Di gomme e inquinamento

Avete mai pensato che fine fa il battistrada dei vostri pneumatici mentre si usurano? Bravi, si polverizza… ma non sparisce. Anzi.

Di Giancarlo Fornasier

L’Eidgenössische Materialprüfungs- und Forschungsanstalt (ovvero l’EMPA) è un istituto di ricerca interdisciplinare. Nato alla fine dell’Ottocento nell’ambito del Poli di Zurigo, tra le altre cose pubblica un periodico ricco di curiosità e approfondimenti. Nel numero 67 dello scorso dicembre un paio di notizie toccavano il mondo della mobilità su gomma e i motori. Roba che scotta, in tempi dove le quattroruote sono al centro di una profonda crisi d’identità e sul banco degli imputati (leggasi cambiamenti climatici).
Il primo contributo ci ricorda come tra i maggiori inquinanti di suolo, aria e acqua ci siano gli pneumatici, che nella fase di rotolamento e per attrito col terreno (asfalto o altro) producono grandi quantità di microparticelle di gomma. L’EMPA ha calcolato che solo negli ultimi 30 anni in Svizzera siano state prodotte 200mila tonnellate (!) di «microgomme», materiali che si depositano ai lati delle strade e vengono sollevati e risollevati senza fine col transito continuo dei veicoli. Immaginabile il loro impatto sull’ambiente; le conseguenze sull’uomo invece non sono ancora state studiate, precisano i ricercatori. Dalle ruote ai catalizzatori. Avete una vettura ibrida? Sappiate che per molti minuti a motore «freddo» inquinate quanto le altre auto: questo perché i catalizzatori per essere pienamente attivi devono raggiungere una temperatura d’esercizio, cioè essere «caldi». Tutto ok dunque quando è il solo motore elettrico a farvi viaggiare, altro discorso se interviene quello termico. La soluzione? Preriscaldare i catalizzatori: all’EMPA ci stanno già lavorando.

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