Ferragosto: interno leventinese con musica
Le buone cose non hanno bisogno di grandi palchi. È la bellezza la loro forza
Di Redazione/T7
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Entrare in un edificio religioso e trovare una rappresentazione dell’Ultima Cena non è raro in Ticino. Poterne vedere due (seppur in parte mutilate) è invece piuttosto curioso e sorprendente. A Mairengo, sopra Faido, la coppia di Cene la potete ammirare – una di fronte all’altra, sovrapposte e circondate da altri dipinti murali e architetture che spaziano dall’XI secolo a interventi barocchi e ottocenteschi – nella chiesa parrocchiale dedicata a San Siro. Un piccolo scrigno con un delicato soffitto ligneo: “Tanta roba”, come si direbbe oggi, a conferma che prima della Ferrovia del Gottardo e del traforo autostradale da queste parti la vita già brulicava. Seduto, il pubblico si rifà gli occhi sulle note di Antonio Vivaldi, una colonna sonora che ricuce la storia di Chiaretta. Allieva del maestro veneziano, è stata una delle molte giovani orfane salvate e diventate, a loro volta, tra le musiciste più ammirate dell’epoca (grazie a una catena di aiuti, in cui le ragazze più grandi diventavano maestre delle più piccole).
È Ferragosto, l’edificio è gremito, fuori piove e non-piove. Il clavicembalo tocca corde fanciullesche, il suono del fagotto barocco fa sorridere i più piccoli, le marionette inteneriscono e il narrato di Luisa Ferroni riporta tutti alla Venezia di fine Seicento, segnata dalla decadenza economica ma certamente non da quella artistico-culturale. La Leventina di oggi non sarà la Serenissima, ma continua (sempre) a meravigliare.