Barbie, quando è troppo è troppo…
Perché è meglio non sposarsi con uno col cesto dei panni sottobraccio (e con un’auto dove non ci stanno neanche le gambe)
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Mi sta bene, ho pensato mentre correvo sudata verso uno sperduto negozio di giocattoli. A forza di boicottare Amazon, mi dicevo, finirò per prendere un esaurimento nervoso. Mi piace toccare le cose, rigirare le confezioni, farmi suggerire dai commessi e non vedere comparire sullo schermo l’orrenda frase «i clienti che hanno comprato questo hanno visto anche…». Non voglio che nessun algoritmo prenda nota dei miei interessi e, anche se so che i miei sforzi dureranno poco e incideranno poco sulle sorti del mondo, ho deciso di fare a meno di Amazon. Pensavo che sarebbe andato tutto bene fino a che non mi sono stati chiesti degli abiti di Barbie.
Tanto per cominciare i vestiti di Barbie sono i-n-t-r-o-v-a-b-i-l-i-. I set della nostra infanzia con gli abiti e le scarpe attaccati alla confezione con laccetti di plastica infernali non esistono praticamente più. Fino a poco tempo fa trovavo una discreta fornitura di abiti da Barbie Poco di Buono, outfit che a talebane del settore come me facevano temere una deriva non certo morale ma estetica. I dubbi sono forti: i vestitini in lurex e gli zatteroni indossati dalle Barbie scongiureranno l’eventualità che la creatura voglia un giorno provarli su di sé? Il dubbio dura poco perché oramai neanche quella tipologia di vestiti è reperibile.
Piuttosto che ripiegare sull’imitazione, mi sono detta, compro un’altra Barbie, che viene venduta corredata di vestiti. Ho trovato Barbie Astronauta, Barbie Coscia Importante; Barbie Sirena; Barbie Pilota; Barbie Ingegnere Aerospaziale. Ora, non vorrei sembrarvi una persona gretta. Io sono tra le prime bambine del mondo ad aver giocato a lungo con Barbie Benetton – lo slogan della pubblicità era «Barbie di colore sei davvero uno splendore» –, però sono rimasta delusa. Tornata a casa il giudizio non è stato meno duro: «Noi vogliamo vestiti lunghi, enormi e pieni di lustrini. E macchine enormi dove possa starci anche Ken». Sì, proprio quel Ken che ho trovato in vendita corredato di lavatrice e di cesto di panni da lavare in omaggio alla parità di genere e alla divisione dei compiti in casa. «Mamma, Barbie non si può sposare con uno con il cesto di panni sottobraccio e con una macchina in cui non ci stanno neanche le gambe». Modelli arcaici e Suv metropolitani. Vogliono giocare con gli stereotipi.
E hanno maledettamente ragione.