Vent’anni di ‘Tenenbaum’ (un film da rivedere)
“La gente non approva, ma oggi giorno che cosa approva la gente?” (Gene Hackman). Per tutto il resto cercatevelo e godetevelo, me vale la pena
Di Laura (la Ficcanaso)
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione
I giornalisti, al pari di altre categorie iperattive come gli anziani e gli innamorati, amano le cifre tonde: 10 anni di matrimonio, 15 di pensione, il quarantesimo compleanno del partner, i vent’anni di un grande film. Così accade che nella settimana in cui realizzi quanto sia urgente inventare un regalo per l’uomo che odia ogni tipo di festeggiamento ma compie la cifra tonda che la convenzione sociale impone di non ignorare, scopri che I Tenenbaum compiono ben vent’anni.
È il momento per ripercorrere un film irresistibile a colpi di aneddoti e post su Instagram di Gwyneth Paltrow, che per un momento abbandona le tematiche green e salutiste per rendere omaggio al personaggio che l’ha consacrata in un universo che non sembrava il suo, quella Margot depressa con un anulare di legno, costantemente in pelliccia di visone, maglietta a righe, mocassini ed Hermés al braccio. Figlia adottiva, geniale e depressa, di una famiglia di squilibrati altrettanto geniali, è da sempre oggetto dell’amore del fratellastro tennista in crisi di nervi Owen Wilson, ma finisce per sposare un noiosissimo psichiatra.
Con I Tenenbaum l’attore Wes Anderson è diventato Wes Anderson e noi siamo diventati dipendenti da tutti i film successivi confezionati con gli stessi ingredienti e dal risultato mai paragonabile: un cast stellare e indolente, colonne sonore immaginifiche, ambientazioni assurde e dialoghi fatti per essere guardati. Quello che tra i fan di Wes Anderson non si può dire è che nessun treno per Darjeeling né avventura acquatica di Steve Zissou hanno mai eguagliato neanche cinque minuti de I Tenenbaum, che – tra le altre mille cose – ha fatto in modo che nessun potesse indossare una felpa dell’Adidas senza sentirsi il vedovo nevrotico Ben Stiller, vestito uguale ai due figli gemelli e fissato con la sicurezza dopo aver perso la moglie in un incendio.
“Con chi vorresti festeggiare i tuoi 40 anni?”, ho chiesto alcune settimane fa, con finta nonchalance. È seguita una frase apparentemente dolcissima che ha preceduto una dialettica al limite della minaccia: voglio solo te e le bambine, niente invitati né feste a sorpresa. Ho ripensato al noiosissimo psichiatra marito di Gwyneth Paltrow. Solo giorni fa, spulciando le fotogallery del ventesimo anniversario, ho realizzato che era Bill Murray. Mai sottovalutare le cose che si possono scoprire negli anniversari a cifra tonda.