Batman, l’eroe che tutti vorremmo essere
Né buono né cattivo, piace perché è un realista. Non vuole creare un mondo perfetto; anzi, sa che non può esistere una società senza pecche…
Di Giovanni Luise
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
L’altro giorno un bambino mascherato si è avvicinato con aria minacciosa dicendo che aveva 8 anni ma che praticava il karate da ben 10 anni, e mi ha perciò consigliato di stare in guardia perché lui era di un altro pianeta. Lui era Batman…
Se posso anche tralasciare l’evidente incongruenza temporale della prima affermazione fatta dal ragazzo, non posso certamente permettere che queste nuove generazioni crescano con l’errata convinzione che Batman sia l’eroe di un altro mondo. Lui è la fottuta leggenda urbana del nostro mondo. È molto facile essere di origine divina come Thor, fin troppo comodo essere punti da un ragno e trasformarsi in Spiderman, piuttosto megagalattico provenire da un altro Universo come Superman e alquanto fumettistico possedere il potere di rigenerazione corporea come Wolverine. Batman, al contrario, non ha nessun potere soprannaturale perché lui non è affatto “super”. È semplicemente un uomo e, come la maggior parte degli esseri umani, anche lui nella vita ha vissuto drammatici momenti di bat-sfiga. Da piccolo cade in un pozzo e viene attaccato da uno stormo gigantesco di pipistrelli rimanendone ovviamente piuttosto traumatizzato, e solo poco tempo dopo entrambi i genitori vengono uccisi a sangue freddo sotto i suoi occhi.
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Il fascino delle tenebre
È un personaggio amatissimo dagli psicologi perché, nonostante i suoi traumi, invece di mollare tutto e darsi allo scontato cliché di dipendenza da droghe e alcol o a maledire la vita attraverso il conveniente “che sfigato che sono il mondo ce l’ha con me”, decide di ricostruirsi da solo: impara così le arti marziali (caro bambino almeno questa l’hai azzeccata), va a studiare nelle migliori Università, realizza diversi marchingegni (su tutti la mitica bat-caverna), e alla fine compie quell’azione considerata il fulcro centrale della psicologia moderna perché prende la paura dei pipistrelli e la trasforma nella sua più grande forza diventando l’uomo mascherato della sua decadente città. Trasforma il dolore in un percorso di conoscenza ed è proprio indossando la paura, diventando la sua paura, che riesce a incutere timore ai suoi nemici, potendo confondersi come un guardiano silenzioso nell’entropica Gotham grazie a una caratteristica spesso assente nei suoi tradizionali colleghi supereroi: Batman, infatti, è un realista. Non vuole creare un mondo perfetto perché sa che non può esistere il mondo perfetto. È indiscutibilmente cosciente della vacua morale in cui naviga la sua corrotta cittadina ma allo stesso tempo sguazza e si integra perfettamente nel sistema. Quando lo guardi non sai mai se agisce per sete di vendetta o di giustizia; non sai se sarà buono o cattivo. Non lo incaselli, non lo inquadri, non lo capisci. È l’uomo del contrasto che sdogana quel concetto di eroe da prendere come modello perché non vuole essere un “esempio per tutti” e non si sbatte per essere amato a ogni costo. Vive in lui il morboso bisogno misto a desiderio di misurarsi con le tenebre e forse è questo l’elemento che lo mitizza ai nostri occhi perché Batman fa sognare il lettore compiendo un atto che, per paura o convenzione, spesso non è consentito fare all’ordinario uomo nella sua ordinaria vita: un giro nell’affascinante e intrigante lato oscuro.
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L’altra parte di noi
Lo ammiriamo perché pur amando il buio non ne rimane vittima; e anche se Joker prova più volte a farlo cedere mostrandogli la straordinaria bellezza del caos, Batman alla fine lo sconfigge sempre perché, pur cosciente in quanto realista del non senso del mondo, è mosso da uno dei sentimenti più belli, più alti e spesso più sottovalutati dell’animo umano: la speranza. L’unica persona a renderlo vulnerabile è Selina Kyle in arte Catwoman. I loro incontri sono un’alternanza di graffi e di baci in cui a uscirne piuttosto frastornato è il nostro eroe sia perché per la prima volta si sente compreso da qualcuno simile a lui, sia perché lei a differenza di tutti gli altri non gli chiede di essere salvata e non è una donna in cerca di “redenzione”. A interpretarla magistralmente sullo schermo è Michelle Pfeiffer a cui Batman rivolge l’epica ossimora frase “non so se spararti o innamorarmi”, e questa sua fragilità emotiva lo rende ancora più nostro segreto complice. A te, caro bambino, spetta ora il compito di diventare l’eroe quotidiano del tuo mondo provando a trasformare le delusioni nel tuo miglior superpotere, e se poi i momenti cupi dovessero diventare profondi cerca di non abbatterti. Ricordati sempre che tu… sei Batman.