Sì, è tutta colpa di Johnny
Il trucco dell’amico immaginario non è roba per svitati: è una strategia per stare al mondo e trovare ʻrisposteʼ. A meno che gli scopi non siano altri…
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo l’editoriale apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
Manny è il fratello minore di Greg e Rodrick. E come per buona parte degli ultimi arrivati in famiglia, vive indubbi vantaggi. Per esempio, meglio non svegliarlo se si addormenta in macchina (potrebbe condurre alla catastrofe) e se c’è qualcosa di buono da mangiare in prima posizione sta sempre lui. Per chi ha figli che girano per casa, i tre nomi citati suoneranno familiari: trattasi dei marmocchi della famiglia Heffley, la protagonista della serie di volumi Diario di una Schiappa di Jeff Kinney. Il piccolo Manny di cui parlavamo applica strategie piuttosto interessanti per sopravvivere alla vita in comune. Per esempio, scaricando la responsabilità di pasticci e casini vari sulle spalle di “amici immaginari”: tra questi tale Johnny Ricotta, e già il nome è una trovata mica da poco. La creazione di amici immaginari è un fenomeno normale nella fase di crescita e dell’adolescenza, dicono gli psicologi: “assolvono la funzione di tutor” e hanno caratteristiche che rispecchiano “ansie, paure oppure obiettivi del bambino”, aiutandolo a far fronte ai suoi conflitti. Roba seria, insomma, e un segno d’intelligenza. Un po’ come la capacità di raccontare bugie e inventarsi storie verosimili. Tipo le fake news, ma senza la pretesa di governare il mondo e farci i quattrini.