In lode del cesto natalizio
O lo si ama oppure lo si odia. Beh, sempre meglio che ritrovarsi con i soliti regalini di circostanza
Di laRegione
Se state leggendo queste righe siete agli ultimi, pericolosissimi passi prima della fine di quel periodo tremendo costellato di «e se non ci rivediamo più tanti auguri», «dai, almeno un aperitivo prima di Natale» e gli effettivi aperitivi o cene prima di Natale. Alcuni di noi hanno iniziato nell’ultima decina di novembre, perché ormai il trend è prendere ben bene la rincorsa per l’ingrasso, cominciando a rimpinzarsi come tacchini ben prima del Black Friday. Altri lavorano per società che hanno deciso di spostare i festeggiamenti a gennaio quando – testuale – «saremo tutti più tranquilli». Strategia interessante ma anche pericolosa: siamo sicuri che non serva solo a prolungare lo strazio? A gennaio l’ardua sentenza.
Se i festeggiamenti ufficiali vengono rimandati, ci siamo detti, resterà più tempo per scartare i famosi doni di rappresentanza. Il periodo, terrificante per spedizionieri e fattorini, è attraversato dalla trepidazione di chi siede alla scrivania e scruta il collega di rientro dalla portineria. «Pacco per…» proclama mentre gli altri lo guardano speranzosi. A quel punto il collega inizia a gongolare, pregustando leccornie o prelibatezze. Perché – si sa – il cesto natalizio alimentare è tanto banale quanto ben accetto. «Senti che buono quel Parmigiano che ci ha regalato tizio a Natale» diciamo intorno a marzo, ricordando il momento in cui lo abbiamo estratto dalla finta paglia decorativa selezionandolo tra cioccolate esotiche, cipolle sott’olio e patè sconosciuti.
Peccato che sempre più spesso il collega arrivi con passo leggero spedito. «Tizio ha piantato degli alberi per noi». «Tizia ha donato dei soldi a un villaggio di un paese povero». Per non parlare dello scabrosissimo tema «agendine e calendari», notoriamente sempre brutti e fuori misura ma indispensabili in tutte le scrivanie. «Risparmiamo la carta – dicono i bigliettini di quest’anno – e facciamo a meno del calendario».
Fino a un paio di anni fa toccava istituire la lotteria dei salumi ricevuti in regalo e all’improvviso ci ritroviamo con un pugno di semini e senza neppure un panettone da inzuppare nel latte al mattino. Il calendario ce lo compriamo autonomamente: per segnarci che l’anno prossimo il regalo solidale andrà rispedito al mittente.