Helsinki, sempre giovane e felice
La capitale finlandese ha fatto un patto con il diavolo, come Dorian Gray…
Di Fabiana Testori
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Ho un criterio personale chiave per definire i paesi particolarmente virtuosi: la possibilità di bere l’acqua del rubinetto senza percepire gusti sgradevoli, senza il pericolo di incorrere in qualche malessere ed esclamando allo stesso tempo ‘è buona!’. E quindi, mi sono sempre vantata di questo aspetto della Svizzera, nell’elenco delle virtù che mentalmente le attribuisco nella mia testa, pensando fieramente (e un po’ ingenuamente) di vivere nel ‘paese dei sogni’.
Poi sono arrivata ad Helsinki, capitale della Finlandia e nella sala da bagno della camera d’albergo un tovagliolino posato sotto i bicchieri vicino al lavandino diceva “assapora la nostra acqua corrente, è una delle migliori al mondo”. In cuor mio ero scettica, ma non ho obiettato e l’ho assaggiata, riconoscendo che l’operazione marketing dell’albergo diceva il vero. Visitando la città sono rimasta esterrefatta (sì, è l’aggettivo che più si addice) dalla pulizia, dall’ordine, dal rispetto che le persone hanno per “ciò” che appartiene a tutti.
Questione di civiltà
Ho camminato tre giorni prima di imbattermi in un mozzicone di sigaretta gettato per strada, non mi sono mai sentita insicura né di giorno, né di notte e non ho mai dovuto controllare dove appoggiassi la borsa. Nessun mendicante, nessuno importuna, nessuno spinge, nessuno bercia o alza la voce. La fila, se si fa, che sia al museo, per il traghetto, in un bar self-service, è composta e rispettosa, perché in Finlandia, un Paese leggermente meno popolato della nostra Svizzera (6 milioni di persone) e persino in una città grande come Helsinki (600mila abitanti), più popolosa delle nostre “grandi” città, vige una regola d’oro che noi abbiamo disimparato, anche se sembriamo non farci caso e ancora ci forgiamo di quel ridicolo “bon élève”, e cioè che: “La mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro”. Civiltà, civiltà, civiltà, non mi viene in mente una parola diversa per definire la Finlandia ed Helsinki in particolare. Si tratta di un valore che ha un prezzo: obiettivi nazionali chiari, sanzioni più ferree per chi non rispetta le regole, politiche statali che supportano, ma che non sono assistenzialiste.
Un esempio su tutti? Il Babybox. Dal 1938, epoca in cui la mortalità infantile in Finlandia, soprattutto negli ambienti più modesti, era particolarmente alta, chi diventa genitore riceve una scatola offerta dal governo con il necessario per i primi giorni del bebè: pannolini, vestitini, salviette. La neomamma può decidere se ricevere un’alternativa in denaro, ma in pratica nessuno lo fa e quasi tutti optano per il Babybox. Infatti, ogni anno, ed è questo il dato più interessante, circa il 95% delle 40’000 partorienti finlandesi sceglie di ricevere la scatola in robusto cartone che può servire anche da culla, piuttosto che un aiuto finanziario.
Giovane nello spirito e nei modi
La capitale Helsinki racchiude in tutta la sua essenza questa forma mentis e incanta così anche i suoi turisti, chi la visita per qualche giorno, chi la considera una delle tappe di un viaggio più ampio all’interno del Paese, chi decide di viverci per un po’ o addirittura di trasferircisi. Affacciata sul Mar Baltico, con gli occhi puntati su Tallinn e incastonata nelle rocce del Golfo di Finlandia, Helsinki è più austera e riservata rispetto alle nordiche sorelle scandinave (N.B. la Finlandia non viene considerata parte della Scandinavia per motivi linguistici e culturali) quali Copenaghen, Stoccolma ed Oslo, ma rispecchia pienamente la volontà d’acciaio dei suoi cittadini, i quali, nei secoli, hanno lungamente combattuto per la propria indipendenza. Nata svedese, per volontà del re svedese Gustav Vasa nel 1550, con il nome di Helsingfors, l’attuale capitale della Finlandia fu una semplice città del Regno di Svezia per oltre 600 anni.
Durante le molteplici battaglie intercorse fra svedesi e russi la città passò in seguito sotto il dominio della Russia imperiale (1809), che la trasformò in un Granducato. L’appartenenza all’Impero degli Zar consentì alla Finlandia di godere di moltissima autonomia e di emancipare la cultura finlandese. Nel 1812, Helsinki sostituì la vicina Turku/Abo nel ruolo di capitale e nel 1917, complice la Rivoluzione d’ottobre, la Finlandia riuscì a sottrarsi definitivamente alla Russia. Ancora oggi, l’impressione scaturita dalla capitale finlandese rimane quella di un’adolescente che, colma di entusiasmo, ha appena raggiunto la maggiore età. Helsinki è giovane nello spirito e nei modi, i suoi bellissimi palazzi in stile liberty sono sempre verniciati di fresco, quelli tipici del modernismo anni 30 potrebbero essere scambiati per opere architettoniche contemporanee.
Capitale mondiale del design
Nominata capitale mondiale del design nel 2012, Helsinki offre ai suoi visitatori grandi spazi, magnifiche passeggiate nel verde, traffico moderato e molte zone pedonali, oltre a quattrocento fra statue, opere d’arte e monumenti distribuiti in tutta l’area urbana. Il centro, che si snoda fra Piazza del Senato e il porto, è vivace, ma mai caotico, dare un’occhiata alle vetrine, percorrendo la lunga via dello shopping, è piacevole, ma mai stressante o assordante. La capitale finlandese rappresenta in tutto e per tutto la consumata espressione “a misura d’uomo”, l’individuo al centro delle cose, il resto viene dopo. Giovane come tutto ciò che è nuovo, Helsinki e la Finlandia hanno portato al mondo uno dei primi telefoni cellulari completamente portatili, il Nokia Mobira Cityman (1987), che all’epoca pesava 1,58 chili.
La prima chiamata GSM al mondo è stata effettuata dal primo ministro finlandese Harri Holkeri il 1º luglio 1991, utilizzando le apparecchiature Nokia sulla rete a 900 MHz costruita da Nokia e gestita da Radiolinja, mentre nel novembre 1992, il Nokia 1011 è stato lanciato sul mercato, rendendolo il primo telefono cellulare GSM disponibile in commercio. Fino agli anni 2000 le azioni del gruppo Nokia contavano più del 60% della capitalizzazione totale della Borsa di Helsinki e il 40% del mercato mondiale della telefonia mobile faceva capo al colosso finlandese. L’imprenditoria del Paese ha saputo reinventarsi anche dopo la crisi di Nokia, quando moltissimi ingegneri, un tempo attivi in quel settore, si sono reindirizzati verso l’innovazione, trasformando Helsinki (a detta delle classifiche internazionali) in uno degli ecosistemi migliori al mondo dove sviluppare una start-up.
E guardandola, in quei giorni che notte non diventano mai, mentre si sorseggia un bicchiere di vino vicino all’acqua, seduti in un caffè in una delle innumerevoli piccole penisole a due passi dal centro, non si può far altro che crederci.