Barbara Lehnhoff e le visioni sonore
Dall’arte visiva ai suoni indie dei Peter Kernel, da Camilla Sparksss alla sperimentazione. Lei si sente “punk” (dentro), ma pure sul palco non scherza
Di Keri Gonzato / in coll. con Visarte-Ticino
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Conosciuta artisticamente come Camilla Sparksss, è una musicista e artista visiva svizzero-canadese. Nata a 30 °C sotto zero a Kenora (Ontario), da bambina aveva un orso domestico e suo padre pilotava un idrovolante. Si è fatta un nome soprattutto per le sue performance dal vivo, dove miscela suoi campionati, sintetizzatori, voci taglienti… e racconti della buonanotte per i più grandi.
Il giallo perché la fa sorridere. Ljubljana per la curiosità della sua gente. L’acqua perché ha due poteri, carica e rilassa. La balena che si muove lentamente e va lontano. La solitudine del lupo (anche se sta lavorando per aprirsi). Stare sul palco perché è dove si sente felice. Ecco i primi indizi di un gioco che oggi ci porta nei territori di una musicista e artista audiovisiva che ama la calma ma ha uno spirito punk. “La cultura punk è quella che forse mi rappresenta meglio: non per scelta, né per stile di musica, quanto per attitudine. Lavorare in modo punk è molto legato al mio modo di inventare soluzioni e fare le cose, con una certa necessità e urgenza”, racconta Barbara. “Non ho mai studiato musica e non avrei mai immaginato prima di diventare una musicista, ma il mio percorso mi ha portata qui. A volte penso che potrei fare anche la cuoca oppure lavorare in banca, e lo farei con lo stesso approccio punk”.
© Roger Weiss
Il mondo (e il Ticino)
Con il suo gruppo, i Peter Kernel, ha suonato più di 800 concerti in Europa, Gran Bretagna e Canada negli ultimi 17 anni di attività; band che nel 2016 è stata nominata al Premio svizzero della musica. Il suo progetto solista, Camilla Sparksss, dal 2012 l’ha portata su più di 400 palchi in giro per il mondo, sino in Nord Africa. Non è tutto: con Aris Bassetti nel 2006 Barbara fonda l’etichetta musicale On The Camper Records, più volte premiata come migliore casa discografica indipendente da Migros-Kulturprozent: “Penso a questi traguardi e sono fiera di tutto ciò”. Quando scende dal palco, nella calma selvaggia della natura si rigenera. Nata a Kenora, in Ontario, nel 1983, all’età di 17 anni è giunta in Ticino… “Per molte persone che viaggiano la casa può essere uno spazio interiore. Per me no: ho bisogno di avere un luogo fisico dove mi sento a casa, così so che quando sono in giro ho sempre un luogo dove tornare. E forse per via delle mie radici questo luogo deve essere un posto calmo e nella natura. A Iseo, in Malcantone, credo di aver trovato veramente il mio piccolo Canada”.
Quando viaggia trova conforto nelle piccole certezze come la stanza d’albergo che è più o meno fatta allo stesso modo e le giornate che seguono una certa routine, qualche ora di viaggio, soundcheck, cena, concerto, e poi ogni tournée ha un inizio e una conclusione, e alla fine si rientra sempre a casa. “Viaggio spesso in Europa, e per me il Ticino, oltre a essere un posto geograficamente tattico, è anche un luogo un po’ magico… Quando torno da un tour ed esco dal tunnel del Gottardo, mi sembra di entrare in un mondo fiabesco dove ci possono essere arcobaleni anche senza la pioggia e c’è una certa calma. Credo che se dovessi vivere a Berlino o Parigi non riuscirei a fare tutto quello che faccio, sarei sempre distratta da altre cose”.
Sound & Vision
Il fatto di essere cresciuta in mezzo al nulla le ha dato la capacità di inventare, un super potere cruciale che la sostiene tutt’oggi. Mentre lavora le idee e l’ispirazione arrivano sovente dal vuoto, quando si apparta dai rumori del mondo e può creare da zero… “Ovviamente ci sono delle influenze che colorano i miei progetti, ma in linea generale cerco sempre di avere la mente libera e costruire a intuito. È un aspetto che amo del mio mestiere, mi dà una certa sicurezza sapere che posso sempre trovare il modo di realizzare e materializzare un’idea, il resto è tutto gioco e divertimento”.
Nasce prima il suono o l’immagine? “Non esiste uno senza l’altro. Quando scrivo una canzone è sempre accompagnata da un’immagine, un video, un’illustrazione, un’animazione; a volte è frustrante e non voglio registrare la canzone perché so già che non avrò il tempo necessario per fare l’animazione o il video”. Barbara è sempre stata molto affascinata dal rapporto tra suono e immagine, e ringrazia un suo docente alla SUPSI, Luciano Rigolini, per averla introdotta a questo mondo di espressione senza limiti. Per lei è importante creare arte “utile” , in grado di risvegliare la creatività delle persone che la guardano o l’ascoltano: “Oggi più che mai siamo investiti da stimoli, Netflix, social media e chi più ne ha più ne metta. Ma non tutto è utile; esiste una linea molto sottile tra intrattenimento e arte, non posso dire che riesco sempre a riconoscerla, ma cerco di creare cose che possano risvegliare e ispirare il pubblico”.
© Philippe Mazzoni
Il mondo è dei giovani (diamo loro fiducia)
Il nuovo progetto Camilla Sparksss Lullabies parte dalla riflessione che oggi passiamo troppo tempo davanti allo schermo. Si tratta di un album audiovisivo completamente analogico. Barbara ha sentito il desiderio di parlare al nostro bambino interiore con dei racconti della buonanotte per adulti che verranno stampati su vinile; dei picture disc formato 12 pollici e uno specchio “magico” appoggiato sopra al disco darà vita all’animazione legata al brano… “Mi piace molto l’idea di presentare allo spettatore un processo di vivere l’album audiovisivo che non comprende uno schermo. La musica è molto tranquilla e i racconti parlano di vari temi, dal nostro rapporto con la natura al modo in cui cresciamo, ma soprattutto alla capacità di rimanere sempre bambini”.
In un mondo duro, rapido e spesso triviale, proporre una cosa così tenera è decisamente punk. Un messaggio per i giovani? “Non fatevi influenzare troppo dagli stimoli che ci sono in rete”. Uno per chi oggi ha i capelli grigi? “Lasciate fare ai giovani, hanno tutto quello che gli serve e sono molto più capaci di quello che si creda”. Ma torniamo a Barbara: come si vede tra cinque anni? “Un po’ più saggia di oggi e con qualcuno che mi dà una mano a spostare gli strumenti pesanti. A tutti, includendo me stessa, auguro di non perdere mai la curiosità dei bambini”.