Hedy Lamarr, la madre del wi-fi
Spesso definita ʻla stella più bella del cinema’, senza di lei non potremmo avere satelliti per la difesa, telefoni cellulari, bluetooth e internet wireless
Di Alba Minadeo
Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
“Il mondo non sta diventando più facile. Con tutte queste nuove invenzioni credo che le persone siano più frettolose (…) Il modo frettoloso non è il modo giusto; si ha bisogno di tempo per tutto: tempo per lavorare, tempo per giocare, tempo per riposare”. Così dichiarò Hedy Lamarr eppure è suo il brevetto US Patent 2292387 (vedi più sotto, ndr), registrato sotto il nome di Hedy Kiesler Markey e George Antheil, che ha dato origine al wi-fi, l’insieme di tecnologie per reti locali senza fili che consente a più dispositivi (per esempio, personal computer, smartphone, smart TV) di essere connessi tra loro tramite onde radio e scambiare dati, un meccanismo che rende le nostre vite decisamente più veloci. Questa tecnologia si stava diffondendo quando la sua inventrice morì, nel 2000. Su questa storia “da film”, lo scorso 18 dicembre Receptio – centro di ricerca con sede a Lugano – ha tenuto una conferenza online a cura di David La Monaca della Nabla IT Solutions, e di Carla Rossi, docente dell’Università di Zurigo (si veda Ticino7 n. 5/2021).
La diva
Nata a Vienna il 9 novembre 1914, Hedwige Eva Maria Kiesler venne scoperta da Louis Mayer, che l’aveva vista in alcuni film, tra i quali Exstase, in cui appariva nel primo nudo integrale della storia del cinema e simulava anche il primo orgasmo della settima arte. Una donna emancipata, alla quale il padre trasmise la passione per l’ingegneria, la cui intelligenza andava oltre il falso pudore: “Se usi la tua immaginazione, puoi guardare qualsiasi attrice e vederla nuda”, affermò. Il nome d’arte di Hedy Lamarr glielo suggerì lo stesso Mayer, riprendendo lo pseudonimo della diva del muto Barbara La Marr, morta ventinovenne di tubercolosi e nefrite. Se questa sfortunata attrice veniva chiamata “la ragazza che era troppo bella”, potremmo definire Hedy Lamarr “la ragazza che era troppo intelligente”. Riguardo all’essere affascinante, disse: “Tutto quello che devi fare è stare ferma e sembrare stupida”. Era talmente iconica da essere stata presa come modello per la Biancaneve di Disney. In qualche modo maledisse la sua perturbante bellezza – dovuta forse anche a un leggero strabismo di Venere, che condivideva con Barbara La Marr – che, a suo dire, le portò “tragedia e mal di cuore”, attirando “sei sfortunati compagni di matrimonio”, oltre a diversi amanti. Al giornalista che le chiese come mai non ci fossero le sue impronte sull’Hollywood Boulevard, rispose: “Vengo calpestata abbastanza anche senza stare sul marciapiede”. In compenso, nel 2014 fu inscritta, seppure postuma, nella National Inventors Hall of Fame statunitense.
Il genio
Forse sono state le origini ebraiche a guidare Hedy Lamarr verso la sua invenzione. Nel 1937, fuggì dal suo Paese e dal marito Fritz Mandl, industriale delle armi, e si recò in America. Era ossessionata dai discorsi che mercanti di munizioni e grandi acquirenti facevano a casa sua a Vienna, riguardo a un metodo per teleguidare ordigni, ma non sapeva come fare per impedirlo, finché incontrò il compositore d’avanguardia George Antheil, che era anche stato ispettore federale per il Ministero dei Rifornimenti e Approvvigionamenti statunitense. Hedy stava lavorando all’idea di contrastare i segnali radio trasmessi dal nemico, durante la Seconda guerra mondiale, nel tentativo di bloccare il telecontrollo, per esempio, di un siluro, e scrisse il proprio numero di telefono con il rossetto sul parabrezza dell’auto di Antheil. Il musicista le propose una versione tecnologica della banda perforata della pianola meccanica, che permetteva una rapida variazione di frequenza (88 frequenze, come i tasti del pianoforte), denominata poi Frequency-hopping Spread Spectrum. Nel 1942, brevettarono quello che chiamarono “Sistema di comunicazione segreto” e lo proposero alla Marina militare, che rispose: “(…) Sarebbe difficile convincere i nostri soldati della bontà di un apparecchio inventato da una donna (…). Se vuole rendersi utile al suo Paese, ci aiuti a vendere i bond di guerra”. Hedy era avvilita, ma promosse lo stesso la vendita dei titoli, mettendo i suoi baci all’asta. Nel 1962, quando il brevetto era scaduto da tre anni, questa tecnica venne adottata dagli Stati Uniti a bordo delle navi impegnate nel Blocco di Cuba. Solo nel 2005, in onore di Hedy Lamarr, il 9 novembre (data del suo compleanno) è stato proclamato Giornata dell’Inventore (Tag der Erfinder) in Germania, Austria e Svizzera. Se volete saperne di più, prossimamente Receptio terrà una nuova conferenza sull’argomento (receptio.eu).
NOTE PER UNA BIOGRAFIA
Dopo aver studiato alla scuola d’arte drammatica di Max Reinhardt, debuttò in teatro a Berlino, calcando le scene del Theater in der Josefstadt. Poi recitò in diversi film tedeschi e cecoslovacchi, e si fece conoscere come Hedy Kiesler. Il profilo dell’attrice naturalizzata statunitense Hedy Lamarr, invece, si può ricostruire attraverso i ruoli stereotipati di “donna altera e distante, gelida e sofisticata” di alcuni titoli della sua cinematografia: Un’americana nella Casbah, La signora dei tropici, Questa donna è mia, Vieni a vivere con me, Le fanciulle delle follie, La sirena del Congo, Schiava del male, Venere peccatrice, Disonorata, L’eterna femmina, L’amante e infine, nel 1958, a chiudere la sua carriera nella parte tristemente autobiografica di un’ex diva di Hollywood, il thriller L’animale femmina. Riuscì ad affrancarsi da questi cliché soltanto in pochi film, quali Corrispondente X e Il molto onorevole Mr. Pulham di King Vidor, o Sansone e Dalila di Cecil B. DeMille, rivelando “doti d’interprete arguta e brillante, con un fondo di pensosità, che lasciano intravedere un talento mai pienamente sfruttato”. Il lungometraggio documentario Bombshell: The Hedy Lamarr Story, prodotto nel 2017 da Susan Sarandon, riflette, in modo pungente, su pregiudizi, contraddizioni e prigioni che lo star system costruisce intorno agli attori. E ancor di più racconta delle discriminazioni nei confronti delle donne l’autobiografia di Hedy Lamarr dal titolo Ecstasy and me: my life as a woman.