The Murder Capital: delitto bernese

Forse il rock non starà vivendo i suoi anni migliori. Ma se non vi fermate alle solite programmazioni radiofoniche, le sorprese sono dietro l’angolo (da Dublino a Berna).

Di Tommaso Martini

Chi cercava conferme nella bontà del progetto The Murder Capital non è rimasto certo deluso dall’esibizione dal vivo dello scorso 17 novembre all’ISC Club di Berna (sì certo, quando ai concerti ancora si andava…). Il quintetto originario di Dublino è oggi uno dei gruppi emergenti della scena alternative post-punk e con il suo primo album – When I Have Fears, pubblicato in agosto per la Human Season Records e distribuito dalla storica Rough Trade –, ha raggiunto il secondo posto nelle classifiche irlandesi guadagnandosi ottime recensioni dalla critica. 

Nuove strade

Musicalmente obliqui, i Capital non temono la sperimentazione negli arrangiamenti, come dimostra il canto di balena che apre “Slowdance”, la quarta traccia, senza però lasciarsi trascinare da non previste improvvisazioni. L’affilato suono delle chitarre arricchisce le energiche pennate, dando forma ad armonie intrise di tensione che all’ultimo trovano pace, distendendosi, ma senza smarrire la vivacità martellante della sezione ritmica. Il calore del basso Fender di Blake è un elemento da non trascurare, lo stesso vale per l’originalità del batterista, Diarmuid Brennan – come pare evidente in “Green & Blue” – mentre emergono nella doppia “Slowdance” la creatività e l’intesa fra i chitarristi. Questa traccia, divisa in due parti di cui la seconda solo strumentale, è un progressivo crescendo che viene arricchito attimo dopo attimo per spegnersi sulle note di un malinconico violoncello che in solitario colora l’insieme con una nostalgica atmosfera neoromantica. 


The Murder Capital

La dimensione ‘viva’

Ma è in James McGovern che tutto ciò trova conferma: frontman e vocalist del gruppo, sembra volontariamente coinvolgere l’ascoltatore nel suo personale viaggio che dall’abbandono dell’adolescenza porta all’ingresso nel mondo adulto. Nell’evocare il timore dell’addio a quel lato infantile di sé, James segna il congedo dall’ultimo incanto della fanciullezza. In questa fragilità si fa strada l’idea di una profonda solitudine che appare come l’unica prospettiva costante nel lungo avvenire. La morte di un loro comune amico ha condotto alla scelta del nome del gruppo che, come loro stessi hanno dichiarato, stabilisce una correlazione fra i testi e l’atmosfera dei brani. 
I Murder Capital sul palco sono inesauribili. Per quanto abbiano suonato poco meno di un’ora e ad assistervi non vi fossero più di un centinaio di persone, la band ha incantato il pubblico. Con un’energia travolgente hanno eseguito tutti i pezzi del disco in un diverso ordine e terminato il concerto hanno invitato i fan a cercare un locale abbordabile dove concludere assieme la serata. Ragazzi da tenere d’occhio, insomma, e per chi volesse apprezzarli dal vivo la loro presenza al festival italiano Ypsigrock di Castelbuono il prossimo 7 agosto (si veda themurdercapital.com/tour/) pare a oggi confermata. In molti giurano che di loro sentiremo ancora parlare, staremo a vedere.

Penkowski: rumori locali

A Berna il gruppo irlandese si è esibito dopo l’apertura dei Penkowski, quartetto autoctono con sonorità più rumoriste che il 7 dicembre ha pubblicato il secondo album Please Don’t Call Me Human (Fiasko Ltd.). Dal vivo hanno coinvolto il pubblico in una visionaria atmosfera alternativa, introducendo un punk-rock vivace con rimandi ai The Fall di Mark Smith, a tratti pure schizoide sulla scia di band seminali come i Devo e The Cramps. Per saperne di più: penkowski.bandcamp.com.

CHE SIA IL NUOVO (ENNESIMO POST-PUNK?

Da un paio di anni è cresciuto l’interesse per una nuova generazione di musicisti approdati nell’universo del post-punk. Sulla scia degli Idles, sono emersi gruppi come i già citati Murder Capital o ancora gli Shame e i Girl Band, i Fontaines D.C. fino ai più sperimentali Drahla, Goat Girl e Black Midi. Distribuite dalla Rough Trade – anche grazie agli eventi promossi da questa storica etichetta sempre attenta ai suoni “alternativi” –, le band hanno avuto modo di confrontarsi in piu occasioni. Altre formazioni, come i Murder Capital e i Fontaines D.C. si conoscono da tempo e si frequentano nonostante tra il pubblico sia cresciuto un certo campanilismo che ha condotto a una sorta di “derby di Dublino”. E i festival musicali (molto diffusi ormai in tutta Europa) contribuiscono a dar voce a questo circuito. Gli Shame, energici londinesi che lo scorso  gennaio hanno finito di registrare il secondo disco, sono tra questi: formatisi nel 2016, hanno registrato un disco live con Damo Suzuki dei Can (un bel colpo, direi) nel maggio del 2018, rappresentano un vertice in termini di tecnica e inventiva. Con il loro primo disco in studio (Schlagenheim), si sono imposti come una delle band sperimentali certamente più interessanti degli ultimi anni.

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