Viaggia che ti passa
Muoversi, anche a zonzo, aiuta ad allargare i propri orizzonti. Ma sempre con coscienza e rispetto
Di Redazione/T7
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione
“A poco a poco l’idea di un libro cominciò a prendere forma. Doveva essere un’opera sfrenatamente ambiziosa e intollerante, una sorta di ‘Anatomia dell’irrequietezza’ imbastita intorno al detto di Pascal sullo starsene quieti nella propria stanzetta. Il discorso, grosso modo, era questo: l’uomo, umanizzandosi, aveva acquisito insieme alle gambe diritte e al passo aitante un istinto migratorio, l’impulso a varcare lunghe distanze nel corso delle stagioni; questo impulso era inseparabile dal sistema nervoso centrale; e quando era tarpato da condizioni di vita sedentarie trovava sfogo nella violenza, nell’avidità, nella ricerca di prestigio o nella smania del nuovo. Ciò spiegherebbe perché società mobili come gli zingari siano egualitarie, libere dalle cose e restie al cambiamento; e anche perché, nell’intento di ristabilire l’armonia dello stato primigenio, tutti i grandi maestri – Buddha, Lao Tse, San Francesco – abbiano messo al centro del loro messaggio il pellegrinaggio perpetuo, e raccomandato ai loro discepoli, letteralmente, di seguire la Via”.
(da Anatomia dell’irrequietezza di Bruce Chatwin, 1997)