Metti una sera al ‘caffè dei gatti’…

Creati alla fine degli anni Novanta, i neko café oggi sono diffusi in tutto il mondo. Nati per trovare casa ai gatti, sono anche un luogo di ‘cat-therapy’

Di Alba Minadeo

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

È difficile scrivere di argomenti leggeri durante questi giorni di conflitto. Ce ne offre lo spunto il caffè dei gatti di Leopoli, in Ucraina, non lontano dai bombardamenti, rimasto aperto per dare conforto e serenità alle persone e alleviare un po’ l’ansia della guerra, guardando alla seraficità dei gatti. Secondo la cat-therapy, accarezzare un gatto porta benefici psicofisici. Il Cat café Lviv (Leopoli, in ucraino) ospita venti gatti. Inaugurato sei anni fa da Serhii Oliinyk, offre ai clienti la possibilità di stare in compagnia dei mici, coccolandoli o semplicemente osservandoli, bevendo un caffè. Nonostante milioni di ucraini abbiano lasciato il Paese, Serhii ha deciso di restare a Leopoli, anche per prendersi cura dei suoi amici felini: “Chi arriva da noi ha bisogno di cibo caldo e di emozioni positive”. Il caffè può funzionare come rifugio antiaereo, dando protezione agli abitanti, poiché due locali sono nel seminterrato. Una scelta coraggiosa quella di Serhii, un messaggio di resilienza e di speranza.


© Cat Café Lviv
Qui sopra e in basso a sinistra l’interno del ritrovo pubblico gestito da Serhii Oliinyk a Leopoli (Ucraina).

La nascita dei neko café

Il primo cat coffee del mondo è stato aperto a Taipei, nel 1998, per sensibilizzare la gente sul maltrattamento dei gatti e salvare i basketless (senza cesta) sia dalla guerra di strada che dalla soppressione da parte degli accalappiagatti. Con il nome di neko café (gatto, in giapponese), sono divenuti presto popolari nel paese nipponico, forse perché lì vige il divieto di tenere animali da compagnia negli edifici residenziali, e questo priva le persone della loro rilassante vicinanza. All’inizio non è facile per i gatti abituarsi al nuovo ambiente e ai nuovi “a-mici” , anche umani, ma i proprietari prevengono i comportamenti bellici separando cucce e lettiere, ciotole di acqua e cibo. I neko café adottano regole ben precise per la salute e il benessere degli animali e degli ospiti, come lavarsi le mani prima di toccare i gatti, non dare loro cibo, non usare flash, non disturbare quelli che dormono. L’ingresso è a numero limitato perché i gatti non amano il rumore, ma si può prenotare dal sito o telefonicamente. Nel 2012, la tariffa era di 1’000 yen all’ora, nei giorni infrasettimanali, e 150 yen per quarto d’ora nel weekend. Questo perché i gestori devono garantire le vaccinazioni e tutte le cure necessarie. Nella maggior parte dei neko café è possibile adottare il micio preferito, ma spesso sono i gatti a scegliere l’umano che fa per lui. I neko cafè sono anche la gioia di coloro che non possono prenderne uno perché la casa è troppo piccola o vivono con una persona allergica, il lavoro li impegna molto o non sono in grado di affrontare costi e responsabilità di un’adozione. Nel 2012, in Giappone è entrata in vigore una legge che vieta l’esposizione pubblica di gatti dopo le 20 ma, in compenso, in alcuni uffici è stata introdotta la gattoterapia, con mici che circolano liberi tra le scrivanie, facendo le fusa.


© Cat Café Lviv
Nonostante i russi e il conflitto, il Cat Cafè Lviv ad oggi rimane sempre aperto.

I cat coffee nel mondo

I caffè dei gatti si sono diffusi subito anche in Corea del Sud, e oggi sono presenti a New York, Montréal, Londra, Vienna, Budapest, Madrid. A Parigi, l’apertura del neko café ha sollevato alcune polemiche, dopo i controlli igienici richiesti dalla prefettura. E alcune associazioni animaliste hanno manifestato il loro dissenso sull’iniziativa. In Germania, esiste la catena di franchising Café Katzentempel e, prima della pandemia, doveva aprirne uno anche a Berna. In Italia, il primo neko café è stato creato a Torino, da una onlus. È un luogo di relax, con wifi gratuito, un servizio di book sharing e uno sportello per segnalare adozioni o smarrimenti; un veterinario comportamentalista spiega come rapportarsi con i gatti, soprattutto ai bambini: non strapazzarli, avvicinarsi piano, lasciarsi annusare, aspettare che siano loro a voler giocare, farsi toccare o ammirare. Ne è stato aperto uno anche a Vicenza, a dispetto del’odioso detto “vicentini magnagati”, dove li mangiano di baci. Quello di Milano ospita nove gatti trovatelli di razza europea e promuove eventi di beneficenza in collaborazione con le gattare. Tutto è a misura di felino: dagli orari all’arredamento, dai tiragraffi ai tronchi o ai percorsi da scalare. I gatti vengono sterilizzati e dispongono di un’area “toilette” igienizzata. La pulizia dei locali viene fatta ogni giorno, mattina e sera. Bevande e cibi sono preparati e conservati in luoghi inaccessibili ai gatti. Ogni neko café mette la propria firma sui caffè e i cappuccini, con schiuma a forma di zampa o muso di gatto: da leccarsi i baffi, davvero.

Il romanzo di Anna Sólyom

“Ho vissuto con diversi maestri zen. Erano tutti gatti”. Questa è la dedica di Anna Sólyom all’inizio del suo romanzo Il caffè dei gatti (Demetra, 2020). Nagore, una donna di circa quarant’anni, disoccupata, trova lavoro a Barcellona come cameriera nel nuovo neko café di Yumi, una sua amica giapponese, dove sette felini presi in un gattile, in attesa di adozione, circolano in libertà. Peccato che lei sia affetta da ailurofobia ovvero la paura dei gatti. La sua situazione economica è così precaria che non può rifiutare: sarebbe forse peggio se fosse allergica. Nagore dunque si appresta ad affrontare le sue paure e il suo mese di prova al caffè, imparando a fare cappuccini con i baffi, riempiendo ciotole e servendo fette di torte ad affascinanti clienti. Scopre così che quei sette felini, tanto seducenti quanto imprevedibili, nascondono una grande saggezza e diventano sette maestri di vita, pronti a farle ritrovare equilibrio, concentrazione e positività, per aprirsi di nuovo all’amore.

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