Ciccia, bellezza e differenze

Vanessa Incontrada si mette nuda e ricorda a tutte (e tutti) di essere sé stessi. Lei può, perché è il suo mestiere: noi no, perché facciamo altro.

Di Laura (la Ficcanaso)

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Insieme all’idea che la vita di ciascuno di noi dovesse essere per forza interessante per gli altri, i social network ci hanno fatto credere che il cazzeggio dovesse servire a migliorarci, perfino nell’idea che abbiamo di noi stessi.

Ricordo di averla vista in televisione, anni fa, e avere pensato che avesse degli avambracci davvero paffuti. Anche io – ho pensato allora – ho analoghi avambracci ma non sono in tv né lo sarò mai. Probabilmente neppure
la copertina di Vanity Fair è dietro l’angolo. Quella su cui la settimana scorsa posava proprio Vanessa Incontrada, nuda, con coscia importante e rotolino di ciccia sulla pancia: un manifesto di body positivity per un’idea di bellezza più inclusiva.
Possiamo anche “lavorare per un’idea di bellezza più inclusiva”, ma alcuni di noi sono destinati a non abitare alcun tipo di copertina. Che poi sono le stesse copertine in cui – come il coro dei precisetti si è affrettato a puntualizzare guardando le foto della Incontrada – ti fotografano con la luce giusta, ti fanno la piega, ti photoshoppano se è necessario. Come è giusto fare quando la bellezza (di ogni taglia) è un lavoro, un modo per vendere più vestiti, più giornali, più idee, per fare cultura popolare. Perché su Vanity Fair potrete vedere delle donne in carne e degli uomini calvi, ma mai troverete pubblicità di vestiti sporchi, rotti o di gente mal vestita. O magari questo succederà un giorno e sarà funzionale a vendere un’idea nuova che ci faccia comprare cose nuove. 
Insieme all’idea che la vita di ciascuno di noi dovesse essere per forza interessante per gli altri, i social network ci hanno fatto credere che la vippitudine dovesse essere fonte non solo di ammirazione, ma di ispirazione e di identificazione. Dai, usiamo quella parola che piace un sacco, di “empowerment”. Abbiamo iniziato a credere che il cazzeggio dovesse servire a migliorarci, perfino nell’idea che abbiamo di noi stessi. 
Quindi il tema non sono i rotolini di Vanessa Incontrada, che è oggettivamente più in carne di altre donne dello spettacolo e non per questo meno bella di loro e di noi; il tema è che abbiamo iniziato a chiedere alle copertine, ai film, di esorcizzare le nostre paure. Abbiamo iniziato a chiedere ai rotolini di Vanessa Incontrada di diventare il simbolo di un movimento di riscossa, un movimento dal basso in cui tutte siamo più belle perché ci sentiamo tali. La verità è che non tutte siamo Vanessa Incontrada ed è giusto così. La verità è che lei vive la sua vita, che include anche copertine e film, e noi no. Non siamo in copertina non perché ci sia una congiura di maschi sessisti, donne ottuse e società limitata a impedircelo. Non siamo in copertina perché facciamo un altro mestiere e le differenze sono alla base del vivere e anche, in fondo, della bellezza. 

 

 

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