più genericamente, possono essere definiti Ajarn, termine usato per indicare un maestro di pratiche spirituali e occulte.


© Fabio Polese

La storia di Noppadon

Poco più tardi entra il primo devoto. Arriva da Lamphun, una cittadina vicino a Chiang Mai. Si chiama Noppadon, un uomo di 58 anni, ex professionista di Muay Thai (arte marziale thailandese), che all’improvviso è rimasto quasi del tutto paralizzato. “Non so perché sono diventato così. Non ho avuto un incidente”, racconta con una voce tranquilla. “Sono andato per anni in ospedale a fare visite su visite, ma nessuno sapeva dirmi cosa avevo. Poi a un certo punto mi hanno detto che non ci sarebbe stato nulla da fare e che non avrei mai più camminato in vita mia”. Ma un giorno, continua, “un conoscente mi ha parlato di loro e sono venuto qua per provare. Ho fatto qualche seduta e già sto iniziando a muovere le gambe e alzare le braccia”.

Yak e Tip accendono diverse candele in punti diversi della stanza. Poi si rivolgono verso le statue e iniziano a recitare dei mantra, delle frasi ripetute come in preghiera, che solitamente vengono usate durante la meditazione per raggiungere uno stato di consapevolezza spirituale. Passano meno di cinque minuti e la moglie dello sciamano sembra entrare in trance. La testa ondeggia, avanti e indietro, quasi ritmicamente. Questo succede, mi spiegano dopo, perché iniziano a comunicare con gli spiriti, che renderanno possibile il proseguimento della celebrazione.

Subito dopo questo passaggio, i due maestri prendono diverse erbe e le mischiano con un uovo. Poi portano Noppadon all’esterno e gli cospargono la schiena con questo mix. “Le erbe le raccolgo personalmente nella foresta sopra al villaggio durante specifiche fasi lunari e orari, così da massimizzare le loro proprietà curative” , mi spiega Yak. “Per il suo problema, ne uso 5 tipologie diverse. Servono a mandare via il male fisico dal corpo”, aggiunge. Secondo diversi studi, esistono 151 specie (126 generi in 60 famiglie diverse) di piante medicinali utilizzate dai guaritori in Thailandia. Tra queste, alcune delle più comuni includono le foglie di pandano, la menta piperita, la combava e la citronella.

All’ex combattente di Muay Thai viene successivamente fatto un “bagno benedetto”, che qua viene chiamato Nam Mon. Lo sciamano mi dice che “questa pratica è necessaria per liberarsi delle impurità interiori”. Durante il rituale, Noppadon viene lavato con un secchio pieno di acqua e altre erbe, così da completare la purificazione fisica e spirituale. E, per finire, gli viene fatto un massaggio thailandese, durante il quale vengono stimolati punti specifici del corpo, conosciuti come Sen. Questi sono considerati canali energetici dove fluisce l’energia vitale del corpo, simili ai meridiani utilizzati nella medicina tradizionale cinese.


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L’ex lottatore di Muay Thai, Noppadon

Speranze o superstizioni

Intanto, le ore passano e la strada davanti alla piccola casa dei due maestri, in questo villaggio sperduto, si riempie di macchine e motorini. Sono di tutte le persone arrivate per chiedere il loro aiuto. Una ragazza è convinta di essere stata vittima di una maledizione e di non sentirsi bene.

Un’altra fa una richiesta più moderna e materiale: vuole maggiori guadagni e diventare presto ricca. Un ragazzo giovane ha problemi alla schiena dopo un incidente.

E che si tratti di speranze o superstizioni, che in questa parte del mondo sono comunque molto importanti e spesso influenzano profondamente la vita quotidiana, indipendentemente dalla classe sociale o dal livello di istruzione, tutti raccontano storie di come, anche in passato, questi due sciamani abbiano aiutato concretamente loro stessi, amici e parenti.


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