Dentro i cassetti di Georgina Bernardi
Ci sono esistenze che, come alcuni oggetti, vanno di casa in casa attraversando il mondo e portandosi appresso i segni di esperienze variegate
Di Cristina Pinho
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.
Nata e cresciuta in un piccolo paesino tra le montagne messicane, da dieci anni a questa parte gestisce insieme al marito Fabian una Boutique dell’usato a Muralto. Sposati da 25, dopo aver vissuto a lungo negli Stati Uniti dove sono venuti alla luce i loro due figli, è in Ticino che hanno realizzato il loro personale ‘Sogno europeo’. Sogno che per Georgina aveva fin da piccola il sapore della polenta e il suono delle storie raccontate dai nonni.
“Entrate a curiosare” è l’invito sul cartello apposto davanti al grazioso edificio color salmone che tenta di salvare da una fine precoce capi d’abbigliamento, stoviglie, libri, giocattoli, mobili, oggetti rustici e antichi, tutti accuratamente verificati nel loro stato. “Ci sono diversi pezzi unici che non si trovano altrove, oggetti d’antiquariato, altri provenienti da lontano, alcuni davvero particolari – spiega Georgina con evidente senso di attaccamento per quel negozio in cui trascorre le giornate –. Molti dei clienti sono affezionati che passano regolarmente per dare un’occhiata alle novità, fare quattro chiacchiere, lasciare qualcosa di cui raccontano i trascorsi. Passano anche tanti giovani amanti di vestiti e calzature vintage, turisti incuriositi, gente che cambia casa e la vuole arredare con originalità, senza pesare sull’ambiente e senza spendere troppo”. Desiderio di convivialità, gusto per il non convenzionale così come attenzione alla sostenibilità ecologica ed economica sono dunque le motivazioni, spesso intrecciate, che conducono i frequentatori in questo spazio tutto da esplorare. Elementi che costituiscono da sempre anche i cardini della vita di Georgina. “Per me questo lavoro è una vera passione. Da sempre amo le cose antiche e il fatto di dar loro una seconda vita, trasformarle, decorarle, rimetterle in circolazione. Fin da piccola indossavo i vestiti di mia sorella maggiore, in famiglia ci passavamo i mobili e molti altri oggetti. Ho ancora ben presente nella mente l’immagine delle antiche padelle di rame portate dall’Italia da mio nonno”.
La prima valigia
Seguendo lo srotolarsi del nastro dei ricordi, Georgina racconta: “Mio papà e mia mamma erano entrambi di origini italo-messicane, figli di italiani che sono emigrati nello Stato federale di Veracruz. Io appartengo alla terza generazione. Quando ero bambina da mia nonna mangiavo polenta e mortadella, che non erano certo cibi abituali in Messico. E i miei familiari raccontavano spesso del paese che avevano lasciato senza più tornarvi, facendo crescere in me una gran voglia di venire un giorno in Europa”. Terminata la formazione commerciale e incontrato quello che sarebbe divenuto il suo compagno di vita e di viaggio, è iniziata l’avventura. “Mio marito, che è messicano, ha sempre voluto trasferirsi all’estero. Quando ci siamo sposati abbiamo trovato un’opportunità negli Stati Uniti e abbiamo traslocato ad Atlanta, capitale della Georgia. Avevo 24 anni. Abbiamo vissuto lì per 13 anni gestendo una ditta di giardinaggio e nel frattempo sono nati i nostri due figli. Una delle attività che più mi piaceva fare con loro e altre mamme al sabato era girare tra i ‘garage sales’ – tipici mercatini statunitensi di seconda mano davanti alle rimesse per auto e nei giardini privati – in cerca di giocattoli e sorprese”.
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Altre due partenze e l’approdo
Il sogno per il Vecchio continente continuava però a persistere, così a un certo punto è arrivata la decisione di compiere la traversata. “Seguendo un’altra opportunità ci siamo trasferiti in Francia, ma purtroppo le cose non sono andate come ci aspettavamo. È stato un periodo molto difficile, nel piccolo villaggio in cui stavamo non ci siamo trovati bene, e dopo un anno abbiamo rifatto le valigie e siamo partiti per il Ticino, dicendoci che se non funzionava nemmeno qui saremmo tornati a casa”. Ma è andata diversamente. “All’inizio è stato un po’ complicato perché abbiamo dovuto imparare l’italiano; nonostante le origini, i miei genitori mi hanno sempre parlato solo in spagnolo. Ora però qui viviamo come avremmo voluto. Muralto è una sorta di punto medio tra gli Stati Uniti in cui tutto è nuovo ma alla fine un po’ vuoto, e quel pezzetto di Francia che abbiamo conosciuto, una realtà ristretta in cui mancavano molte cose che per noi erano importanti. In Ticino i nostri figli sono cresciuti facendo una vita simile alla mia in Messico per quel che riguarda l’andare a scuola a piedi, usare la bici per andare a trovare i compagni o a comprare il pane. Hanno potuto fare tanto da soli e si sono integrati molto bene, fin da subito hanno trovato numerosi amici e questo ci ha resi felici. Adesso il più grande studia a Yverdon, mentre il più piccolo frequenta la Spai a Locarno”.
Sponde che si riflettono
La nostalgia del Messico c’è e ci sarà sempre, confida Georgina. “Siamo lontani dai nostri parenti, tanto che ad esempio non ho partecipato al matrimonio di mia sorella, al battesimo di mio nipote. Cose che contano, come queste, purtroppo non si possono sempre fare. Però è la vita che io e mio marito abbiamo scelto. Talvolta è dura, ma qua come negli Stati Uniti abbiamo conosciuto buoni amici che alla fine sono diventati parte della famiglia. A mancarmi è anche il cibo, ma circa una volta al mese cucino messicano, sono pietanze comfort che a casa piacciono a tutti. È simpatico – conclude ridendo e con un’inflessione di commozione nella voce – che quando andavo a trovare mia nonna per farmi piacere preparava i piatti tipici di qua, mentre adesso io faccio lo stesso con la cucina messicana per i miei figli”. Ci sono esistenze che, come la luna, generano maree mantenendo connesse rive lontane.
“Yo nací con la luna de plata / Y nací con alma de pirata / (…) / Y me fui / Lejos de Veracruz / Veracruz / Rinconcito donde hacen su nido / Las olas del mar” (“Sono nato con la luna d’argento / Sono nato con lo spirito da pirata / (…) / E me ne sono andato / Lontano da Veracruz / Veracruz / Angolino dove fanno il loro nido / Le onde del mare” (dal brano ‘Veracruz’ di Natalia Lafourcade, originale di Agustin Lara).
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