Tutti i colori di Francine Mury
ʻOgni persona ha una sua cromaticaʼ, ci confida l’artista di Meride. Una gamma di sfumature che manifesta nel vestirsi, nell’arredare casa o nel dipingere…
Di Keri Gonzato
Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
ʻIl colore è una risonanza, tutte le nuance di questa risonanza sono onde con cui la persona si identifica o menoʼ.
Mi trovo nella casa-atelier dell’artista a Meride, e le sue parole trovano una conferma diretta in quello che vedo. I miei sensi si rilassano stimolati dalla danza di tonalità organiche e tenui attorno a me. Nuvole, foglie di bambù mosse dal vento, pennelli e carta, persino il disordine, qua, trova il suo giusto ordine. Dalle grandi finestre entrano la luce e il verde della campagna del Mendrisiotto. Francine Mury, cresciuta a Basilea fino ai 19 anni e vissuta in passato in Svizzera francese, a Parigi e in Italia, da molti anni ormai ha scelto Meride come luogo di vita e di ispirazione. Nella sua arte il colore ha un’importanza anche a livello materico: “Mi piace lavorare con i pigmenti che respirano e comunicano con le superfici, mentre gli acrilici non li uso, sono derivati del petrolio e privi
di difetti”, racconta spostando dei grandi pannelli frutto del suo ultimo lavoro. Opere grandi, ma discrete, nelle loro tonalità lattiginose. “Sono state dipinte con la caseina, utilizzata per dipingere fin dall’antichità”, spiega. L’artista evita i colori assoluti e quindi anche il bianco, che rappresenta la nebbia che può arrivare d’un tratto sulle cime montane, è sporcato di nero. In un equilibrio mai banale, riesce a creare armonia e allo stesso risvegliare un senso di irrequietezza, pericolo e dunque indagine… La serie sulla montagna è nata in questo strano periodo e porta con sé un silenzio, un senso di stasi, uno scomporsi inesorabile. “Sono lavori ispirati dallo scioglimento dei ghiacciai, una grande lacrima della terra. Seppur io non sia un’artista concettuale, tematiche cruciali come quella del cambiamento climatico emergono nelle opere”.
© Jiang Zuquin
Prendersi cura
Francine Mury viene dalla grafica e nei primi anni lavora come illustratrice scientifica per tematiche archeologiche e di storia naturale. Allora i libri della scienza includevano splendidi disegni di insetti, elementi botanici… “Studiai queste materie quando erano appena state introdotte a livello accademico, per poi vederle sparire in breve tempo con l’avvento della micro-fotografia, del computer e quindi anche della grafica digitale” , spiega. “In pochissimo tempo cambiò tutto”. Quegli anni lasciarono però un segno in lei, legandola permanentemente al mondo naturale, alle forme organiche, ai movimenti della geografia terrestre.
Il desiderio di prendersi cura delle cose ancora oggi motiva tutte le scelte importanti della sua vita: “Da sempre cerco di creare impressioni visive che fanno stare bene, voglio lasciare spazio alla riflessione e a un incontro morbido con l’altro”. I suoi viaggi in Cina rappresentano esperienze di grande maturazione in questo senso. Durante la sua prima permanenza, con un’artista locale conosciuta a Parigi, dà vita a una serie a quattro mani: “Aver creato con un’altra persona su dei grandi fogli di carta posti sul pavimento dell’Accademia d’Arte della Tsinghua Università di Pechino – utilizzando i pennelli della tradizione cinese – è stata un’esperienza molto ricca, l’opera cessa di essere ‘tua’ per divenire qualcosa di più grande che appartiene anche all’altro e quindi al mondo: è stato necessario sentire i ritmi di entrambe, lasciare spazio, ascoltare, permettere e non entrare in lotta. Un incontro, un’apertura”. A partire dall’8 maggio queste opere saranno in mostra al Musée d’Art et d’Histoire di Neuchâtel, e in autunno al Musec di Lugano (Covid permettendo). La Cina le è rimasta pennellata nel cuore: “La tradizione taoista e il confucianesimo continuano a informare la realtà di oggi”, racconta, “molti sono affascinati dal Giappone, ma pochi sanno che la cultura giapponese ha preso spunto largamente dalla Cina. Arrivarci dall’Occidente, ti fa sentire piccolo”.
A differenza di quanto accade da noi, in Cina la formazione dell’artista passa sempre dalle basi della tradizione che gli danno delle solide radici filosofiche. “Ho sperimentato come il tratto del tuo pennello rivela immediatamente se ti stai muovendo da uno spazio di calma, fiducia e rilassamento oppure di rigidità mentale. Molte volte durante le mie permanenze mi è stato detto: il problema di voi occidentali è che non avete più il cuore”.
© Jiang Zuquin
Ascoltare il cuore
Francine Mury ha sempre condiviso le sue esperienze con i suoi giovani allievi, prima alla scuola di grafica a Bienne e poi in Ticino alla Supsi e alla Csia di Lugano. Osservatori da dove riflettere su un Occidente che oggi pare confuso: “Io lo vedo come un momento di passaggio, un grande calderone dove si stanno muovendo molte cose, il mio consiglio alle nuove generazioni di artisti, ma non solo, è di smettere di guardare fuori e di approfittare della situazione straordinaria della pandemia per lasciare cadere le superficialità
e focalizzarsi su sé stessi, per conoscersi e sviluppare delle antenne capaci di sentire e scegliere solo ciò che è vero per te: la difficoltà necessaria della vita è che non c’è un cammino o un modo d’uso, solo tu puoi trovare il tuo cammino”. L’importanza di scendere dalla testa al cuore. Questo ha appreso in Cina e ha portato con sé in Svizzera.