La pandemia e la pancia ritrovata (un inno alla piramide perduta)
Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Una domanda a cui è meglio non rispondere se da mesi vivete di pizzette e panini. Certo, non è tutta colpa vostra…
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo l’editoriale apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
A un anno dal primo lockdown, a pochi mesi dalla seconda parziale chiusura – e con l’apertura a singhiozzo di mense e ristoranti –, molti di mangiare kebab in balìa del vento, azzannare pizze mentre camminano a zonzo all’ora di pranzo, bere caffè volanti (sotto la neve) ne hanno abbastanza. Come non dare loro torto.
Oggi i lavoratori si dividono in due gruppi: chi si organizza con quello che raccoglie e prepara a casa, e chi si arrangia col “menù fai-da-te” dell’ultimo minuto, per definizione nutrizionalmente scorretto (manca sempre qualcosa) e scarsamente equilibrato. Senza tirare in ballo termini come “vittima” oppure “sacrificio” – da lasciare a cose ben più serie –, oggi è la povera piramide alimentare a boccheggiare. Sapete, quel triangolo che pone acqua, frutta e verdure alla base; a salire tutto il resto, con fritti, grassi, sale e zuccheri in vetta. Ecco, chiedetevi di cosa vi siete nutriti nelle ultime settimane e ora guardate la nota piramide: che dite, vi state facendo del male?
Quando tutto il casino pandemico sarà finito, potremo iniziare a conteggiare i chili di troppo accumulati in mesi e mesi a mangiare sì, ma “così così” (citando Ligabue). Avrai voglia dopo di fare analisi del sangue: non per scovare infimi virus ma eserciti di trigliceridi, e pianificare diaboliche diete.
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