Se i cambiamenti ambientali opprimono e fanno star male

‘È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)’. Perché se il mondo cambia, o ti adatti o le cose si fanno dure

Di Red.Ticino7

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Siete tristi per lo ‘sfacelo ambientale’ in corso? Avvertite uno straziante senso di perdita? Vi sentite impotenti dinanzi al declino del mondo così come lo conosciamo (o ci viene presentato, dipende da che parte state)? Tranquilli, esiste una parola per descrivere lo stato d’animo che alberga nella vostra testa: si chiama solastalgia. Dal latino solacium (conforto) e la radice greca –algia (dolore), è un neologismo creato quasi vent’anni fa dal filosofo Glenn Albrecht.
Come avrete intuito è un sentimento di nostalgia che si prova per un luogo, nonostante vi si continui a risiedere; uno stato emotivo che appare quando il proprio ambiente viene alterato da mutamenti repentini che fuggono al nostro controllo, e in modi che crediamo molto negativi. I sintomi vanno dal sentimento di dolore ai disturbi alimentari, dalla depressione al senso di perdita, e poi problemi col sonno e aumento dell’aggressività. Disagi a volte cronici e che possono indebolire il sistema immunitario. Inevitabili le complicazioni a livello interpersonale e le conseguenze “sulla coesione dei nuclei familiari e delle comunità”, dicono gli esperti. Che, essendo casa e ambiente fondamentali nelle relazioni sociali, se vengono danneggiati anche queste ultime ne risentono. Credete sia roba di questo millennio, frutto di una società ipermedicalizzata e spesso fobica? Mica tanto, come potrete constatare sfogliando le pagine dell’ultimo Ticino7, su carta e online tutti i sabati.

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Forte! Inizia con un terremoto
Uccelli e serpenti, e aerei
E Lenny Bruce non ha paura.

Nell’occhio del ciclone, ascolta le tue preoccupazioni
Il mondo pensa (solo) ai suoi bisogni
Non dimenticare i tuoi propri bisogni
Metti la marcia superiore, velocità, grugnito (di protesta), forza
La scala inizia a scricchiolare
Con la paura dell’altezza, giù, in alto
Cortocircuito, rappresentazione dei sette giochi
E un governo da prendere in affitto e un sito da combattimento
Lasciarla, senza precipitarsi in preda al panico
Mentre le Furie alitano sul collo.

Redazione per redazione, i giornalisti sono depistati, licenziati, censurati, tagliati
Guarda verso il basso, popolo, gruppi di gente comune
Ma ci riuscirà, ti servirà
Il mondo soddisfa i suoi bisogni, ascolta il tuo cuore che sanguina
Dimmelo con il rapimento con cui ascolti reverente la destra
Tu vetriolico, patriottico, sempre pronto a infiammarti e a dettare la retta via
Sentendoti piuttosto nevrotico.

È la fine del mondo come l’abbiamo conosciuto
È la fine del mondo come l’abbiamo conosciuto
È la fine del mondo come l’abbiamo conosciuto
Ed io mi sento bene.

Sei in punto, ora della TV, non farti intrappolare nella torre avversaria
Taglia e brucia, torna indietro, ascolta le tue preoccupazioni
Chiuso nella sua uniforme, incendio di libri, salasso di sangue
Esasperare ogni diverbio, incendiare le macchine
Accendi una candela, inventa un motivo, scendi di un gradino, di un gradino
Schiaccia (qualcosa) sotto il tallone
Questo significa non aver paura, essere un cavaliere o un rinnegato e stare alla larga
Un torneo, un torneo di bugie
Dammi delle soluzioni, dammi delle alternative e io lascio perdere.

È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)
È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)
È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)

L’altra notte ho sognato coltelli, la deriva dei continenti che divide montagne sedute una accanto all’altra.
Leonard Bernstein, Leonid Breznev, Lenny Bruce e Lester Bangs
La torta di compleanno, torta al formaggio, torta di gelatina, boom!
Tu simbiotico, patriottico, forte del tuo sapere, giusto? Giusto!

È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)
È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)
È la fine del mondo che conosciamo… (è ora che me ne stia per un po’ da solo…)

Dal brano “It’s The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine)”, R.E.M. (nell’album Document, 1987)

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