Il destino e il lusso della verità

La domanda è: si può imparare a fingere? Sì, ma solo esercitandosi molto, con metodo e rigore. Solo, soprattutto, iniziando con sé stessi.

Di Laura (la Ficcanaso)

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Il maschio dolcino, per le bimbe di seconda elementare, è uno che, se proprio non ascolta le chiacchiere delle femmine, è almeno tanto educato da non mostrare platealmente il suo disinteresse. La maggior parte delle femmine se ne dichiara innamorata, dando precoce dimostrazione di quella che diverrà una legge da adulti: amiamo chi ci ascolta. 
Eppure, proprio quando si ama ascoltarsi diventa difficilissimo. Viviamo nella perenne convinzione di sapere già cosa l’altro voglia dire. L’abitudine mette a dura prova la nostra capacità di ascoltare allora annuiamo, confidando nella ripetitività degli argomenti: il vicino è infido, la figlia maggiore è meravigliosa e ingestibile, i suoceri sono buoni ma impiccioni. Uno chiacchiera, l’altra annuisce. La polemica infiamma, qualche volta, solo sulla politica che spesso ci divide. Ma ascoltiamo davvero?
E soprattutto: in amore, al lavoro o coi figli dirsi la verità è così importante? Su Babbo Natale, giusto per iniziare dai fondamentali, abbiamo sempre detto le cose come stavano. Più che per convinzione educativa, per l’assoluta incapacità di mentire. Tuttavia non saper mentire, con i bambini come con gli adulti, è incredibilmente imbarazzante. Non riuscire a non dire che quella grafica fa venire il mal di mare, che quella riunione di due ore è stata inutile, che quella bambina è insopportabile, che certi desideri non possono avverarsi. A volte ci sono mamme e papà davanti a scuola che vorrebbero strapparsi i capelli imprecando, perché si sa che c’è in corso un divorzio spietato, eppure sono lì, a dividersi amorevolmente il peso della cartella e della sacca con le scarpe da ginnastica. Fingono. 
Eccoci allora alla domanda più importante: si può imparare a fingere? Solo esercitandosi molto, con metodo e rigore. Solo, soprattutto, iniziando con sé stessi. Ripetete che non vi interessa nulla, che la casa dei vostri sogni è sfumata e questo vi libera dai sacrifici che avreste fatto per pagarla. Potete tornare a spendere come prima, a comprare borse e vestiti per sentirvi meglio. Esercitatevi molto prima di dirlo agli amici e alle bambine allenandovi a crederci almeno nell’istante in cui pronunciate la frase che farà annuire tutti (mentendo): “Se è andata così, significa che non era destino”. 

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