Paolo Tognina, tra fede e nuove sfide
Pastore e giornalista, volto noto della RSI, dal primo luglio si occuperà tempo pieno della comunità riformata di Poschiavo. Conosciamolo meglio
Di Gino Driussi
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Nato nel 1964 a Brusio, ha studiato teologia alla Facoltà valdese di Roma dal 1985 al 1989, poi per due semestri al Columbia Theological Seminary di Atlanta. Tornato dagli Stati Uniti nel 1990, ha svolto un anno di pratica pastorale in Liguria. Laureatosi nel 1992, si è sposato con Lara Robbiani ed è stato consacrato pastore nel corso del Sinodo valdese-metodista a Torre Pellice. Rientrato in Svizzera, ha svolto il ministero pastorale nella comunità evangelica riformata di Locarno e dintorni fino al 2000. Padre di tre figli, dal 2001 è coordinatore dei programmi evangelici alla RSI e caporedattore del mensile “Voce evangelica”.
Dopo più di vent’anni di giornalismo, Paolo Tognina volta pagina. Il prossimo primo luglio lascerà gli incarichi che riveste attualmente alla RSI (anche se è allo studio il mantenimento di una supervisione sui programmi evangelici radiotelevisivi) per dedicarsi completamente alla comunità riformata di Poschiavo e di Brusio, della quale è peraltro già pastore a tempo parziale (facendo la spola tra Ticino e Grigioni) dallo scorso settembre. A succedergli alla RSI sarà la giornalista italiana Lucia Cuocci. Ma prima di parlare del futuro, mi interessa sapere come mai, ormai tanti anni fa, il mio interlocutore ha deciso di studiare teologia. “Alla fine dei miei studi alla Magistrale di Coira ero molto combattuto tra due opzioni: o andare a studiare storia a Zurigo oppure teologia a Roma. In definitiva, se ho scelto teologia è stato soprattutto per la grande ammirazione che nutrivo nei confronti del teologo valdese Paolo Ricca, che era un grande amico di mio padre – docente di scuola secondaria e molto impegnato nella Chiesa – e che frequentava regolarmente casa nostra. Però la spinta decisiva me l’ha forse data l’ex consigliera nazionale Silva Semadeni, la mia docente di civica e di storia alla Magistrale, che aveva appena trascorso un periodo sabbatico alla Facoltà valdese di Roma (dove insegnava appunto Ricca) e ne era rimasta talmente entusiasta che mi raccomandò caldamente di andarci. Ed è così che ho intrapreso i miei studi teologici e sono molto contento di questa scelta”.
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Pastore a Locarno
La prima comunità della quale Paolo Tognina è stato pastore è stata quella di Locarno e dintorni. “Ho dei ricordi abbastanza belli di quel periodo, anche se non è stato facilissimo. Ho pensato tante volte che sarebbe meglio svolgere questo lavoro in età più avanzata, quando si è raggiunta una maggiore maturità. Fare il pastore richiede infatti una solidità, una quiete interiore, una disponibilità all’ascolto che ho l’impressione maturino solo con il passare degli anni. Comunque, è stata un’esperienza positiva, perché ho imparato a stare in mezzo alla gente, a confrontarmi con tanti problemi e questo mi è stato molto utile”.
Soddisfazioni giornalistiche
L’inizio del 2001 segna una svolta importante nella vita di Paolo Tognina. Postula e viene scelto come coordinatore dei programmi evangelici alla RSI. “Da giovane, avevo fatto parte di un gruppo che aveva fondato a Poschiavo una pubblicazione alternativa che si chiamava La Scariza, mentre quando ero pastore a Locarno collaboravo ad alcuni programmi della radio e con laRegione. Inoltre, grazie a mio suocero Dario Robbiani, ebbi anche l’occasione di fare uno stage a quella che si chiamava ‘Svizzera 4’. Questo per dire che il giornalismo mi attirava molto, per cui quando si è presentata l’occasione non ho esitato”. Occuparsi di programmi evangelici in un territorio a stragrande maggioranza cattolica non deve essere stato sempre facile, ma Paolo Tognina non la pensa così: “No, non direi, anche se ogni tanto qualche mio intervento suscitava disapprovazione dal palazzo vescovile, ma i toni sono sempre stati abbastanza amichevoli, visti i rapporti che mi legavano in particolare al vescovo Mons. Grampa da quando lui era rettore del Collegio Papio di Ascona e io ero insegnante di religione. Inoltre, devo dire che non ho mai pensato di fare il giornalista evangelico, ma il giornalista tout court che si occupava di tematiche religiose, tanto è vero che alla mia Chiesa ho sempre detto di non essere il suo portavoce. Quindi niente proselitismo e nessuna visione unilaterale delle cose”. Una lunga esperienza giornalistica ricca di bei ricordi: “Mi mancherà soprattutto il fatto di non poter più soddisfare la mia curiosità andando a interpellare personalità di spicco che hanno lasciato il segno. Come, per esempio, la teologa e vescova tedesca Margot Kässmann, oppure Moni Ovadia, Vito Mancuso, Enzo Bianchi e tanti altri da cui ho imparato molto. Questo è stato uno degli aspetti più affascinanti della mia attività giornalistica”.
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Prospettiva stimolante
E ora, come detto, una nuova sfida attende Paolo Tognina. “È andata così: il pastore di Poschiavo Antonio Di Passa ha deciso improvvisamente di andarsene nell’agosto dello scorso anno, sorprendendo un po’ tutti. Allora il presidente della comunità, Luca Compagnoni, un mio amico, mi ha chiamato chiedendomi se quel posto diventato libero potesse interessarmi e questo mi ha molto stuzzicato, perché ovviamente mi toccava su un punto sensibile. Infatti ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto tornare un giorno nella mia terra (anche perché mia mamma vive a Brusio), ma temevo un po’ di tornarvi da pensionato. Invece, andarvi con un ruolo e un incarico ben precisi è stata una prospettiva molto stimolante. Ho riflettuto a lungo, per ben due mesi, e ho finito per accettare!”. Allora, non ci resta che augurare a Paolo Tognina tante soddisfazioni in questa sua nuova attività.
© Ti-Press / Alessandro Crinari