È estate, fa caldo

Il clima killer uccide anche il linguaggio (e il giornalismo)

Di laRegione

«Fosse solo il caldo, signora mia! È l’umidità che t’ammazza…». Questa l’abbiamo sentita tutti, anche perché in estate diventa il modo preferito per rompere il ghiaccio – si fa per dire – quando ti trovi col vicino in ascensore, e ti accorgi che non hai proprio nulla da dirgli. Ma ad ammazzarmi ancora di più è il caldo che sprigiona dai media. Perché d’accordo, la canicola può essere una notizia (se nevicasse a luglio lo sarebbe di più, ma mica possiamo avere tutto); tanto più che offre un’occasione per riflettere sul surriscaldamento climatico, sebbene legare un singolo episodio alle tendenze di lungo periodo sia un po’ una scorciatoia. Però tutte quelle immagini di anziane che si sventagliano sulle panchine, di bimbi che si abbeverano alla fontana, di paesaggi urbani deserti e gente sudaticcia fa salire ancora di più la temperatura (è il caldo percepito, dice il saggio).
E poi ci sono le vampate del linguaggio, che soprattutto sulle reti italiane sfiora il terrorismo: «il caldo killer», «la morsa del caldo», «l’emergenza», «la paura» soprattutto «per i più anziani». E ancora i cliché soffocanti: «la colonnina di mercurio», le riprese della gelataia carina, i consigli dell’esperto («l’importante è non uscire nelle ore centrali della giornata e bere molta acqua», maddai!?). D’altronde lo notava già Flaubert nel suo Dizionario dei luoghi comuni, proprio alla voce «caldo»: «Sempre “insopportabile”. Non bere quando fa caldo. “Non si respira”». Poi certo, anche questo è un articolo sul caldo. È che d’estate siamo tutti un po’ confusi. Sarà l’umidità, signora mia.

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