Zone temporaneamente ‘autonome’ (ma virtuali)

Oggi sono qui, domani non si sa. Perché sono ragazzi e cercano le novità: il resto è già vecchio

Di Redazione/gc

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Chiedere oggi a un 15enne che ci fa giorno e notte su una piattaforma come TikTok o Instagram (per dire, ma “il catalogo” è incompleto e in divenire) è più o meno lo stesso interrogativo che i genitori di 20, 30 oppure 40 anni fa si ponevano quando il loro pargolo prendeva la giacca e usciva di casa ancora col tortellino in gola: “Vado fuori, mi trovo coi soci”. Dove poco importava, bastava fuggire. I social pensati per i giovani vengono modulati in base alle loro richieste e aspettative: se non puoi postare video vali zero, se è complicato non funziona, se pensi di infilarci regole e limiti rischi di assistere a colossali migrazioni di massa verso piazze meno ingessate. Non per nulla – e lo dicono quelli che se ne intendono – Facebook è diventato roba per pensionati in vacanza. Di certo non rappresenta più l’universo dei 20enni. E nemmeno dei 30enni. Se sei giovane (per davvero) cerchi la novità e l’eccentricità, mica la solita robetta considerata accettabile dal mondo adulto. Anche per questo, forse, pare servano a poco le raccomandazioni su un utilizzo “consapevole” dei social: quando le alternative sono città senz’anima, asettiche, prive di spazi liberi e aree temporaneamente autonome – le TAZ, tanto care a chi crede nell’autogestione vs il controllo sociale – dove vuoi che si rifugino molti di loro?


© izismile.com
Dalla serie “Children Of London 70 Years Ago By Thurston Hopkins” (2021).


© izismile.com
Dalla serie “Children Of London 70 Years Ago By Thurston Hopkins” (2021).

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