Non pensare al Carnevale, non pensare all’elefante

A Bellinzona le fotografie dei vecchi carnevali cercano di lenire il nostro senso di vuoto. Ma che fatica

Di laRegione

Un pupazzone con una specie d’enorme fico in mano, ventre all’aria, dà le spalle al Municipio. Piazza Nosetto è semideserta, un paio di signore con le mascherine azzurre si ferma a guardare i cartelloni raccolti lì attorno. Vecchie foto di passati Carnevali, tirate su alla bell’e meglio, ma con la misericordiosa intenzione di portare un po’ di sollievo. La maschera rossa del Rabadan guarda giù da Castelgrande senza vedere nulla del solito spettacolo.

Il Carnevale dovrebbe sovvertire tutte le regole, anche se le sue versioni più grandi e organizzate hanno perso un po’ di quello spirito. E invece guardaci qui, a tirar giù serrande e disinfettarci le dita. Preoccupati e ligi al dovere, in questa città smunta come le nostre facce. Quest’anno tocca ubbidire, fare i bravi anche il martedì grasso, ci mancherebbe altro. Ma allora perché non far finta di niente, niente maschere niente coriandoli niente ricordi, scivolare su quest’inverno perduto e aspettare tempi migliori? Perché non evitare del tutto quei simboli minori, quei “non pensare all’elefante”? Forse perché la crisi si allunga, non possiamo più solo rimuovere, è meglio imparare a ricordare. Che fatica, però.

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