Tillie Kottmann: hacker per ribellione
Ginevrina, genderqueer e anarchica, la scorsa primavera ha portato alla luce un sistema di sorveglianza di massa. Adesso corre il rischio di essere incarcerata
Di Alba Minadeo
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
Tillie Kottmann – il cui nome di nascita è Till – è una giovane piratessa informatica con al suo attivo molti rilevanti hackeraggi. Tra i suoi ultimi “misfatti”, nel 2020 è entrata nel server della Intel e ha reso noti più di venti gigabyte di informazioni sul sito Mega, tra cui le istruzioni per la costruzione di processori da computer. Nel gennaio 2021 è riuscita a impossessarsi dei dati della Nissan e li ha diffusi su Telegram. Infine, a marzo si è infilata nella rete di videosorveglianza della Verkada, un’azienda della Silicon Valley con più di 150mila telecamere dislocate ovunque, per esempio negli stabilimenti di Tesla, in una prigione, in un ospedale. Ora è incriminata per cospirazione per frode informatica e via cavo e furto d’identità dal Dipartimento della Giustizia USA, rischiando da uno a vent’anni di reclusione. In Svizzera, nel peggiore dei casi, prenderebbe quattro anni e mezzo. Il nostro Paese non estrada i propri cittadini, sebbene l’accordo con gli Stati Uniti non lo impedisca, ma Tillie Kottmann corre il rischio di non poter più espatriare. Per difendersi negli Stati Uniti ha raccolto cinquemila dollari fino a quando il suo account su Go-Fund-Me è stato sospeso. E anche il suo profilo Twitter viene oscurato ogni volta che raggiunge i 5’000 follower.
I precedenti
Nonostante la National Security Agency sia stata smascherata da Edward Snowden per aver condotto un’operazione di spionaggio e sorveglianza su scala mondiale (si veda Ticino7 n. 2/2014), ancora oggi gli USA esercitano un’azione vessatoria nei confronti di chi denuncia le ingerenze dello Stato sulla privacy dei cittadini. Per non parlare di Julian Assange, che dovrebbe scontare 175 anni di carcere per aver reso noti documenti sui crimini di guerra americani. Nella requisitoria, il Grand Jury ha definito Kottmann “appartenente a un’organizzazione criminale”: secondo l’accusa avrebbe cercato di guadagnare sia seguaci che soldi, vendendo magliette. Tillie Kottmann ha reso pubblico tutto sul suo sito, poi posto sotto sequestro dall’FBI.
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Ma chi è Tillie?
Fin da adolescente, ha lavorato nella tecnologia dell’informazione e ha sviluppato un famoso launcher di applicazioni per Android (per personalizzare lo smartphone). Tillie fa parte degli Juso, giovani socialisti di Lucerna, ma dichiara di essere più vicina agli anarchici. Si definisce queer, ovvero non eterosessuale, e vuole essere considerata una donna. Veste di rosa e anche la tastiera del suo nuovo computer è rosa: quello vecchio gliel’ha sequestrato la Polizia del Cantone di Lucerna, su richiesta delle autorità statunitensi. Sette agenti hanno perquisito la sua casa e quindici quella dei suoi genitori, anche se in Svizzera non ci sono accuse a suo carico.
Negli Stati Uniti, Kottmann è molto famosa e la stampa ha valutato le sue rivelazioni di importante interesse per l’opinione pubblica. L’azione di Tillie mette in evidenza come le aziende e le autorità esternalizzino i propri sistemi di controllo
a startup che, per aumentare i profitti, non si preoccupano a sufficienza della protezione e della sicurezza dei dati.
Per la libertà
Tillie Kottmann ha dichiarato al Washington Post di aver trovato casualmente in rete le password della Verkada. “Non lavoriamo in modo mirato, soffriamo tutti di adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, e non abbiamo pazienza”. All’agenzia di stampa internazionale Bloomberg, alla quale ha consegnato il materiale, ha spiegato i motivi delle sue azioni: “Una grande curiosità, la lotta per la libertà d’informazione e contro la proprietà intellettuale, una grande dose di anticapitalismo, un pizzico di anarchismo.
E poi è troppo divertente”. Kottmann appartiene alla stessa scuola di hacker di Jeremy Hammond o Aaron Swartz, esperti di codici che si considerano anche attivisti, che combattono contro la proprietà intellettuale, la corruzione, la criminalità e la mancanza di trasparenza dei servizi segreti. L’avvocato di Kottmann in Svizzera è lo stesso che ha rappresentato Edward Snowden.
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HACKER: IL PROFILO DI UN “FUORILEGGE”
Nel linguaggio dell’informatica, un hacker è chi, servendosi delle proprie conoscenze nella tecnica di programmazione dei computer, penetra abusivamente in una rete per utilizzarne dati e informazioni, generalmente allo scopo di aumentare i gradi di libertà di un sistema chiuso e insegnare ad altri come mantenerlo libero ed efficiente. Ma esistono anche hacker “malvagi”, come quelli che effettuano il phishing, cioè cercano di carpire informazioni agli utenti allo scopo di frodarli. E ci sono gli hacker etici, chiamati white hat, che aiutano a difendersi da costoro, come l’ingegnere sociale Stephanie Carruthers, che mette la sua esperienza al servizio di aziende per potenziarne la sicurezza online, mostrando quali sono le vulnerabilità in modo da porvi rimedio. Consiglia anche che cosa non fare su Internet, per esempio non fotografare documenti con dati sensibili, chiavi o geotaggare la propria casa, fare foto senza curarsi di cosa ci sia sullo sfondo, non riciclare password ma cambiarle spesso, e disporre di una forte e unica per ciascun login, usare l’autenticazione a due fattori e mentire alle domande di sicurezza, creando una risposta ad hoc. Come dimostrano i recentissimi attacchi avvenuti in Svizzera (per esempio al sito Comparis.ch e il pagamento di un riscatto) e al portale della Regione Lazio in Italia, le violazioni dei dati sono sempre più all’ordine del giorno: è impossibile essere inattaccabili, lei stessa è hackerabile. Tuttavia, rendendosi più sicuri, gli aggressori desisteranno, passando a qualcun altro. Come dire: “Non devi correre più veloce dell’orso per salvarti la pelle. Ti basta correre più veloce del tizio accanto a te”.