Come funzionano i bitcoin. E molto altro
La “Distributed Ledger Technology”, o Blockchain, spiegata come si deve. Per capirne rischi e opportunità
Di Federica Cameroni
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione.
Tra aprile e giugno 2021 Bitcoin ha subito grossi sbalzi di valore: da 65mila dollari toccati ad aprile, in seguito all’interessamento di Elon Musk, ai 31mila di giugno. Il calo è in parte riconducibile al patron di Tesla che ha annunciato di non accettare più clientela Bitcoin a causa dell’inquinamento derivato dalla loro estrazione; ma soprattutto alle decisioni imposte dalla Cina. Cioè il divieto agli istituti finanziari di compiere attività legate alle criptovalute e l’ordine di chiusura di diversi centri d’estrazione (mining farms).
La vera innovazione di Bitcoin non risiede nell’idea di un sistema monetario alternativo, né nel suo eventuale utilizzo come riserva di valore – non è abbastanza stabile e anche per investire in criptovalute servono le giuste competenze – ma, piuttosto, nella tecnologia grazie a cui funziona: la Blockchain. Un sistema per registrare informazioni senza intermediari. È un protocollo di comunicazione che rientra nell’insieme delle tecnologie “Distributed Ledger”, i registri condivisi. Permette la gestione di un database che, anziché risiedere su un unico server, è distribuito su più nodi di una rete ed è strutturato in blocchi, collegati tra loro e protetti da prove crittografiche. Le informazioni si riproducono simultaneamente su tutti i nodi che ne verificano la validità. Una volta aggiunte non sono alterabili. Ogni blocco contiene la soluzione del precedente; la validazione avviene sfruttando la potenza di calcolo dei computer, coinvolti in una gara a chi per primo risolve una complessa operazione matematica. Chi risolve un blocco “vince” e viene remunerato in Bitcoin, estratti in quel momento. Per considerare un blocco valido serve l’approvazione della maggioranza dei nodi (mining).
Per capire
Immaginiamo che io (nodo), Paolo (nodo) e Francesca (nodo), insieme (rete) decidessimo di gestire un registro (database) in cui annotare le volte in cui ci incontriamo. Possediamo un quaderno (ledger) con la capacità di aggiornarsi simultaneamente ogni volta che uno di noi registra un incontro (nuovo blocco), il quale andrà confermato da tutti (validazione del blocco). Se Paolo dovesse scrivere che mi ha incontrata (creazione nuovo blocco) e fosse falso; io negherei e risulterebbe che l’informazione non è vera. Se dovessi confermare (validazione), l’informazione resterebbe scritta e visibile anche a Francesca. Siccome abbiamo il timore che qualcuno interferisca, ci comunichiamo le informazioni sotto forma di rebus e le validiamo solo una volta risolto (mining). Il primo a risolvere il rebus riceve un premio. Il libro non sarebbe unico, ma ognuno ne possiederebbe una copia (decentralizzazione). Le cose scritte nel quaderno non potranno essere cancellate e per essere sicuri di non dimenticare niente, ad ogni registrazione aggiungiamo la soluzione del precedente rebus (chain). Così le informazioni saranno concatenate (blockchain).
Bitcoin
I Bitcoin sono custoditi sulla Blockchain; gli spostamenti avvengono matematicamente, tramite un processo di crittografia detto chiave pubblica/chiave privata. Per ogni bene sulla Blockchain esiste un indirizzo pubblico e consultabile, generato da una chiave privata segreta e in possesso di un solo utente: l’unico che potrà spostare il bene. Solitamente ci si avvale di portafogli virtuali che gestiscono il tutto in modo intuitivo.
Non si può risalire a una chiave privata tramite un indirizzo, quindi sapere a chi appartiene, ma si può vedere il loro contenuto. Ogni Bitcoin possiede un ID tramite cui può essere tracciato e vedere gli scambi a cui è servito. Benché venga considerata una moneta anonima, sarebbe più corretto definirla pseudonima. Caratteristiche per cui viene considerata una valuta sicura dai suoi fautori e adatta a prestarsi a crimini finanziari dai detrattori. Paradossalmente hanno ragione entrambi: Bitcoin è più tracciabile rispetto al contante tradizionale; le macchine non sono soggette a corruzione, ma le transazioni fraudolente di criptovaluta sono più difficili da individuare. Non vi sono autorità di regolamentazione a vigilare e le transazioni validate sono impossibili da invertire.
Energia per generare valore
Bitcoin non è soggetto a inflazione: ogni 210mila blocchi l’emissione si dimezza (halving); quando non sarà più possibile estrarne, verrà diviso fino a otto numeri dopo la virgola. Una risposta alla politica monetaria delle banche centrali, per cui più moneta viene emessa e più questa si svaluta diminuendone il potere d’acquisto. Bitcoin, invece, diventa più forte.
Il grande limite di Bitcoin è l’impatto ambientale derivato dal mining. Più la catena s’ingrandisce, più la difficoltà dell’enigma aumenta, quindi il consumo energetico richiesto per svolgere le operazioni. Tale spreco serve ad assicurarsi che la Blockchain non venga manipolata. Per riuscirci bisognerebbe prendere il controllo della maggior parte dei nodi della rete (attacco del 51%), nel caso di Bitcoin è un’eventualità remota dato il dispendio di risorse che richiederebbe. Le mining farm sono concentrate dove l’energia costa meno, il 65% si trova in Cina. In uno studio pubblicato su Nature si stimava che il consumo energetico annuo della Blockchain di Bitcoin in Cina nel 2024 avrebbe generato 130,50 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio.
In Svizzera
In Svizzera, a settembre 2020 è stata approvata una serie di riforme, atte a rimuovere gli ostacoli alle applicazioni basate su Blockchain e limitare il rischio di abusi (Blockchain Act). La Banca Nazionale (BNS) sta realizzando un franco digitale: la sua emissione andrebbe di pari passo con quella del contante tradizionale (verrà digitalizzato il franco, non creata una nuova moneta). Anche in Ticino si comincia a fare uso di Bitcoin: Loris Kessel accetta pagamenti in Bitcoin, il Comune di Chiasso permette di pagarvi parte delle tasse, la Manor vende voucher Bitcoin e la Lugano Card ha sviluppato un’applicazione con cui spendere i LVGApoints: funzionano come una valuta digitale sfruttando la Blockchain.
Filippo Moor lavora per ONE Swiss Bank, una delle banche svizzere che accetta anche clientela i cui fondi derivano da investimenti legati al settore della Blockchain; si definisce un cripto-entusiasta, anche se premette: “Siamo in una fase embrionale, ma Bitcoin non è stato creato per sostituire completamente il contante”. Bitcoin nasce come alternativa al sistema finanziario e bancario tradizionale, “non a caso nel 2008, in seguito alla crisi finanziaria Subprime”. Viene ideato all’interno del movimento “cripto-anarchico” Cypherpunk, l’invenzione è attribuita a Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo che potrebbe corrispondere anche a un collettivo. L’intento è disintermediare e decentralizzare, il loro motto è: “Sei tu la tua banca”. Chiedo a Filippo come mai, data l’ideologia, se ne stiano interessando governi, banche e aziende: “Dopo anni di scetticismo hanno compreso che le criptovalute non spariranno e che la tecnologia Blockchain porterà molti benefici anche a loro, rendendosi conto che ignorare il fenomeno sarebbe svantaggioso. Alcune banche cominciano ad accettare clientela che ha fatto profitto nel settore; vengono poi creati dei prodotti per permettere ai clienti di investire in questa tecnologia”. In Svizzera sia la FINMA che il Consiglio federale si sono pronunciati a favore della tecnologia Blockchain: “È un settore in forte movimento, per cui i legislatori devono stare al passo”. Parliamo delle truffe avvenute nell’ambito delle criptovalute, come il caso OneCoin: “Queste truffe non hanno a che vedere con Bitcoin o altri progetti seri. La maggior parte è avvenuta nell’ambito delle ICO (ovvero, Initial Coin Offering, processo che permette a chiunque di emettere la propria criptovaluta, nda)”.
Affari democratici
Siccome in questo settore non vi sono barriere d’ingresso, chiunque può creare una sua valuta e tentare di diffonderla, in alcuni casi truffare. Riguardo ad altri problemi di sicurezza in cui si potrebbe incorrere, Filippo spiega: “La Blockchain di Bitcoin non è mai stata hackerata, servirebbe una potenza di calcolo per cui bisognerebbe mettere insieme un certo numero dei computer quantistici più potenti del mondo. I furti di monete avvengono solitamente negli Exchange dove si è soggetti all’errore umano”. Gli Exchange sono delle piattaforme in cui è possibile acquistare o vendere criptovalute: “Quando entri in un Exchange, esci dalla Blockchain ed entri in una piattaforma gestita non dalle macchine ma dall’uomo, per cui è possibile essere hackerati”.
Anche se difficilmente le criptovalute sostituiranno il contante perché le transazioni sono lente (VISA ne processa 1’700 al secondo, Bitcoin al massimo 7) e il loro valore è volatile, è comune il paragone tra criptovalute e informazione dato l’avvento di internet. Come i mezzi di comunicazione sono oggi accessibili a chiunque, le criptovalute democratizzeranno i processi d’investimento. E se la crescita dei mezzi di comunicazione ha portato a bolle di disinformazione, la diffusione di criptovalute rischia di accrescere truffe e investimenti sbagliati. Essendo il consumatore “la sua banca”, non sono previste assicurazioni o possibilità di investigare in caso di problemi.
Tecnologia del futuro
Resterà la Blockchain. Sempre più numerosi i suoi campi di applicazione: gestione dei contenuti digitali, sistemi di conteggio voti trasparente (è stata sperimentata in Sierra Leone), prevenzione di frodi finanziarie (ne è stato fatto uso in Thailandia) e in campo sanitario. La rivista Nature ha dedicato un approfondimento al progetto BreastWeCan del biologo Dexter Hadley. Un sistema basato su Blockchain che permette la memorizzazione e condivisione dei dati sanitari; l’obiettivo è addestrare le intelligenze artificiali a riconoscere tumori prima del medico, senza centralizzare i dati dei pazienti. Non tutte le Blockchain funzionano nello stesso modo e anche questa tecnologia non si adatta a qualsiasi tipo di situazione. In primis perché non tutto può essere gestito matematicamente; ma anche in termini di costi ed efficienza poiché, per continuare a funzionare rapidamente, la crescita deve essere supportata da un numero di macchine sempre maggiore.