Dazio Grande: nel segno della vitalità

Da dogana a spazio di cultura e convivialità, la storia del polo culturale leventinese continua e si rilancia. Tra mostre ed eventi senza limiti d’età

Di Cristina Pinho

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

All’imbocco della Gola del Piottino, percorrendo la Valle Leventina da nord, si trova un edificio che per secoli ha rappresentato la porta settentrionale del Sud delle Alpi nonché un crocevia di incontro e di sosta per commercianti e viaggiatori. A partire dal suo restauro avvenuto una ventina di anni fa, il Dazio Grande di Rodi-Fiesso è tornato a vivere grazie a un fiorire di iniziative culturali e conviviali, affermandosi quale punto di riferimento per la comunità locale così come per una folta schiera di affezionati provenienti da ogni dove.

Una storia lunga 460 anni

“Nel 1500 per andare dal Canton Uri a Bellinzona si impiegavano circa due giorni – racconta Tiziana Mona, membro del Consiglio di Fondazione Dazio Grande e responsabile delle attività culturali –. I trasporti avvenivano a dorso di mulo e ci si spostava con i carri. L’edificio del Dazio Grande, costruito nel 1561 e gestito dagli urani che avevano il dominio su tutta la Leventina, serviva come dogana per riscuotere i dazi sulla merce in transito ma anche come luogo di riposo prima di affrontare la via per il San Gottardo o continuare verso sud”. Circa 30 anni dopo l’indipendenza del Canton Ticino avvenuta nel 1803, la riscossione dei dazi è stata spostata ad Airolo, lasciando all’edificio il ruolo di stazione postale fino agli inizi del ’900. Venuta meno anche tale funzione, ne cominciò il deperimento, per ovviare al quale nel 1989 è sorta la Fondazione Dazio Grande.

Restauro reinterpretativo

“Gli interventi promossi erano volti a salvare e restaurare l’edificio, reinterpretando le sue funzioni originarie di luogo di incontro e di ristoro”, illustra Mona. La struttura attualmente ospita una locanda e cinque camere in cui è possibile alloggiare. “Dopo diversi tipi di esperienze passate, l’anno scorso, data la situazione pandemica, siamo stati noi della Fondazione a occuparci delle stanze e del ristorante con dei cuochi ospiti, tenendo aperto solo dal venerdì alla domenica. Quest’anno invece abbiamo trovato una soluzione ottimale grazie a un accordo con la Gottardo Catering, società dell’Hockey Club Ambrì Piotta che ha rilevato la gestione di camere e ristorante. Si tratta di un grande salto di qualità, sia per l’ottima offerta culinaria che valorizza i prodotti locali, sia per l’apertura assicurata 6 giorni su 7 che consente anche a chi è di passaggio di entrare ad ogni momento per bere e mangiare qualcosa, visitare le nostre esposizioni o il Museo”.

Dalla mulattiera all’AlpTransit

Nell’antica scuderia al pian terreno si trova una sezione distaccata del Museo etnografico di Leventina con un’esposizione permanente sulla storia della ‘Via delle Genti’ che ripercorre lo sviluppo del traffico commerciale attraverso il San Gottardo, dall’antica mulattiera alla trasversale alpina di AlpTransit. “Tra i visitatori ci sono anche molte scolaresche. Solo da maggio e metà giugno scorsi abbiamo accolto almeno 30 classi. Si tratta di un museo allestito 20 anni fa, che mantiene il suo stile tradizionale con oggetti, cartelloni, modelli della valle e delle gallerie elicoidali, e questo ai bambini piace molto: sono affascinati dai vecchi zoccoli di legno, dalle gerle, dai carichi dei muli”. Nei piani dei curatori, a breve-medio termine, c’è l’intenzione di aggiornare l’ultima parte su AlpTransit, “sperando di trovare i fondi”, commenta la responsabile culturale. Quello finanziario è infatti un tasto dolente in quanto la Fondazione deve ancora finire di rimborsare al Cantone il prestito Lim (Legge investimenti nelle regioni di montagna) di cui ha beneficiato per il restauro dello stabile. “Questa è un po’ la nostra palla al piede. Ma stiamo lavorando per un maggior coinvolgimento dei Comuni della Media e Alta Leventina e siamo fiduciosi che grazie al riconoscimento unanime del ruolo del Dazio Grande per la realtà locale riusciremo a superare i restanti problemi economici”.


© Dazio Grande

Valorizzare gli artisti del territorio

Intanto il ventaglio di offerte continua a dispiegarsi. “Nelle due splendide mansarde adibite a sale espositive quest’anno abbiamo già presentato due mostre. La prima era dedicata alle fotografie in bianco e nero di Vincenzo Vicari, molto legato a Prato Leventina, paese di origine della moglie Nini Danzi, lei stessa eccellente fotografa. Fra le immagini da loro colte sulla vita quotidiana del luogo ve n’erano poi alcune con Giorgio Orelli la cui mamma era di qua. La seconda esposizione ha invece visto come protagonista il pittore Edy Mottini di Airolo, con una scelta di impressioni colte in svariati angoli della valle, da quelli più noti a quelli più reconditi. Mentre proprio oggi, 21 agosto, si inaugura la terza mostra (vedi più in basso, ndr)”.

Musica, letteratura e partite a carte

Per concludere l’esplorazione degli spazi del Dazio Grande, resta il luogo che nell’ultimo periodo ne è stato il cuore pulsante, ovvero il giardino sul retro. “Oltre a servire per il ristorante, soprattutto dallo scorso anno è il posto prediletto per organizzare eventi. Quando la morsa del virus si è allentata è proprio grazie a questo spazio all’aperto che siamo potuti ripartire con alcune attività contraddistinte dalla grande emozione di ritrovarci. Abbiamo per esempio proposto 4 o 5 aperitivi in musica con artisti ticinesi a cui hanno partecipato fino a 100 persone, e tale formula la stiamo riproponendo anche quest’anno, optando per gli spazi interni solo in caso di maltempo”. Scorrendo il programma si trovano attività per tutti i gusti: presentazioni di libri, letture, concerti, sedute di yoga, escursioni storiche e naturalistiche nella Gola del Piottino, corsi di incisione, atelier creativi per bambini. Insomma, un’offerta ricca e variegata capace di coinvolgere un pubblico trasversale sempre più ampio. “Tutti coloro che approdano qui per la prima volta rimangono conquistati dalla bellezza dell’edificio e del giardino, e dall’atmosfera che vi si respira. Non è raro trovare chi arriva semplicemente per trascorrere qualche ora in compagnia. Per l’Alta Valle – conclude Mona – il Dazio Grande è una presenza significativa in cui la comunità si identifica molto”.


© Dazio Grande
Giancarlo Bisi

MOSTRE & EVENTI

Sabato 21 agosto alle ore 17, viene inaugurata la terza mostra dell’anno al Dazio Grande dal titolo ‘Doppi, dittici e specchi’
Giancarlo Bisi, operatore sanitario all’ospedale di Faido, ma anche appassionato incisore e pittore, nel 2017 a Deggio ha creato ‘Latteliédutriciclo’, un atelier di pittura e incisione che ha ricavato da due vecchie stalle. Dall’incontro con Giulia Cantarutti, artista toscana, ceramista e insegnante di incisione, si sono aggiunti l’atelier di stampa calcografica e dal 2020 i corsi estivi di incisione. La collaborazione con la ‘Butéa da Quint’ dell’orafa Giulia Taragnoli e l’amicizia che ne è nata, sono diventate l’occasione per portare al Dazio Grande una mostra delle opere del terzetto, con una riflessione e una rappresentazione in forma di dittici sul lavoro di ognuno di loro in rapporto agli altri. Così gli alberi di Giancarlo o gli uccelli di Giulia Cantarutti interagiscono con i gioielli di Giulia Taragnoli, nuvole e vasi di ceramica si specchiano e si completano, e ad ognuno rimane uno spazio proprio per interpretare il titolo dato all’esposizione. Per informazioni: daziogrande.ch.


© Dazio Grande
Giulia Cantarutti


© Dazio Grande
Giulia Taragnoli

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